In realtà l'oscena militarizzazione del quartiere e la repressione indiscriminata da parte della polizia che avvenne nei giorni dello sgombero dell'Asilo occupato dovrebbe, se la giustizia non fosse apertamente di parte/di classe, portare ad incriminare i poliziotti che fecero quell'occupazione militare nel quartiere.
Su questo - a seguire della notizia stampa - ripubblichiamo l'intervista all'Avv. Vitale su quei giorni.
(dalla stampa)
«Un’associazione sovversiva» all’ex Asilo occupato di Torino: 18 indagati
Chiusa l’inchiesta sull’operazione «Scintilla» che partì con il blitz del 7 febbraio 2019, quando fu sgomberato lo stabile di via Alessandria (occupato dal 1995)
C’era un’associazione sovversiva all’ex Asilo occupato di Torino, «idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione» tramite attentati di vario tipo, tra plichi esplosivi (15) e ordigni (6): è l’accusa che la Procura del capoluogo piemontese contesta a 16 persone dell’area anarchica (più altre due per istigazione a delinquere), nell’avviso di fine indagini notificato ai difensori. L’inchiesta della Digos di Torino — coordinata dal pm del pool antiterrorismo Manuela Pedrotta — partì con il blitz all’alba del 7 febbraio 2019, quando fu appunto sgomberato lo stabile, occupato dal 1995.
Tra i fini dell’associazione — sempre secondo le indagini, durate oltre due anni — c’era l’attacco ai centri di rimpatrio, piano «culminato in più episodi di danneggiamento». Contestata anche la fabbricazione e il posizionamento di tre ordigni presso uffici postali, a Torino e Genova. L’accusa di associazione sovversiva era stata bocciata dal tribunale del Riesame, ma gli inquirenti giudicano di aver raccolto altri indizi ed elementi in grado di sostenere l’imputazione, nel caso di richiesta di rinvio a giudizio: atto che, solitamente, segue l’avviso di fine indagini.
La ricostruzione difensiva dei legali — tra cui gli avvocati Claudio Novaro e Barbara Cattelan — contesta invece radicalmente tale imputazione, oltre al resto dell’ipotesi investigativa.
Chiusa l’inchiesta sull’operazione «Scintilla» che partì con il blitz del 7 febbraio 2019, quando fu sgomberato lo stabile di via Alessandria (occupato dal 1995)
C’era un’associazione sovversiva all’ex Asilo occupato di Torino, «idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione» tramite attentati di vario tipo, tra plichi esplosivi (15) e ordigni (6): è l’accusa che la Procura del capoluogo piemontese contesta a 16 persone dell’area anarchica (più altre due per istigazione a delinquere), nell’avviso di fine indagini notificato ai difensori. L’inchiesta della Digos di Torino — coordinata dal pm del pool antiterrorismo Manuela Pedrotta — partì con il blitz all’alba del 7 febbraio 2019, quando fu appunto sgomberato lo stabile, occupato dal 1995.
Tra i fini dell’associazione — sempre secondo le indagini, durate oltre due anni — c’era l’attacco ai centri di rimpatrio, piano «culminato in più episodi di danneggiamento». Contestata anche la fabbricazione e il posizionamento di tre ordigni presso uffici postali, a Torino e Genova. L’accusa di associazione sovversiva era stata bocciata dal tribunale del Riesame, ma gli inquirenti giudicano di aver raccolto altri indizi ed elementi in grado di sostenere l’imputazione, nel caso di richiesta di rinvio a giudizio: atto che, solitamente, segue l’avviso di fine indagini.
La ricostruzione difensiva dei legali — tra cui gli avvocati Claudio Novaro e Barbara Cattelan — contesta invece radicalmente tale imputazione, oltre al resto dell’ipotesi investigativa.
L'Intervista all’Avv. Gianluca Vitale - che il 1°Maggio ha avuto personalmente un assaggio di questo livello di repressione
Parlaci dei recenti avvenimenti della repressione a Torino, li collochiamo da quando hanno sgomberato l’Asilo occupato, le manifestazioni e la repressione che ne è seguita. Facciamo il punto.
