Nella produzione industriale
italiana, più o meno da quando la Meloni è arrivata al governo, “Non c’è
nessuno che abbia fatto peggio negli ultimi 26 mesi.” L’altro ieri “l’Istat ha
allungato di un’altra trentina di giorni la crisi industriale che coinvolge
tutte le categorie, tranne la produzione dell’energia.” L’Istat, infatti, ha
rilevato una riduzione dell’1,8% dell’indice generale rispetto allo stesso mese
di un anno prima.
Ma quello che interessa al proletariato e alle masse popolari che devono sopportare i video propagandistici della Meloni che spara balle a 360 gradi è il crollo reale della produzione che incide direttamente sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori, degli operai delle fabbriche che chiudono o diminuiscono la produzione; e questo crollo è pesantissimo nel settore auto dove siamo a oltre il 30%, e meno 8,3% nella fabbricazione di mezzi di trasporto in generale, nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori siamo a meno 12%, nei beni di consumo a meno -2,9%. E calano anche i cosiddetti
beni intermedi (-1,7%), e i beni strumentali (-2,7%) cioè i macchinari per le fabbriche.La media che fa l’Istat è
contenuta perché a fronte di questo calo generalizzato della produzione, ci
sono alcuni settori come quello della costruzione di armi, con in prima fila la
Leonardo Spa, che producono in grande quantità senza fermarsi.
E questo vale anche per la
Germania, che pur essendo in recessione, ha avuto un “incremento mensile della
produzione industriale” del 3,6%. “Segnali, ancora incerti – scrive il
manifesto di ieri, che mette a confronto le due economie - di ripresa in un paese
in recessione che punta tutto sull’economia di guerra e sulla guerra ai
migranti.”
Gli effetti li stanno subendo
soprattutto gli operai delle fabbriche che stano facendo ricorso alla cassa
integrazione, così continua il manifesto: “L’effetto della crisi industriale ha
aumentato il ricorso agli ammortizzatori sociali e ai fondi di solidarietà, con
un picco della cassa integrazione nell’industria che a marzo, non a caso, ha
segnato un +147,71% rispetto a marzo 2024. A questo bisogna aggiungere i
115 mila e più lavoratori a rischio coinvolti nei tavoli di crisi e il calo del
fatturato con perdite superiori ai 40 miliardi di euro”.
E qual è la risposta a questo
disastro sociale? La borghesia industriale non fa altro che chiedere al governo
di continuare a dare soldi e costruire un “ambiente favorevole” per lo sviluppo
dell’industria (cioè del mantenimento dei profitti), mentre la banda di
fascisti, loro rappresentanti al governo, non riescono nemmeno ad usare i soldi
del Pnrr (14 miliardi!) salutato come rilancio del made in Italy.
Ma quando si tratta di aumento
delle spese militari e la preparazione alla guerra, questo governo diventa
attivissimo, così come è attivissimo nello scaricare tutta crisi sulle masse
popolari.
E quello che fa questo governo,
come tutti i governi della borghesia imperialista, è stato scritto nella
dichiarazione congiunta del primo maggio di quest’anno: “La guerra e il riarmo
vengono scaricati sui proletari e le masse popolari con il carovita, la
disoccupazione, la precarietà, il taglio delle spese sociali, l’attacco ai
diritti e alle lotte dei proletari e delle masse popolari. I capitalisti
intensificano lo sfruttamento e trasformano sempre più i proletari e i settori
più sfruttati di essi in schiavi moderni al servizio del profitto.”
Ma vi è scritto anche che “Il
proletariato è il più grande esercito che esiste, se gli sfruttati e oppressi
si uniscono possono porre fine al sistema mondiale capitalista.”
https://proletaricomunisti.blogspot.com/2025/04/pc-1-maggio-1-maggio-proletario-e.html

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