lunedì 15 settembre 2025

pc 15 settembre - La lotta per il salario contro padroni, governo e Cisl

Tutti i media a blaterare di violenza politica, morte della democrazia etc., ma come potremmo definire un sistema capitalista e dei governi che ritengono normale che i lavoratori che vendono la loro forza lavoro per vivere, sono sempre più poveri e sfruttati, non arrivano a fine mese, con tutto quello che comporta sulle condizioni di vita e di lavoro e di sicurezza, che producono tutta la ricchezza ma che hanno stipendi da fame, mentre i profitti di pochi aumentano sempre più!!

"L’Italia degli stipendi «minimi»: un lavoratore su quattro arriva a stento a mille euro al mese"

Partiamo da questo articolo del Corriere della sera che come tanti altri parlano della situazione che c’è per darne una lettura dal loro punto di vista borghese e quindi trovare le soluzioni per non inceppare il sistema di sfruttamento del capitale e che ovviamente devono essere a carico dei lavoratori; quindi il CdS parte dai dati  dell’OCSE e dice che: “l’Italia ha i salari medi più bassi del G7 e fra i più bassi del G20... sottolineando che 6,2 milioni di lavoratori guadagnano massimo mille euro netti al mese. Visto il numero complessivo degli occupati, significa che circa un lavoratore su quattro in Italia non guadagna più di mille euro netti al mese: troppo poco per potere avere una vita dignitosa. È (o almeno dovrebbe essere) essere una vera e propria emergenza nazionale.” Mentre in rapporto al costo della vita: «Pochi giorni fa l’area studi di Cna ha calcolato che il costo dell'affitto di un'abitazione in media assorbe il 43,7% della retribuzione netta di un operaio,

ma a Milano sfiora il 65%….Con uno stipendio di massimo mille euro al mese, anche se si lavora in due è difficile progettare una vita: non solo "lussi" come permettersi le vacanze, ma anche avere la sicurezza di una casa, fare dei figli e pensare al domani".

Poi il giornalista mette in guardia di chi siano anche le responsabilità e aggiunge come sia centrale per superare questa situazione “il  rapporto degli italiani con il lavoro... che in un contesto globale in cui i lavoratori sono sempre più risentiti e arrabbiati, il dato italiano è particolarmente preoccupante. Dal rapporto 2025 di Gallup sullo stato del lavoro (State of the Global Workplace Report 2025) emerge che solo un lavoratore italiano su dieci si sente “impegnato” (“engaged”) rispetto al proprio lavoro. Su 38 Paesi, l’Italia è «al 5° posto per stress percepito (49 per cento ha vissuto una giornata molto stressante nel giorno precedente alla rilevazione) e tristezza (21 per cento)».

Da questo emerge che stipendi da fame e aumento dello sfruttamento sono le reali condizioni dei lavoratori alla faccia della propaganda del governo Meloni.

Per questo  oggi  torniamo a parlare della condizione operaia e come abbiamo già scritto: 

“della lotta per il salario che è sempre più necessaria, (perché) essa può essere la scintilla che può incendiare le fabbriche e produrre un salto nella lotta degli opera, il settore centrale e determinante dell’insieme dei lavoratori.”

Come si è visto nella fase degli scioperi del contratto metalmeccanici che hanno messo in campo l’unità e la forza della classe operaia e che ancora oggi non è stato rinnovato assieme a tanti altri settori come riporta la stampa finanziaria: Contratti Scaduti, Settembre Caldo: Chi Aspetta il Rinnovo (e gli Aumenti) e Perché i Tempi si Allungano: 2,5 milioni i lavoratori del settore privato... Un esercito di dipendenti distribuiti in più comparti, con situazioni molto diverse ma accomunate da un problema centrale: il nodo salariale.

Il caso più pesante è quello dei metalmeccanici dell’industria: oltre 1,7 milioni di addetti con il contratto scaduto dal 30 giugno 2024. 

Secondo una mappatura Adapt per Il Sole 24 Ore, ad agosto 2025 risultano in attesa di rinnovo 75 contratti: 24 nell’industria, 34 nei servizi privati, 15 nella Pa e 2 in agricoltura. In termini percentuali, il 53,4% dei Ccnl industriali e il 10,8% di quelli dei servizi privati.

Entro la fine dell’anno andranno inoltre rinnovati contratti che riguardano 826mila lavoratori, tra cui cooperative sociali, legno-sughero, gomma-plastica e chimica. Settembre sarà quindi il mese decisivo per capire se la stagione dei rinnovi riuscirà a sbloccarsi o se lo stallo continuerà a pesare sulle buste paga di milioni di lavoratori.

Ma su questo punto il contratto dei metalmeccanici è come sempre quello centrale a cui fanno riferimento poi tutti gli altri e la trattativa non è partita con il piede giusto perché sta lasciando per ultimo proprio il tema dell’aumento salariale senza mobilitare le fabbriche. 

Inoltre le vie d’uscita non ci sono, o si alzano i salari o si alzano i salari, e questo è esattamente il contrario di quello proposto dalla Cisl sempre più parte del governo Meloni che per voce della sua nuova segretaria Fumarola alla domanda dei giornalisti: Come si possono far crescere i salari?
RISPONDE: Bisogna rispondere alla bruciante questione salariale senza demagogie, agendo sul nodo di una produttività incrementata e ben distribuita, oltre che sulla leva fiscale. Vuol dire, fra l’altro, esaltare la contrattazione decentrata, aziendale o territoriale, che deve diventare un diritto di tutti i lavoratori. AUMENTO DELLO SFRUTTAMENTO E NUOVE GABBIE SALARIALI 

«per affrontare le sfide che abbiamo di fronte è necessaria un’Intesa con tutti i soggetti sociali riformisti. Vanno superati veti e ideologismi che hanno frenato una nuova, agile concertazione. In queste ultime settimane sono arrivate risposte importanti da associazioni datoriali, e soprattutto dallo stesso presidente del Consiglio, che ha manifestato al nostro Congresso di voler percorrere la via di un’Intesa.

La nostra linea guida è quella di vedere la lotta per il salario come parte della lotta contro il sistema del capitale perché: “Gli operai opponendosi con la lotta per aumenti salariali alla maggiore intensità del lavoro, alla sproporzione tra entità del salario e aumento del costo della vita, non fanno altro che opporsi, come scriveva Marx- “alla svalutazione del loro lavoro e alla degenerazione della loro razza”.

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