L’operaia Stellantis: «Negli ultimi sette mesi ho lavorato 8 giorni... Tavares? Non è un manager che stringe la mano agli operai»
Ma non serve solo lamentarsi...
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La vita in Cig di Sabrina De Luca, addetta alla 500 elettrica: «Lavoro da 24 anni in fabbrica. Più di dieci li ho trascorsi in cassa integrazione. E da marzo ho prestato servizio in linea a Mirafiori solo 8 giorni. Così non si può andare avanti, non con uno stipendio da Cig di mille euro al mese e due figli da sfamare e da mandare a scuola». Sabrina De Luca è una delle 2.800 tute blu delle Carrozziere di Mirafiori, chiuse fino al 4 novembre e con poche speranze di varcare quei cancelli prima del nuovo anno, che giovedì parteciperà all’assemblea di piazza davanti alla palazzina di corso Agnelli. Cinquantadue anni, sposata, due figli, ha vissuto sulla sua pelle tutti i testacoda dell’automotive torinese dell’ultimo quarto di secolo: «operaia Bertone a Grugliasco, 9 anni filati di cassa, poi l’arrivo di Sergio Marchionne, le speranze, e il rilancio dello stabilimento nel segno di Maserati fino alla vendita della fabbrica e al trasferimento a Mirafiori dell’era Tavares».
Signora De Luca, come si vive con mille euro al mese?
«Male. Ovviamente io e mio marito non possiamo comprare un’auto nuova, e viaggiamo con una Lancia Ypsilon vecchia di dieci anni con il tubo di scappamento mezzo rotto. Si capisce poi perché il mercato dell’auto in Italia è fermo. Non ci sono soldi per andare in pizzeria, infatti io la preparo in casa per risparmiare, figurarsi per comprare una vettura elettrica o modelli Maserati scontati, come l’azienda ha avuto il coraggio di proporci qualche settimana fa. Faccio fatica a capire come siamo finiti a questo punto. Prima vivevamo un sogno ora un incubo».
Quando ha vissuto il sogno?
«I giorni di Marchionne. Io ero operaia alla Bertone, 9 anni filati di cassa integrazione e il fallimento. Poi siamo stati acquistati da Fca.
Come immagina il suo futuro?
«Grigio. Non so neppure quando e come andrò in pensione dopo una vita di cassa integrazione. Oggi il pensiero va ai miei figli, fanno le superiori. Tutto costa caro: libri per la scuola, le scarpe, il cibo, i vestiti e il mutuo da pagare. Per fortuna mio marito, che lavora in Stellantis, non è in cassa, ma il budget familiare resta risicato».
L’azienda propone trasferte ben pagate in Polonia e Francia dove il lavoro non manca.
«L’azienda vuole lavoratori sani al 100%. In tanti alle Carrozzeria abbiamo più di un acciacco, l’età media dei lavoratori è sopra i 54 anni. Io sono reduce da un tumore che mi ha lasciato un’invalidità. Non posso far altro che aspettare la riapertura delle Carrozzerie e tornare allo stipendio standard di 1.500 euro».
A Mirafiori soffrono le Carrozzerie ma vanno bene gli impianti dei cambi ibridi e l’hub di Economia Circolare. Perché non chiede il trasferimento?
«Perché sono al completo a quanto mi risulta. Tanti colleghi delle Carrozzerie si sono già trasferiti, altri arrivano da altri stabilimenti».
Di cosa si occupa in linea?
«Oggi di diagnosi della vettura. Prima ero deliberatrice a fine linee, ovvero verificavo che tutto fosse a posto».
Stellantis chiede incentivi per ripartire.
«Chi in Europa ha deciso di passare alla mobilità elettrica non ha fatto i conti con la realtà. E oggi se non c’è lavoro non compreremo né diesel né elettrico»...
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