La vicenda parte dalle misure cautelari che devono essere eseguite per i compagni dell’Asilo. L’accusa iniziale è di associazione sovversiva, i compagni vengono accusati di aver mandato “lettere esplosive” ad alcuni Cpr. Lo sgombero, quindi, viene fatto perchè devono arrestare le persone. Successivamente due persone sono rimaste dentro, altre sono state scarcerate, ma è caduta l’accusa di associazione sovversiva che era quella ovviamente più grave. Non è la prima volta che questa accusa viene utilizzata a Torino, e si riferisce ad alcune azioni – i cosiddetti “pacchi bomba”, ma molto di quello che viene sostenuto è di “istigazione”. I blog e i giornali d’area che in qualche modo propagandano queste azioni, sarebbero elementi che dimostrerebbero la associazione sovversiva. Tesi che contestiamo fortemente, perchè quella è “manifestazione del pensiero”, tantomeno può essere utilizzata per sostenere: l’associazione esiste perchè tu inviti o fai parte di un’associazione sovversiva.
Dopo questo, parte la reazione del movimento. Vengono fatte manifestazioni, la sera stessa c’è una, poi il sabato c’è una grossa manifestazione, che contestano da una parte l’operazione degli arresti e lo sgombero dell’Asilo che era occupato da 25 anni, ma contestano anche il fatto che per sgomberare quell’Asilo viene fatta una operazione di militarizzazione in tutto il quartiere. Vengono bloccate le strade, non solo durante le operazioni di sgombero che durano la sera, la notte, fino al mattino dopo, alcuni compagni restano sul tetto, ma per vari giorni in cui intere vie e pezzi di quartiere sono state totalmente presidiati, con divieto di ingresso. Potevano entrare solamente i residenti mostrando un documento e venivano addirittura accompagnati uno per uno fino al portone di casa, tipo Palestina con i chekpoint. Questo è stato gravissimo. Ma questo ha portato anche a prendere coscienza del livello di repressione che sta agendo a Torino anche da parte di persone che non hanno mai fatto politica, che non sono interessate, ma visto il livello di questo genere, si chiedono che cosa sta succedendo.
Che atteggiamento hanno avuto gli abitanti della zona?
Gli abitanti del quartiere sono stati molto solidali con i compagni dell’Asilo, anche se non frequentavano l’Asilo e forse gli dava anche fastidio la festa che fino a tarda sera faceva rumore, ma si rendono conto che quella è una azione totalmente al di fuori da ogni comprensibilità democratica. Per fare un esempio del livello. Il giorno dello sgombero alcuni compagni che hanno un appartamento prospiciente l’Asilo – l’Asilo è un vecchio fabbricato dell’ottocento/primi novecento, un palazzotto circondato da palazzi degli anni ’70 – hanno messo le casse fuori per far sentire Radio Blackout anche fuori. Ha telefonato poi una compagna che ha detto: ci hanno staccato la luce e non andiamo a riattaccarla perchè ci sono poliziotti dentro il palazzo. Io sono andato lì e ho riattaccato la luce, accompagnato una delle compagne che doveva portare a spasso il cane..., c’era questa paura palpabile. Comunque, viene fatta la manifestazione di sabato, dove vengono fatti arresti; manifestazione molto dura, ma anche lì la risposta della polizia è stata molto simile alla risposta di Genova G8: cariche sostanzialmente da “rete a strascico”, fai la carica e tutto quello che trovi in mezzo, lo prendi e lo porti via. Uno dei ragazzi che sono stati arrestati era appena uscito di casa per vedere quello che stava succedendo e si è trovato in mezzo alla carica ed è stato pestato in maniera significativa. Ancora qualche giorno dopo c’è stata una piccola manifestazione nella zona di Porta Palazzo (il mercato di Torino) e la risposta è stata, mentre alcuni compagni andavano a questa manifestazione su un tram pubblico di quelli grossi, è stato fatto fermare il tram, la Digos è entrata e, mi ricordo come l’ha descritto una compagna che stava su quel tram, hanno fatto uscire i civili e hanno bloccato in fondo i compagni. Un’operazione anche di immagine, della serie: tu scendi, tu no. Anche qua con un metodo da rastrellamento. Anche qui poi in pochi minuti hanno chiuso completamente la zona. Ricordo, quando sono arrivato – lì c’è anche una galleria interna con negozi e c’era una signora che diceva: “ma lì c’è una stiratrice, devo andare a ritirare gli abiti...”, “No, non si può passare...” Ed era una signora tranquillissima, che non gliene fregava niente della manifestazione. Quindi, è continuata per qualche ora questa militarizzazione improvvisa, da scacchiera.
