Stiamo pubblicando in italiano via via che ci giungono articoli e documenti dei compagni dalla Tunisia operanti nelle proteste di piazza degli ultimi giorni. Il punto di vista espresso nella descrizione delle forme di protesta, delle rivendicazioni e slogan nonchè dell'analisi generale, rispecchia le contraddizioni agenti nell'attuale movimento di protesta e pur essendo sicuramente un'analisi di parte non si tratta di analisi soggettive o basate su "opinioni personali"- come lascia intendere Contropiano.
Quanto invece leggiamo sulle pagine di ieri Contropiano, organo della Rete dei Comunisti, non rispecchia fedelmente le dinamiche della lotta di classe in corso in Tunisia.
Innanzitutto non è vero che "dopo diversi anni, la Tunisia sta vivendo di nuovo un forte passaggio di piazza"; in questi dieci anni le rivolte, occupazioni di terre, blocchi della produzione da parte della classe operaia, le proteste giovanili e studentesche non si sono mai fermate. In Tunisia i coprifuoco non sono di certo arrivati con la pandemia ma sono stati una costante seppur a singhiozzo negli ultimi dieci anni.
MA, cosa ancor più importante, le forze classiste e rivoluzionarie firmatarie dell'appello, pubblicato in
un precedente post quando auspicano la caduta del sistema tunisino, sicuramente aspirano ad un cambiamento radicale nel loro paese e nell'area e non di certo ad un sistema riformista con a capo borghesie locali burocratiche e subordinato all'imperialismo russo e cinese come avviene nei paesi dell'Alba in America Latina che la Rete dei Comunisti definisce erroneamente (paesi progressisti e socialisti). I comunisti che lavorano per la rivoluzione in quei paesi sicuramente non sarebbero d'accordo con tale definizione.Infine quando la Rete dei Comunisti scrive di "necessità di iniziare a immaginare possibile e necessaria un’ALBA euro-mediterranea, [...] È per questo che il gruppo internazionale della Rete dei Comunisti ha giudicato fondamentale stare accanto a questi compagni in lotta dall’altra riva del Mediterraneo, e tradurre un comunicato di molte delle organizzazioni tunisine che hanno scelto di non arretrare", è necessario sottolineare da parte nostra che esiste già un piccolo collettivo autoreferenziale denominato Alba presente nel paese ma non attivo nel movimento di protesta avendo posizioni rossobrune di appoggio a regimi reazionari quali quello iraniano, siriano, algerino (bollando i manifestanti algerini come mossi dall'occidente) e così via, nonchè con posizioni negazioniste rispetto alla pandemia (nessun firmatario della dichiarazione congiunta ha tali posizioni).
E' quindi evidente che una "Alba euromediterranea" con questi riferimenti ideologici farebbe proprio male ai popoli in lotta. Quello che serve invece è un sano internazionalismo proletario e un'organizzazione internazionale dei comunisti in cui anche i m-l-m della Tunisia e degli altri paesi dell'area ne siano forza motrice e agente.
Questo lungo e duro lavoro è in corso da anni ma purtroppo la Rete dei Comunisti non è al servizio di esso.
Nessun commento:
Posta un commento