giovedì 21 novembre 2024

pc 21 novembre - Francia: “Duecento piani di licenziamento” a causa della profonda crisi industriale

 

Operai bloccano la fabbrica di Vencorex de Pont-de-Claix della Global Chemical PTT

“La promessa di reindustrializzare il Paese non è stata mantenuta e le fabbriche chiudono”, “Duecento piani di licenziamento”, apre così un lungo articolo di Affari&Finanza di lunedì 18 novembre.

E l’elenco delle aziende in crisi, e che hanno prospettato ristrutturazioni e licenziamenti, tra cui alcuni colossi mondiali, è lungo e incompleto: “Michelin ha annunciato la serrata di due stabilimenti, uno a Cholet e l’altro a Vannes, che davano lavoro a 1.235 persone. Il gruppo Auchan sta per tagliare una decina di punti vendita, mandando in fumo 2.389 posti di lavoro. Il settore dell’automobile, particolarmente sotto la pressione della concorrenza internazionale, ha registrato dall’inizio dell’anno diciotto impianti chiusi a fronte di undici aperture. Valeo ha già annunciato di essere alla ricerca di acquirenti per tre dei suoi stabilimenti in Francia, mentre Forvia, altro colosso francese, ha annunciato la riduzione di 10 mila posti di lavoro in Europa nei prossimi cinque anni. E non va meglio nel settore della siderurgia dove la Federazione del settore prevede fino al 10% di posti di lavoro in meno nei prossimi tre anni.”

Il ministro dell’Industria Marc Ferracci “ammette che bisogna prepararsi a un «periodo molto difficile» e che «Probabilmente ci saranno altri annunci di chiusura di stabilimenti nelle prossime

settimane e nei prossimi mesi», mentre il sindacato Cgt “ha contato quasi 200 piani di licenziamento, per un totale di 150 mila posti di lavoro a rischio”.

Ma cos’è che causa questa ondata di crisi industriale… “«Le imprese francesi hanno beneficiato di un sostegno estremamente forte durante la pandemia», ricorda l’economista Mathieu Plane” adesso “Il sistema di aiuti e prestiti garantiti dello Stato” che “è rimasto in vigore fino all’anno scorso” viene “gradualmente ridotto, e in alcuni casi del tutto cancellato.”

“«Fino al 2022, i fallimenti erano pochissimi. Ora, con la fine dei sostegni pubblici, si registra un forte aumento delle perdite di posti di lavoro ed entriamo in un nuovo ciclo economico».” E un altro economista aggiunge: “… la Francia affronta «una crisi profonda e strutturale degli stili di vita, dei modelli di consumo e delle pratiche lavorative …Queste trasformazioni — prosegue — riguardano quasi tutti i settori: commercio, automobile, edile, immobiliare, hi tech».”

Uno dei risvolti è che “Il tasso di disoccupazione ha ricominciato ad aumentare salirà fino all’8% alla fine del 2025, rispetto al 7,3% di giugno scorso”, si tratta di oltre 5 milioni di persone.

Come si vede c’è l’ammissione senza fronzoli che senza il sostegno dello Stato, senza quelli che gli economisti chiamano “aiuti di stato”, che significano miliardi a fondo perduto ogni anno, il capitalismo-imperialismo non è in grado di reggersi, in Francia come in Italia…

E nonostante gli aiuti di Stato i padroni di tutto il mondo, dalla Germania agli USA, dall’Italia all’Australia, fanno ricorso alle ristrutturazioni e ai licenziamenti, adesso perfino nelle fabbriche ad altissima tecnologia, per far fronte ad una concorrenza internazionale ai massimi livelli, soprattutto da parte di quei paesi come la Cina che secondo gli americani invadono i mercati di merci a basso costo.

La concorrenza dei paesi imperialisti su questo piano è diventata sempre più difficile, è per questo che le ristrutturazioni che sono necessarie per riposizionarsi sui mercati mondiali prevedono l’introduzione di nuovi macchinari tecnologicamente più avanzati e nel sistema capitalista-imperialista ciò significa che la popolazione operaia diventa sovrabbondante come dice Marx, aumenta la disoccupazione, e visti i legami tra tutti i paesi, ogni crisi si ripercuote necessariamente sugli altri; anche la crisi della Francia, quindi, come quella della Germania, avrà ripercussioni sulla classe operaia in Italia e si aggiunge a quella già in corso che tocca la Stellantis, la ex Ilva, la Beko, Gkn, ecc. ecc.

Nel sistema capitalista-imperialista non c’è via d’uscita per gli operai di tutto il mondo e tocca a loro, se non vogliono continuare a vivere nella eterna schiavitù salariale, rovesciare questo sistema sociale.

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