Questo è il livello di repressione che finora a Torino non si era visto. Sì,ci sono state manifestazioni, scontri, ma questo tipo di livello di controllo del territorio in realtà è una novità anche per Torino. Tanto più che non è fatto in occasione per esempio di un Vertice. E’ già successo a Torino che c’è il Vertice all’Università e viene chiusa tutta l’area – un po’ come è successo a Taranto quando è venuto Renzi – e tu ti fai la tua iniziativa. Qui, invece, diventa una sfiducia nella popolazione, al di là di chi c’è. E quindi devi bloccare tutto, devi congelare la situazione, occupare il territorio. Truppe di occupazione, praticamente .
Devo dire che quello che è stato abbastanza significativo e positivo è la risposta, che non è stata divisa. Forse l’auspicio di chi ha organizzato questa operazione era anche di dividere il movimento, della serie: “lì ci sono gli anarchici che stanno un po’ sulle scatole...”, No, la risposta è stata molto compatta. Tutto il movimento, tutti i compagni si è mosso e la risposta è andata oltre il movimento, perchè quella modalità di gestione non è stata accettata dalla città
In tutto questo, ovviamente, la prima persona che si è complimentata, ha esultato per lo sgombero dell’Asilo è stata la Sindaca Appendino, che ha creato anche delle contraddizioni all’interno del M5S, che per il momento però non mi sembra che abbiano avuto grandi ricadute sulla tenuta interna del movimento.
A cosa è dovuto principalmente questo livello di repressione, c’è un legame con la situazione generale, il governo?
Io credo sicuramente, sì. Mi ricorda il periodo di Genova, dove subito dopo le cariche del sabato in cui erano state massacrate una serie di persone, quello che ci dicevano i poliziotti era: “guardate che sono cambiate le cose. La potete finire di fare i comunisti...”. Ora ogni tanto l’impressione è quella, un senso di impunità maggiore da parte delle Forze dell’ordine c’è. La situazione generale non influisce solo sul ‘liberi tutti nell’aggressione al nero, al migrante, ecc.”, “se lo dice e fa il razzista un ministro, lo posso fare anch’io..., sentirmi libero di dire e fare quello che voglio...”. Anche le Forze dell’ordine hanno molto più un senso di copertura. Effettivamente non c’è mai stato niente di strano, di anomalo nel pestaggio in piazza, così non c’è mai stato niente di strano nello sgombero duro di un posto occupato. L’occupazione militare di un territorio, di interi isolati, è la novità. E la novità mi sembra più facile leggerla come dici tu, con un clima complessivo che consente anche di sentirsi liberi di fare le “truppe di occupazioni” che magari prima avevi più remore a farlo.
A questo si accompagna un clima cittadino che. Nonostante quello che anche alcuni compagni speravano potesse succedere, non è successo, è stato un fallimento totale; alcuni speravano che il M5S a Torino fosse in qualche modo legato al movimento antagonista – e in parte lo era – e desse una sponda a questi movimenti, in realtà c’è una linea di continuità totale con il progetto cittadino che aveva anche la Giunta del PD, sta seguendo pedissequamente anche questi progetti di gentrificazione, di espulsione della popolazione, ecc. I 5 stelle di Torino sono più minnitiani che salviniani, alla fine più il “decoro” di Minniti sia la loro bandiera.
Ci sono delle avvisaglie di repressione verso altre realtà di centri sociali o antagoniste?
Si dice che vi sia già un cronoprogramma, perchè Salvini ha chiesto un cronoprogramma degli sgomberi. Per ora quello che sta andando avanti è il progetto di trasferimento dell’ex Palazzina Olimpica, occupata dai migranti. La settimana scorsa è stato sgomberata un’altra di queste palazzine. Lì con trasferimenti programmati degli occupanti in altre sedi. Sicuramente hanno cominciato quello che vuole essere una serie di sgomberi, da quello che ritenevano essere “più semplice, meno difendibile”, è ovvio che se vorranno andare a mettere le mani sull’Askatasuna, il problema militare, di fattibilità concreta immagino che sarà molto maggiore. In realtà altri CS, come il Gabrio, hanno un tessuto sul territorio maggiore e questo crea dei problemi. L’obiettivo sicuramente è quello di fare piazza pulita, d’altra parte questo sta nel decreto Salvini. In questo senso stanno “semplicemente” ottemperando alla legge.
