giovedì 18 gennaio 2024

pc 18 gennaio - Palestina, Ucraina, Mar Rosso, Medio Oriente, Africa, Asia… i venti di guerra camminano passo dopo passo - Da CR ORE 12 del 16/1


Il naturale incendio della questione palestinese in tutta l'area del mondo arabo ha portato all’iniziativa nel Mar Rosso da parte degli huthi. Lo Yemen del Sud è sceso in campo a fianco della Palestina, cosa che avrebbero dovuto fare tutti i governi arabi e che invece non hanno fatto, nonostante le loro dichiarazioni, i loro contrasti con Israele e, nel caso dell'Iran, anche con l'imperialismo americano e parte delle potenze occidentali. 
Invece, più che riunioni non hanno partorito nulla, hanno lasciato il popolo palestinese solo, la sua resistenza, che in parte avevano sostenuto e che comunque continuano a sostenere, è rimasta però sola quando ha sferrato un attacco il 7 ottobre nel cuore di Israele per dare voce alla ribellione di un intero popolo. 

I ribelli huthi, ovvero il governo legittimo del Sud Yemen, sono scesi in campo usando un'arma formidabile che è l'attacco ai traffici, alle navi, commerciali e militari, che attraversano il Mar Rosso, uno dei gangli fondamentali dell'economia mondiale. Le loro azioni sono giuste e sacrosante, sono il modo con cui effettivamente bisognava scendere in campo a fronte del piano genocida dello Stato sionista israeliano guidato e sostenuto dall'imperialismo americano e, a seguito, da tutti gli altri imperialismi europei, tra cui l'Italia che svolge un ruolo di sostegno in prima fila, anche se non ancora un vero e proprio sostegno militare. 

Ora tutti gridano alla minaccia che viene dal Mar Rosso, dal blocco dei traffici del Canale di Suez, da cui l'Italia dipende in misura notevole, in particolare i porti del Sud; perché se il traffico commerciale che passa per il Canale di Suez dovrà cambiare rotta, passare per l'Africa, è evidente che i porti italiani e quelli del Sud verrebbero in parte tagliati e verrebbero a mancare, sia nell'andare che nel tornare, fonti importanti dell'economia. 

L'imperialismo americano è sceso direttamente in campo con bombardamenti verso uno Stato sovrano,

verso cui non era stata fatta alcuna iniziativa militare. Gli imperialisti americani si credono i padroni del mondo e con le armi vogliono imporlo, ma chiaramente il nodo di tutto è la ribellione dei popoli e nel caso concreto, la resistenza del popolo palestinese. 

Ma la stampa borghese, la stampa padronale, la televisione nascondono la vera natura dello scontro tra imperialismo e popoli oppressi, la vera natura recondita in questa vicenda che attraversa il Medio Oriente. 

Il focolaio che dilaga nel Medio Oriente, nel Mar Rosso, si unisce all'altro focolaio di guerra che era già in atto, vale a dire la guerra in Ucraina innescata dall'invasione dell'imperialismo russo di stampo neozarista, ma che è stata una risposta ai piani espliciti dell'imperialismo americano, della NATO, dei governi occidentali, di assediare la Russia, di strangolarla militarmente nel quadro della contesa mondiale tra imperialisti. 
La grande quantità di armi di ogni genere e tipo forniti a Zelensky, che ha schierato le sue forze armate - in parte naziste - in questa guerra, con l'obiettivo di essere prima linea dell'attacco dell'imperialismo, a servizio degli interessi non certo del popolo ucraino ma quasi esclusivamente delle potenze imperialiste occidentali, USA in testa, dell'oligarchia che governa l'Ucraina - che è della stessa natura di classe, anche se chiaramente meno forte dell'oligarchia capitalista, imperialista, burocratico-parassitaria, che domina l'economia russa di Putin. 
Le armi non bastano mai e non sono bastate. Le “armi sono finite”, dichiarano gli imperialisti americani, anche se entrano in campo innanzitutto con un sostegno militare senza precedenti le armi della Gran Bretagna, divenuto uno Stato militare che agisce in automatico a fianco dell'imperialismo americano, e della Germania che recentemente ha capito che per difendere i suoi interessi imperialisti di superpotenza in formazione all'interno dell'Europa ha bisogno di intervenire direttamente nei conflitti militari, e quindi ha sviluppato un grande aumento delle spese militari ed è pronta sempre di più a intervenire su tutti gli scacchieri internazionali.

