da Ore12/Controinformazione rossoperaia
Va avanti la “soluzione finale” nei confronti del popolo
palestinese da parte di Israele, va avanti con il sostegno dei paesi
imperialisti che hanno permesso che la Striscia di Gaza Israele la potesse trasformare
in un enorme campo di sterminio.
400 mila palestinesi in fuga dalla Striscia, ogni giorno le
bombe arrivano più vicine, i droni volano in continuazione e su Gaza City
assediata dai carrarmati, Israele rovescia bombe su bombe, ha colpito scuole
gestite dall’Unrwa, l’agenzia Onu che soccorre la popolazione nei campi
profughi, ha colpito le cisterne d’acqua, continua a bombardare, a radere al
suolo edifici residenziali e grattaceli commerciali, continua a colpire le
tende degli sfollati e ha preso di mira anche l’Università, lascia morire di fame
il popolo palestinese, lo sta deportando forzatamente.
Chi è il vero terrorista? Israele è il vero terrorista.
Nelle ultime 24 ore i morti accertati sarebbero 68, tra cui
10 che stavano cercando aiuti e sono stati uccisi dai mercenari della Ghf, la
società americana privata che gestisce gli aiuti, ci sono stati 346 i feriti.
Il bilancio complessivo delle vittime fornito dal ministero di Gaza è dunque
salito a oltre 64.800 morti e circa 165.000 feriti dall’inizio della guerra.
Intanto i coloni, supportati dai militari, attaccano i
villaggi della Cisgiordania.
Trump ha inviato il segretario di Stato Rubio per
trasmettere a Netanyahu tutto l’appoggio della sua amministrazione al genocidio
in corso, tutto il suo sostegno alla deportazione di massa e all’annessione di
parte della Cisgiordania.
L 'Assemblea generale dell'Onu, a cui Trump ha negato i visti alla delegazione palestinese, ha votato a favore di uno Stato palestinese «ma senza Hamas». Ma che bella lezione di democrazia! Sanno bene gli ipocriti cantori della democrazia imperialista che Hamas aveva vinto le elezioni a Gaza e si arrogano il diritto di eliminare questa formazione politica e militare sostenuta dal popolo, una componente fondamentale della Resistenza palestinese assieme ad altre forze politiche combattenti. Su Hamas le
Nazioni unite imperialiste riportano le stesse parole che usa Israele anche se parlano di “riconoscimento di uno Stato palestinese”.E’ la resistenza palestinese che Netanyahu e gli
imperialisti che lo sostengono vogliono annientare.
Infatti Netanyahu risponde che «non ci sarà mai uno Stato palestinese» perché il Grande Israele è il suo vero obiettivo, l’occupazione coloniale dal Nilo all’Eufrate, che, cancellando la Palestina e cacciando il popolo palestinese con la pulizia etnica ed il genocidio, mira ad includere parti di Siria, Libano, Egitto, Giordania, e su questo i paesi imperialisti, in primo luogo gli USA, e gli altri, con l’Italia di Meloni, non gli fanno mancare il proprio sostegno a tutti i livelli, militare, politico, economico, Israele è il “cane pazzo” a difesa dei loro interessi imperialisti, scatenato contro le masse arabe.
Israele ha ucciso la delegazione di Hamas in Qatar, ha
attaccato 4 paesi arabi sovrani in violazione a qualunque diritto
internazionale, ora vuole annettere parti della Cisgiordania, e le borghesie
arabe rimaste in silenzio fino ad oggi, cominciano, forse, a svegliarsi.
C’è stato l’incontro a Doha. In Qatar si sono riuniti i
leader dei Paesi arabi e islamici e da qui è partita la proposta del presidente
egiziano Al Sisi per la costituzione di una specie di Nato araba, con 20 mila
soldati da mettere sul campo ogni volta che venga colpita la capitale di uno
degli Stati membri.
Sta crescendo tra i regimi di questi paesi l’opposizione
agli accordi di Abramo, da loro stessi firmati, voluti dall’imperialismo USA - le
masse arabe fin dal primo momento non li avevano sostenuti mentre invece sono
stati i regimi reazionari a firmarli per entrare nel gruppo dei potenti della
finanza, dei padroni e delle banche. Ma ora, di fronte al terrore genocida
sionista che colpisce anche loro stessi, cosa aspettano a colpirlo almeno con
l’embargo, con le sanzioni? Sarebbe veramente cambiato il corso di questo
orrore nazisionista se fossero intervenuti militarmente contro Israele, ma ora anche
attuare un boicottaggio sarebbe stato un passo avanti nell’ostacolare i piani
genocidi ti Israele.
Sul sangue versato dai palestinesi il fascio-imperialista
Trump si è lanciato come uno sciacallo riproponendo l’osceno piano che poteva
venire in mente solo a un miliardario fascista che non vede l’ora di mettere le
sue luride mani sulle rovine di Gaza con i profitti della ricostruzione di Gaza
Riviera per i ricchi una, volta cacciati tutti i palestinesi dalla loro
legittima terra.