Prima dicevi che, diversamente da come si poteva pensare, c’è stata una solidarietà, un’unità immediata tra le varie componenti del movimento, anche da parte dell’area anarchica c’è stato un atteggiamento più aperto...
Sì, sicuramente. C’è stata per esempio una grossa assemblea, come non ce n’erano da anni all’Università, che è partita da una serie di docenti universitari, la maxi aula dell’Università era piena, e non c’era una prevalenza di compagni di Askatasuna, che è l’unica che segue l’Università; c’erano tantissimi compagni di area comunista, di area anarchica, ma anche tantissime persone, studenti, docenti, che erano arrabbiate, dicono che non si può tranquillamente accettare questo tipo di repressione. A me sembra che ci sia stata una voglia di dialogo, anche da parte di realtà che sono più portate a ragionare al loro interno e a rapportarsi poco con le altre realtà, come l’area anarchica.
Abbiamo letto, in effetti, dopo la repressione per i fatti dell’Asilo occupato delle prese di posizione individuali di alcuni intellettuali, che sono significative in una situazione in cui tutta la campagna stampa era tesa ad indicare i compagni come “terroristi”, sono state controcorrente.
Probabilmente c’è stato un eccesso di sicurezza. Chi ha gestito questa operazione repressiva probabilmente pensava che in questa fase storica avrebbe avuto solamente il consenso popolare. Fortunatamente così non è stato. Forse per gli eccessi con cui hanno portato avanti queste misure repressive. Quindi, la risposta non è stata quella che loro speravano potesse esserci.
In questo momento, secondo me, sono eccessivamente sicuri di avere il 90% dei consensi e quindi di poter fare qualunque cosa, in realtà non funziona così, almeno nelle grandi città, almeno a Torino, neanche nei confronti dei migranti, perchè comunque un minimo di solidarietà continua ad esserci. Pur seè ovvio che la fase storica non è particolarmente brillante.
Abbiamo letto che c’è stata da parte tua una denuncia nel processo ai No Tav della presenza di poliziotti che hanno esplicitamente dichiarato di essere fascisti.
Si, nel corso di un processo per resistenza ma anche per oltraggio; l’oltraggio sarebbe perchè uno dei manifestanti ha detto “fascista” a un carabiniere in un’operazione in Val di Susa. In realtà casualmente dei colleghi avvocati si sono accorti che nel profilo facebook di uno dei soggetti coinvolti, un maresciallo, c’erano delle frasi che inneggiavano alla X Mas, a Junio Valerio Borghese, così come è venuto fuori che c’erano delle immagini del periodo fascista, di Mussolini dentro la caserma dei carabinieri. Gli avvocati hanno chiesto in udienza, e non sono stati smentiti. Anche il Comandante della Stazione ha detto: Sì, c’erano quelle immagini, ma poi ho chiesto di toglierle; della serie, forze non erano opportune, ma non è niente di significativo. Adesso aspettiamo la sentenza, per vedere se il Tribunale terrà conto del fatto che dire “fascista” ad uno che rivendica di essere fascista non dovrebbe essere considerato reato; d’altra parte, non ha detto: no, quanto mai..., ha detto: sì quelle frasi ci sono. Poi le ha tolte da fb. Io non ho mai avuto risposta, ovviamente. ho chiesto al comandante dei carabinieri conto di questa cosa, dicendo anche che questa cosa era gravissima e si sarebbero dovuti prendere dei provvedimenti; se nell’Arma dei carabinieri, persone che si dichiarano fasciste evidentemente c’è un problema di tenuta democratica. L’Arma si vanta di essere fedele allo Stato, il fascismo è fuori da questo Stato... Non mi hanno risposto e non credo che mi risponderanno mai...
Parlaci dei recenti avvenimenti della repressione a Torino, li collochiamo da quando hanno sgomberato l’Asilo occupato, le manifestazioni e la repressione che ne è seguita. Facciamo il punto.
