domenica 11 maggio 2025

pc 11 maggio – L’industria in calo da 26 mesi: il “made in Italy” stile Meloni affonda il paese

 

Nella produzione industriale italiana, più o meno da quando la Meloni è arrivata al governo, “Non c’è nessuno che abbia fatto peggio negli ultimi 26 mesi.” L’altro ieri “l’Istat ha allungato di un’altra trentina di giorni la crisi industriale che coinvolge tutte le categorie, tranne la produzione dell’energia.” L’Istat, infatti, ha rilevato una riduzione dell’1,8% dell’indice generale rispetto allo stesso mese di un anno prima.

Ma quello che interessa al proletariato e alle masse popolari che devono sopportare i video propagandistici della Meloni che spara balle a 360 gradi è il crollo reale della produzione che incide direttamente sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori, degli operai delle fabbriche che chiudono o diminuiscono la produzione; e questo crollo è pesantissimo nel settore auto dove siamo a oltre il 30%, e meno 8,3% nella fabbricazione di mezzi di trasporto in generale, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori siamo a meno 12%, nei beni di consumo a meno -2,9%. E calano anche i cosiddetti

beni intermedi (-1,7%), e i beni strumentali (-2,7%) cioè i macchinari per le fabbriche.

La media che fa l’Istat è contenuta perché a fronte di questo calo generalizzato della produzione, ci sono alcuni settori come quello della costruzione di armi, con in prima fila la Leonardo Spa, che producono in grande quantità senza fermarsi.

E questo vale anche per la Germania, che pur essendo in recessione, ha avuto un “incremento mensile della produzione industriale” del 3,6%. “Segnali, ancora incerti – scrive il manifesto di ieri, che mette a confronto le due economie - di ripresa in un paese in recessione che punta tutto sull’economia di guerra e sulla guerra ai migranti.”

Gli effetti li stanno subendo soprattutto gli operai delle fabbriche che stano facendo ricorso alla cassa integrazione, così continua il manifesto: “L’effetto della crisi industriale ha aumentato il ricorso agli ammortizzatori sociali e ai fondi di solidarietà, con un picco della cassa integrazione nell’industria che a marzo, non a caso, ha segnato un +147,71% rispetto a marzo 2024. A questo bisogna aggiungere i 115 mila e più lavoratori a rischio coinvolti nei tavoli di crisi e il calo del fatturato con perdite superiori ai 40 miliardi di euro”.

E qual è la risposta a questo disastro sociale? La borghesia industriale non fa altro che chiedere al governo di continuare a dare soldi e costruire un “ambiente favorevole” per lo sviluppo dell’industria (cioè del mantenimento dei profitti), mentre la banda di fascisti, loro rappresentanti al governo, non riescono nemmeno ad usare i soldi del Pnrr (14 miliardi!) salutato come rilancio del made in Italy.

Ma quando si tratta di aumento delle spese militari e la preparazione alla guerra, questo governo diventa attivissimo, così come è attivissimo nello scaricare tutta crisi sulle masse popolari.

E quello che fa questo governo, come tutti i governi della borghesia imperialista, è stato scritto nella dichiarazione congiunta del primo maggio di quest’anno: “La guerra e il riarmo vengono scaricati sui proletari e le masse popolari con il carovita, la disoccupazione, la precarietà, il taglio delle spese sociali, l’attacco ai diritti e alle lotte dei proletari e delle masse popolari. I capitalisti intensificano lo sfruttamento e trasformano sempre più i proletari e i settori più sfruttati di essi in schiavi moderni al servizio del profitto.”

Ma vi è scritto anche che “Il proletariato è il più grande esercito che esiste, se gli sfruttati e oppressi si uniscono possono porre fine al sistema mondiale capitalista.”

https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/04/pc-1-maggio-1-maggio-proletario-e.html

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