Un altro degno compare del boia Netanyahu si fa avanti in
maniera esplicita ed è l’India con un altro fascista al potere, Modi, il
massacratore del suo popolo, che all'inizio di questa settimana, ha firmato un
accordo storico sugli investimenti con Israele. L'accordo, noto come Accordo
Bilaterale sugli Investimenti (BIA), è un patto che lega le economie di India e
Israele a lungo termine, firmato dal ministro delle finanze israeliano,
Smotrich, così Nuova Delhi non ha solo segnalato il suo sostegno a Israele, ma
ha promesso di legare il proprio destino economico e politico a quello di
Israele.
Oltre al sangue quotidiano di bambini, donne, civili, c’è la
fame come strumento della sua guerra genocida, c’è la deportazione, i figli
separati dai genitori, le carceri dove sono rinchiusi 6 mila detenuti
palestinesi, e, tra di essi, persino più di un centinaio sono gli operatori
sanitari (e questa notizia viene dalla fonte di una Ong israeliana, che
denuncia abusi e torture nelle galere, migliaia di “sparizioni forzate”, anche
anziani e donne dentro le carceri, arrestati come combattenti illegali, (“Una
donna ha avuto un aborto spontaneo e sanguinava abbondantemente. Ad un’altra è
stato tolto il bimbo che allattava”).
La relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina
occupata, Francesca Albanese – tra l’altro colpita dalle sanzioni di Trump che
gli hanno revocato il visto e congelato i suoi beni in banca perché accusata di
“cooperare con la Corte penale internazionale” e addirittura di costituire “una
minaccia per l’economia globale”- ha usato queste parole: “La Palestina ci sta rivelando,
con un immenso sacrificio esistenziale, il mondo di idioti in cui viviamo. Se
non saremo in grado di fermarlo e se non saremo in grado di garantire che sia
l’ultimo genocidio della storia, che sia l’ultimo crimine che Israele possa
commettere contro i palestinesi, allora avremo davvero perso ciò che resta della
nostra umanità”.
E i popoli del mondo, di fronte al genocidio, stanno
dimostrando che la nostra umanità, l’umanità del popolo, dei giovani, dei
lavoratori, non è affatto perduta e cresce sempre di più la solidarietà verso
il popolo palestinese. Dove c’è la presenza di rappresentanti di Israele
partono le proteste a tutti i livelli.
A Madrid la tappa della Vuelta, il “giro di Spagna”, è stata
definitivamente sospesa con una enorme manifestazione di solidarietà con Gaza, si
parla di 100 mila scesi nelle strade a bloccare il giro, una protesta a cui il
Primo Ministro spagnolo Sanchez ha espresso il suo sostegno.
La Global Sumud Flotilla è salpata da Italia, Tunisia e
Grecia per unirsi in acque internazionali per portare gli aiuti alimentari che
Israele, gli USA e la complicità dei governi europei negano ai palestinesi
della Striscia, e –continuiamo a
sottolinearlo - dove spicca per servilismo quello italiano di Meloni. La
Freedom Flotilla partirà a fine settembre dalla Puglia e dalla Sicilia
I governi di ogni paese avrebbero dovuto fare a gara nel
consegnare alimenti, sostegno sanitario e tutto quello di cui ha bisogno il
popolo palestinese per sopravvivere al genocidio, invece tutti zitti e complici
quando Netanyahu ha il coraggio di definire “terroristi” gli attivisti solidali
che si stanno dirigendo su Gaza per rompere l’assedio. I popoli si stringono
con la Flotilla e fioriscono 10-100-1000 manifestazioni di sostegno di questa
iniziativa per dire ad Israele, all’unico, vero, terrorista: “giù le mani dalla
Flottilla”.
E cresce l’opposizione a Israele anche nel nostro paese.
La mobilitazione per la libertà di Anan e degli altri
prigionieri palestinesi che lo stato italiano sta processando in nome e per
conto di Israele non trova spazio nei giornali ma è attiva questa mobilitazione
e si esprime davanti ai Tribunali come quello de l’Aquila che lo sta
processando alle manifestazioni in solidarietà alla Palestina.
C’è stata la protesta ad Olbia per la presenza dei soldati
israeliani che si riposano in resort di lusso nelle Marche e in Sardegna dopo
avere ammazzato quanti palestinesi possibile, bestie sioniste accolte da
accordi tenuti nascosti da Meloni e Piantedosi.
Mentre il capo del governo in Spagna è solidale con le
proteste per la Palestina, in Italia abbiamo i “migliori amici di Israele”,
Meloni e Salvini.
Anche i lavoratori cominciano a schierarsi. Lo Slai Cobas per il sindacato di classe ha
raccolto l’appello che viene dai sindacati palestinesi per lo sciopero e dove
siamo presenti lo abbiamo diffuso nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, nelle
manifestazioni.
Timidi segnali stanno arrivando dalla Cgil e Fiom, rimasti in
silenzio contro il genocidio fino adesso e che ora parlano di coinvolgimento
dei lavoratori ma senza mettere in campo assemblee, fermate, blocchi, scioperi
innanzi tutto. Dobbiamo continuare a incalzarli su questo per un effettivo
sciopero che blocchi la produzione in solidarietà con la Palestina (la Fiom il 16 ha indetto uno sciopero di 4 ore - ndr).