La vicenda parte dalle misure cautelari che devono essere eseguite per i compagni dell’Asilo. L’accusa iniziale è di associazione sovversiva, i compagni vengono accusati di aver mandato “lettere esplosive” ad alcuni Cpr. Lo sgombero, quindi, viene fatto perchè devono arrestare le persone. Successivamente due persone sono rimaste dentro, altre sono state scarcerate, ma è caduta l’accusa di associazione sovversiva che era quella ovviamente più grave. Non è la prima volta che questa accusa viene utilizzata a Torino, e si riferisce ad alcune azioni – i cosiddetti “pacchi bomba”, ma molto di quello che viene sostenuto è di “istigazione”. I blog e i giornali d’area che in qualche modo propagandano queste azioni, sarebbero elementi che dimostrerebbero la associazione sovversiva. Tesi che contestiamo fortemente, perchè quella è “manifestazione del pensiero”, tantomeno può essere utilizzata per sostenere: l’associazione esiste perchè tu inviti o fai parte di un’associazione sovversiva.
Dopo questo, parte la reazione del movimento. Vengono fatte manifestazioni, la sera stessa c’è una, poi il sabato c’è una grossa manifestazione, che contestano da una parte l’operazione degli arresti e lo sgombero dell’Asilo che era occupato da 25 anni, ma contestano anche il fatto che per sgomberare quell’Asilo viene fatta una operazione di militarizzazione in tutto il quartiere. Vengono bloccate le strade, non solo durante le operazioni di sgombero che durano la sera, la notte, fino al mattino dopo, alcuni compagni restano sul tetto, ma per vari giorni in cui intere vie e pezzi di quartiere sono state totalmente presidiati, con divieto di ingresso. Potevano entrare solamente i residenti mostrando un documento e venivano addirittura accompagnati uno per uno fino al portone di casa, tipo Palestina con i chekpoint. Questo è stato gravissimo. Ma questo ha portato anche a prendere coscienza del livello di repressione che sta agendo a Torino anche da parte di persone che non hanno mai fatto politica, che non sono interessate, ma visto il livello di questo genere, si chiedono che cosa sta succedendo.
Che atteggiamento hanno avuto gli abitanti della zona?
Gli abitanti del quartiere sono stati molto solidali con i compagni dell’Asilo, anche se non frequentavano l’Asilo e forse gli dava anche fastidio la festa che fino a tarda sera faceva rumore, ma si rendono conto che quella è una azione totalmente al di fuori da ogni comprensibilità democratica. Per fare un esempio del livello. Il giorno dello sgombero alcuni compagni che hanno un appartamento prospiciente l’Asilo – l’Asilo è un vecchio fabbricato dell’ottocento/primi novecento, un palazzotto circondato da palazzi degli anni ’70 – hanno messo le casse fuori per far sentire Radio Blackout anche fuori. Ha telefonato poi una compagna che ha detto: ci hanno staccato la luce e non andiamo a riattaccarla perchè ci sono poliziotti dentro il palazzo. Io sono andato lì e ho riattaccato la luce, accompagnato una delle compagne che doveva portare a spasso il cane..., c’era questa paura palpabile. Comunque, viene fatta la manifestazione di sabato, dove vengono fatti arresti; manifestazione molto dura, ma anche lì la risposta della polizia è stata molto simile alla risposta di Genova G8: cariche sostanzialmente da “rete a strascico”, fai la carica e tutto quello che trovi in mezzo, lo prendi e lo porti via. Uno dei ragazzi che sono stati arrestati era appena uscito di casa per vedere quello che stava succedendo e si è trovato in mezzo alla carica ed è stato pestato in maniera significativa. Ancora qualche giorno dopo c’è stata una piccola manifestazione nella zona di Porta Palazzo (il mercato di Torino) e la risposta è stata, mentre alcuni compagni andavano a questa manifestazione su un tram pubblico di quelli grossi, è stato fatto fermare il tram, la Digos è entrata e, mi ricordo come l’ha descritto una compagna che stava su quel tram, hanno fatto uscire i civili e hanno bloccato in fondo i compagni. Un’operazione anche di immagine, della serie: tu scendi, tu no. Anche qua con un metodo da rastrellamento. Anche qui poi in pochi minuti hanno chiuso completamente la zona. Ricordo, quando sono arrivato – lì c’è anche una galleria interna con negozi e c’era una signora che diceva: “ma lì c’è una stiratrice, devo andare a ritirare gli abiti...”, “No, non si può passare...” Ed era una signora tranquillissima, che non gliene fregava niente della manifestazione. Quindi, è continuata per qualche ora questa militarizzazione improvvisa, da scacchiera.
