mercoledì 17 settembre 2025

pc 17 settembre - Da Torino alla Sardegna repressione verso chi manifesta per la Palestina Divieto di manifestare per la Palestina, chieste nuove misure cautelari a Torino

Divieto di manifestare per la Palestina, chieste nuove misure cautelari a Torino
Corteo pro Palestina organizzata dal comitato Torino per GazaCorteo pro Palestina organizzata dal comitato Torino per Gaza – Ansa

Divieto di dimora e obbligo di firma sono le misure richieste dal pm torinese Paolo Scari per 18 giovani che hanno partecipato alle mobilitazioni pro Palestina avvenute negli ultimi mesi del 2024 e promosse da collettivi e movimenti. Gli interrogatori pre-cautelari sono cominciati ieri mattina al palazzo di Giustizia.

Secondo quanto si è appreso sono contestati episodi avvenuti durante quattro manifestazioni: 13 novembre, con l’occupazione dell’ingresso alla Leonardo Spa, la partecipata statale che ha fornito sistemi di intelligence e armi a Israele; 15 novembre, con l’irruzione alla Mole Antonelliana; 29 novembre, con una dimostrazione davanti alla prefettura e 13 dicembre. In alcuni casi si sono registrati tensioni e scontri con le forze dell’ordine. Tra le varie ipotesi di reato ci sono resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e oltraggio. I destinatari delle richieste sono tutti incensurati e per lo più giovani e giovanissimi dei movimenti autonomi che vivono o studiano a Torino. Tra le contestazioni rivolte ai 18 ragazzi c’è anche l’inottemperanza dei divieti di manifestare il 7 ottobre.

«Un corteo partecipato da 5mila persone che è stato vietato dal questore in maniera arbitraria e solamente per confermare il sostegno che lo Stato italiano garantisce a Israele», scrivono in un comunicato congiunto le realtà che hanno promosso le proteste: Coordinamento Torino per Gaza, Intifada studentesca universitaria e Assemblea studentesca delle scuole.

«Gli interrogatori sono in corso e dovrebbero finire venerdì, poi il giudice si pronuncerà. Riteniamo che la richiesta del divieto di dimora per studenti, persone che vivono a Torino da anni e qui sono nate, sia problematica», dice al manifesto l’avvocato Claudio Novaro, che difende i giovani coinvolti e contesta buona parte delle ricostruzioni della Digos.

L’avvocato conferma che alcuni degli studenti sono gli stessi già colpiti da altre richieste di misure cautelari (quattro ordinanze di custodia in carcere e altre tre ai domiciliari) lo scorso luglio per altre cinque manifestazioni in solidarietà con la Palestina, una contro il volantinaggio del Fuan (movimento universitario di estrema destra), un’altra contro il governo Meloni. Tutte queste proteste si erano svolte nel 2023 e 2024. Si attende ancora la decisione del giudice per le indagini preliminari.

«Questi tentativi di criminalizzare e isolare le lotte a sostegno della resistenza palestinese e le opposizioni alla guerra sono una prassi diffusa a livello europeo – si legge ancora nel comunicato – L’accusa di terrorismo ai danni di Palestine Action in Inghilterra a il processo di dissoluzione intentato ai danni di Urgence Palestine in Francia sono la dimostrazione che non ci può essere compromesso possibile con quei governi che oggi scommettono tutto sul riarmo e sull’incentivare la guerra

 

Olbia: fogli di via a chi protesta contro i militari israeliani in vacanza

Il questore di Sassari ha emesso fogli di via dalla citta di Olbia contro alcuni attivisti che, lo scorso 31 agosto, hanno fermato per alcune ore pullman carichi di turisti israeliani in vacanza in Sardegna. Il provvedimento è stato motivato dalla «pericolosità sociale» dei soggetti, nonostante la protesta si sia svolta pacificamente e senza scontri – tanto che, nel pieno del suo svolgimento, a nessun cittadino è stato contestato alcun illecito. L’azione non è stata l’unica di questo genere: durante il mese di agosto e di settembre, numerosi cittadini sardi si sono recati in presidio all’aeroporto di Olbia, per protestare contro lo sbarco di cittadini e militari israeliani che intendevano trascorrere le ferie estive sull’isola, «mentre in Palestina il loro governo compie un genocidio in diretta streaming».

I collettivi presenti, come A’ Foras, riferiscono che la mattina del 31 agosto decine di attivisti, studenti e lavoratori hanno «tenuto in “ostaggio”» per due ore i pullman che avrebbero dovuto portare i turisti in villeggiatura. Secondo quanto riferito dal collettivo, nel corso della manifestazione la polizia ha fermato e identificato due manifestanti che avevano tirato fuori una bandiera palestinese durante l’imbarco dei turisti in partenza. Le proteste si sono ripetute anche con i successivi arrivi di turisti israeliani, tanto che gli scali dei voli provenienti da Tel Aviv sono regolarmente protetti da forze dell’ordine in tenuta antisommossa e con diverse camionette. A’ Foras riporta che il 4 settembre, presso l’aeroporto di Olbia, la polizia ha identificato arbitrariamente cinque persone, di cui un bambino, solo perchè si trovavano a passeggiare fuori dall’aeroporto mentre avveniva lo scalo dei turisti israeliani. Le persone sono anche state «minacciate di denunce penali per manifestazioni non organizzate», nonostante nessun simbolo o bandiera fosse stato esposto. 

I presidi presso l’aeroporto non si sono mai interrotti. Di fatto, già a giugno i collettivi avevano segnalato che voli diretti tra Israele e la Sardegna erano in programma per tutta l’estate, con i turisti tutelati da un «protocollo di sicurezza rafforzata» che avrebbe permesso a militari israeliani in borghese di occuparsi della sicurezza dei propri concittadini in vacanza. D’altronde, proprio la Sardegna è stata scelta come luogo di incontro tra l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, il ministro israeliano Ron Dermer e il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, i quali, lo scorso luglio, hanno discusso su un mega-yacht di lusso al largo della Costa Smeralda i dettagli della guerra genocidiaria di Israele a Gaza.

Il messaggio dei collettivi, a fronte di ciò, è chiaro: «il turismo sionista non è il benvenuto in Sardegna». Le azioni hanno avuto un tale risalto che c’è stata anche una interrogazione parlamentare per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla Camera, il quale ha riferito della necessità di proteggere i turisti israeliani dai pericoli «dell’antisemitismo». Per Piantedosi, questi gruppi non rappresentano altro se non «comitive culturali» potenzialmente a rischio di «atti di intolleranza». «Non voglio pensare che si potesse pensare di lasciare questi individui alla mercé di possibili malintenzionati», ha riferito il ministro.

Dal canto loro, i collettivi mandano un messaggio ben preciso: «la nostra terra non può essere la villeggiatura di militari e riservisti di uno stato genocida che sgancia le bombe prodotte a Domusnovas su civili e bambini e si esercita al genocidio nei poligoni militari imposti alla nostra terra».

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Valeria Casolaro

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