In questi giorni dai porti marittimi cresce il movimento di
solidarietà.
I portuali di Genova hanno caricato una nave con gli aiuti
umanitari e un loro rappresentante è salito a bordo di una nave della
Flottilla. “Blocchiamo tutto se toccano la Gaza Sumud Flotilla” e questo viene
detto in tante manifestazioni.
Ora si sta preparando la giornata nazionale di lotta per il
22 settembre che noi sosteniamo come tappa per un vero sciopero generale.
Anche a Ravenna si è costituito un comitato di portuali che
si rifiuta di caricare armi dirette ad Israele. E sempre a Ravenna oggi pomeriggio
si prepara la manifestazione con la parola d’ordine “Fuor Israele dal porto di
Ravenna”, una manifestazione contro i carichi di armi verso Israele che
transitano o vengono caricati o scaricati al porto come è già successo il 30
giugno, una manifestazione per la rottura dei rapporti tra l’Autorità portuale
e Israele, per l’uscita dal progetto Undersec, il progetto europeo finanziato
con migliaia di euro, che vede coinvolto il ministero della Difesa israeliano,
l’Università di Tel Aviv, l’azienda di Stato israeliana Rafael per consegnare
la “sicurezza” dei porti a Israele, che garantirà i traffici di materiale
bellico o anche commerciale verso Israele con la complicità e la copertura del
governo italiano che continua a violare la legge 185 del 90. Un progetto a cui
ha aderito l’Autorità portuale di Ravenna. La manifestazione di oggi pomeriggio
si dirigerà proprio davanti l’Autorità portuale.
Su questo è stato preparato anche un esposto che noi dello
Slai Cobas abbiamo sottoscritto e che sosteniamo.
Ravenna non vuole essere complice del genocidio e daremo
notizie su questa manifestazione.
Le organizzazioni palestinesi in Italia hanno lanciato la
manifestazione nazionale a Roma del 4 ottobre e dicono nell’appello di cui
riporto ampi stralci:
“Come organizzazioni palestinesi in Italia, e come palestinesi in
diaspora, vogliamo costruire un corteo unico, determinato e senza ambiguità,
sotto la bandiera palestinese, accanto alla legittima resistenza del popolo
palestinese e solidale con le iniziative di rottura dell'assedio, come la
freedom flottilla, la global sumud flottilla e tutte le altre.
Dall'Italia affermiamo con decisione che bloccheremo tutto, non solo se
verrà colpita la global sumud flottilla, ma se non si ferma il genocidio in
Palestina e se non finisce l'occupazione della Palestina.
E' venuto il momento di costruire un anno intero di mobilitazione
unitaria contro il governo italiano, non solo complice, ma partecipe di questo
genocidio, contro il sionismo che agisce dentro le nostre istituzioni
Le nostre richieste sono chiare e non sono negoziabili, vogliamo
subito:
- lo stop immediato del genocidio e dell'aggressione al Libano, Siria,
Yemen, Iran
- ingresso immediato e senza condizioni degli aiuti umanitari
- sostegno incondizionato alla resistenza palestinese sempre
- liberazione di tutti i prigionieri e di tutte le prigioniere
palestinesi, incluso Anan Yaeesh, partigiano palestinese detenuto in Italia, e
tutte le persone colpite dalla repressione in Italia per la solidarietà alla
Palestina, come Tarek, arrestato dopo la manifestazione del 5 ottobre scorso
- il riconoscimento e l'applicazione del diritto al ritorno dei
rifugiati palestinesi
- pieno riconoscimento del diritto all'autodeterminazione del popolo
palestinese
- cessazione immediata della vendita e dell'esportazione di armi verso
Israele e dell'importazione
- embargo militare immediato
- sanzioni economiche, diplomatiche e militari
- boicottaggio accademico, culturale, politico, sportivo, istituzionale
- ritiro immediato dei cittadini italiani che stanno prendendo parte
del genocidio a Gaza
- contro la Nato, alleanza imperialista aggressiva e guerrafondaia e
tutti i complici del genocidio e dell'occupazione israeliana
- interruzione immediata di ogni rapporto istituzionale e di gemellaggio
con Israele da parte di regioni, provincie, comuni e municipi
- a fianco di tutte le iniziative volte a rompere l'assedio di Gaza,
come la Freedom Flottilla e tutte le altre
- contro la criminalizzazione della solidarietà con la Palestina, contro
il ddl 1004 che equipara l'antisionismo all'antisemitismo e mira a reprimere
chi si oppone al genocidio e all'occupazione
Il 4 ottobre non è un punto di arrivo, ma l'inizio di una nuova
stagione di lotta per un anno di mobilitazioni, scioperi, blocchi e azioni
concrete. Un anno di mobilitazioni unitarie, perché solo uniti possiamo fermare
il genocidio, l'occupazione della Palestina e la complicità.”
Ora più che mai con la Palestina libera dal fiume al mare,
con la resistenza palestinese espressione del coraggio di questo popolo che non
si lascerà schiacciare dal sionismo e dall’imperialismo.

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