Questo è il livello di repressione che finora a Torino non si era visto. Sì,ci sono state manifestazioni, scontri, ma questo tipo di livello di controllo del territorio in realtà è una novità anche per Torino. Tanto più che non è fatto in occasione per esempio di un Vertice. E’ già successo a Torino che c’è il Vertice all’Università e viene chiusa tutta l’area – un po’ come è successo a Taranto quando è venuto Renzi – e tu ti fai la tua iniziativa. Qui, invece, diventa una sfiducia nella popolazione, al di là di chi c’è. E quindi devi bloccare tutto, devi congelare la situazione, occupare il territorio. Truppe di occupazione, praticamente .
Devo dire che quello che è stato abbastanza significativo e positivo è la risposta, che non è stata divisa. Forse l’auspicio di chi ha organizzato questa operazione era anche di dividere il movimento, della serie: “lì ci sono gli anarchici che stanno un po’ sulle scatole...”, No, la risposta è stata molto compatta. Tutto il movimento, tutti i compagni si è mosso e la risposta è andata oltre il movimento, perchè quella modalità di gestione non è stata accettata dalla città
In tutto questo, ovviamente, la prima persona che si è complimentata, ha esultato per lo sgombero dell’Asilo è stata la Sindaca Appendino, che ha creato anche delle contraddizioni all’interno del M5S, che per il momento però non mi sembra che abbiano avuto grandi ricadute sulla tenuta interna del movimento.
A cosa è dovuto principalmente questo livello di repressione, c’è un legame con la situazione generale, il governo?
Io credo sicuramente, sì. Mi ricorda il periodo di Genova, dove subito dopo le cariche del sabato in cui erano state massacrate una serie di persone, quello che ci dicevano i poliziotti era: “guardate che sono cambiate le cose. La potete finire di fare i comunisti...”. Ora ogni tanto l’impressione è quella, un senso di impunità maggiore da parte delle Forze dell’ordine c’è. La situazione generale non influisce solo sul ‘liberi tutti nell’aggressione al nero, al migrante, ecc.”, “se lo dice e fa il razzista un ministro, lo posso fare anch’io..., sentirmi libero di dire e fare quello che voglio...”. Anche le Forze dell’ordine hanno molto più un senso di copertura. Effettivamente non c’è mai stato niente di strano, di anomalo nel pestaggio in piazza, così non c’è mai stato niente di strano nello sgombero duro di un posto occupato. L’occupazione militare di un territorio, di interi isolati, è la novità. E la novità mi sembra più facile leggerla come dici tu, con un clima complessivo che consente anche di sentirsi liberi di fare le “truppe di occupazioni” che magari prima avevi più remore a farlo.
A questo si accompagna un clima cittadino che. Nonostante quello che anche alcuni compagni speravano potesse succedere, non è successo, è stato un fallimento totale; alcuni speravano che il M5S a Torino fosse in qualche modo legato al movimento antagonista – e in parte lo era – e desse una sponda a questi movimenti, in realtà c’è una linea di continuità totale con il progetto cittadino che aveva anche la Giunta del PD, sta seguendo pedissequamente anche questi progetti di gentrificazione, di espulsione della popolazione, ecc. I 5 stelle di Torino sono più minnitiani che salviniani, alla fine più il “decoro” di Minniti sia la loro bandiera.
Ci sono delle avvisaglie di repressione verso altre realtà di centri sociali o antagoniste?