Dall'Ucraina al Medio Oriente, quindi, mentre si affaccia nel Pacifico, in Asia lo scontro tra imperialismo americano e Cina. Imperialismo americano che cerca un'alleanza stretta con il regime fascista di Modi, anello fondamentale in una possibile estensione del conflitto della guerra nei confronti della Cina. 

Le elezioni in Taiwan sono state sostenute politicamente, diplomaticamente, economicamente, militarmente, da parte dell'imperialismo americano, che ha avviato anche manovre in quella zona e ha portato a ripetuti casi di provocazione. Le elezioni a Taiwan in queste condizioni sono diventate le elezioni guidate dagli Stati Uniti e dal governo capitalista che ad esso è legato, che vogliono mettere mani sulla economia cinese - e non viceversa, perché Taiwan è parte della Cina, sancito anche dalle risoluzioni della stessa comunità internazionale dell'ONU. Ma questo dato viene messo in discussione e porta a un'estensione assai pericolosa del focolaio di guerra in tutta l'Asia. 

Europa, Ucraina, Medio Oriente, Africa, Asia, Palestina, Mar Rosso… i venti di guerra camminano passo dopo passo.

Guerra che arricchisce i padroni delle armi, i padroni dell'economia mondiale, che vantano profitti sempre più alti e che invece impoverisce i poveri. I poveri, i proletari, le masse, sia soprattutto nei paesi oppressi dall'imperialismo, che sono tre quarti dell'umanità, sia all'interno dei nostri paesi, con il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, dei proletari e delle masse popolari, anche all'interno di quelli che vengono definite “economie ricche”. 

Una guerra tra banditi scaricata sui poveri e i proletari del mondo, una guerra che si può fermare se avanza la lotta dei proletari e dei poveri del mondo, perché la guerra imperialista si può fermare se viene fermata la mano politica, economica e militare, dei vari governi imperialisti e dei governi ad essi asserviti. 

Per la pace occorre fermare l'imperialismo, per una pace duratura bisogna liberarsi dell'imperialismo. E c'è un solo modo per liberarsi dall'imperialismo che è la guerra dei popoli, dei proletari, contro l'imperialismo e volgere le armi contro i signori della guerra. E questo già fanno i popoli che lottano e che si trovano a fronteggiare massacri, genocidi come in Palestina. 

Il governo Meloni proprio in questi giorni di cosa parla? Parla, per caso, di migliorare le condizioni di vita dei proletari e delle masse di migliorare sanità, scuola, trasporti, di mettere un limite alla disoccupazione, alla precarietà, allo sfruttamento in seno ai posti di lavoro? Alle morti sul lavoro? Di migliorare la condizione delle donne che con la grande manifestazione del 25 novembre scorso - in 500.000 a Roma hanno detto basta con i femminicidi, con il patriarcalismo, con una politica che sostiene la discriminazione e l'oppressione sessuale nei confronti delle donne? 

Tutto questo non è affatto al centro dell'azione di questo governo. In Parlamento si prepara la missione militare in Mar Rosso, in Parlamento si approva un nuovo stock di aiuti militari all'Ucraina, in Parlamento si alimenta la collocazione del governo italiano e dell'imperialismo italiano a fianco degli Stati Uniti, dello Stato di Israele, dell'India di Modi, ecc. 

Il governo giusto diremmo per gli interessi dell'imperialismo mondiale e dei padroni italiani. 

Ma proprio perché è giusto per loro, è ingiusto per noi. Ed è in nome della giustizia, della difesa rigida delle condizioni di vita e di lavoro, del rifiuto della guerra, di ogni forma di fascismo, razzismo, oppressione delle donne e dei giovani, in nome di un futuro possibile, alternativo a quello che ci stanno preparando i padroni del mondo e i padroni italiani che bisogna dare vita a un movimento all'altezza di tutto questo. 

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