Si dice che vi sia già un cronoprogramma, perchè Salvini ha chiesto un cronoprogramma degli sgomberi. Per ora quello che sta andando avanti è il progetto di trasferimento dell’ex Palazzina Olimpica, occupata dai migranti. La settimana scorsa è stato sgomberata un’altra di queste palazzine. Lì con trasferimenti programmati degli occupanti in altre sedi. Sicuramente hanno cominciato quello che vuole essere una serie di sgomberi, da quello che ritenevano essere “più semplice, meno difendibile”, è ovvio che se vorranno andare a mettere le mani sull’Askatasuna, il problema militare, di fattibilità concreta immagino che sarà molto maggiore. In realtà altri CS, come il Gabrio, hanno un tessuto sul territorio maggiore e questo crea dei problemi. L’obiettivo sicuramente è quello di fare piazza pulita, d’altra parte questo sta nel decreto Salvini. In questo senso stanno “semplicemente” ottemperando alla legge.
Prima dicevi che, diversamente da come si poteva pensare, c’è stata una solidarietà, un’unità immediata tra le varie componenti del movimento, anche da parte dell’area anarchica c’è stato un atteggiamento più aperto...
Sì, sicuramente. C’è stata per esempio una grossa assemblea, come non ce n’erano da anni all’Università, che è partita da una serie di docenti universitari, la maxi aula dell’Università era piena, e non c’era una prevalenza di compagni di Askatasuna, che è l’unica che segue l’Università; c’erano tantissimi compagni di area comunista, di area anarchica, ma anche tantissime persone, studenti, docenti, che erano arrabbiate, dicono che non si può tranquillamente accettare questo tipo di repressione. A me sembra che ci sia stata una voglia di dialogo, anche da parte di realtà che sono più portate a ragionare al loro interno e a rapportarsi poco con le altre realtà, come l’area anarchica.
Abbiamo letto, in effetti, dopo la repressione per i fatti dell’Asilo occupato delle prese di posizione individuali di alcuni intellettuali, che sono significative in una situazione in cui tutta la campagna stampa era tesa ad indicare i compagni come “terroristi”, sono state controcorrente.
Probabilmente c’è stato un eccesso di sicurezza. Chi ha gestito questa operazione repressiva probabilmente pensava che in questa fase storica avrebbe avuto solamente il consenso popolare. Fortunatamente così non è stato. Forse per gli eccessi con cui hanno portato avanti queste misure repressive. Quindi, la risposta non è stata quella che loro speravano potesse esserci.
In questo momento, secondo me, sono eccessivamente sicuri di avere il 90% dei consensi e quindi di poter fare qualunque cosa, in realtà non funziona così, almeno nelle grandi città, almeno a Torino, neanche nei confronti dei migranti, perchè comunque un minimo di solidarietà continua ad esserci. Pur seè ovvio che la fase storica non è particolarmente brillante.
Abbiamo letto che c’è stata da parte tua una denuncia nel processo ai No Tav della presenza di poliziotti che hanno esplicitamente dichiarato di essere fascisti.
Si, nel corso di un processo per resistenza ma anche per oltraggio; l’oltraggio sarebbe perchè uno dei manifestanti ha detto “fascista” a un carabiniere in un’operazione in Val di Susa. In realtà casualmente dei colleghi avvocati si sono accorti che nel profilo facebook di uno dei soggetti coinvolti, un maresciallo, c’erano delle frasi che inneggiavano alla X Mas, a Junio Valerio Borghese, così come è venuto fuori che c’erano delle immagini del periodo fascista, di Mussolini dentro la caserma dei carabinieri. Gli avvocati hanno chiesto in udienza, e non sono stati smentiti. Anche il Comandante della Stazione ha detto: Sì, c’erano quelle immagini, ma poi ho chiesto di toglierle; della serie, forze non erano opportune, ma non è niente di significativo. Adesso aspettiamo la sentenza, per vedere se il Tribunale terrà conto del fatto che dire “fascista” ad uno che rivendica di essere fascista non dovrebbe essere considerato reato; d’altra parte, non ha detto: no, quanto mai..., ha detto: sì quelle frasi ci sono. Poi le ha tolte da fb. Io non ho mai avuto risposta, ovviamente. ho chiesto al comandante dei carabinieri conto di questa cosa, dicendo anche che questa cosa era gravissima e si sarebbero dovuti prendere dei provvedimenti; se nell’Arma dei carabinieri, persone che si dichiarano fasciste evidentemente c’è un problema di tenuta democratica. L’Arma si vanta di essere fedele allo Stato, il fascismo è fuori da questo Stato... Non mi hanno risposto e non credo che mi risponderanno mai...
Nessun commento:
Posta un commento