Vogliamo fare il punto sulla questione palestinese e sul
movimento di solidarietà alla Resistenza del popolo palestinese inserito nella
situazione internazionale e più che altro rispetto alle mobilitazioni, alla
situazione nazionale del nostro paese, dopo la grande mobilitazione di Roma.
Per quanto riguarda la prima parte, è sotto gli occhi di
tutti l’allargamento del conflitto da parte di Israele verso il Libano e addirittura
questo sta coinvolgendo anche il contingente di “pace” della Unifil, in cui c’è
anche l’esercito italiano. Il quotidiano Repubblica titola: “Israele spara
sugli italiani”. Ovviamente si dimentica di aggiungere che in questi casi come
previsto sarebbero le forze dell'ONU che dovrebbero sparare contro Israele.
Il quadro in cui si svolge questa situazione a livello
internazionale. L’aggressione al Libano sta avvenendo perché c'è un consenso
tra Biden e Netanyahu per attaccare l'Iran, una specie di luce verde per
rispondere con una rappresaglia “contro il terrorismo” quando invece la questione
è completamente inversa con il problema che non si limiterà solo a colpire basi
militari, ma colpirà sicuramente anche interessi del petrolio, tant'è che ci sono
anche reazioni da parte della Cina in quanto importatore di 5 milioni di barili
di petrolio.
Ovviamente il centro di tutta questa questione è che Netanyahu ha detto chiaramente che vuole fare del
Libano come ha fatto a Gaza, quindi vuol dire che vuole andare avanti a commettere il genocidio, a commettere impunemente attacchi sui civili, come ha fatto in questo anno verso la popolazione palestinese.Entrando nel merito della situazione del movimento di
solidarietà e di sostegno al popolo palestinese prendiamo a riferimento proprio
le ultime mobilitazioni che sono state messe sotto attacco dal governo con il
divieto alla manifestazione di Roma, un infame divieto che è stato respinto
grazie alla mobilitazione di migliaia di persone ed alla determinazione anche dei
tanti giovani e meno giovani che non hanno accettato di essere rinchiusi in una
gabbia dalle forze dell'ordine.
E tutto questo è stato il frutto anche della repressione che
ha colpito la mobilitazione ha creato
dall'altro lato comunque, anche delle risposte significative, questo perché la
repressione non può che alimentare la ribellione, come anche in questo caso il
popolo palestinese mette sempre più in chiaro, è che ci troviamo in un sistema
in cui ci sono oppressi e oppressori, come nelle fabbriche tutti i giorni ci
troviamo in un sistema capitalista/imperialista dove ci sono interessi dei
padroni e interessi degli operai che sono contrapposti. E tutto questo sta
alzando anche il livello di coscienza dei compagni che si stanno mobilitando
contro gli attacchi di un governo, un governo fascista, imperialista, che vuole
in tutti i modi marciare verso un regime.
La repressione si è scontrata con l'estensione della
protesta e della solidarietà, con le risposte nei giorni successivi, come ad
esempio, anche nel piccolo, quello che abbiamo fatto come compagni di Bergamo con
la Rete per la Palestina, organizzando un pullman con 50 persone per la
manifestazione di Roma, e una parte di compagni è stata bloccata all'interno di
quelli che non sono “abusi della polizia” ma all'interno di un piano nazionale
in cui il problema era quello di impedire in tutti i modi che le persone non arrivassero
alla manifestazione del 5. E in questo caso è stata effettuata una manovra
della polizia che è stata non solo quella di dare fogli di via come è successo
in altre parti ma di applicare in maniera unilaterale un fermo per parecchie
ore, togliendo i documenti ad una ad una parte dei compagni.
Questo esempio è per dire che il problema è che si sta avanzando
verso un regime.
Lunedì 7 ottobre c'è stata poi una risposta di massa, nonostante
a Bergamo, come in tante altre città, fosse stato vietato un presidio indetto a
sostegno della Resistenza palestinese, con una conferenza stampa a cui hanno
partecipato oltre un centinaio di compagni e tra cui tanti che erano in questo
pullman che comunque erano stati influenzati da questi fatti.
Così come l'altro esempio è stata la risposta di solidarietà
al fermo del compagno Vincenzo, il giovane di 24 anni che è stato anche preso a
calci nonostante caduto in terra.
Poi c'è stata poi tutta una campagna anche mediatica sul
discorso in cui si parlava di “infiltrati”, quando invece, altro che infiltrati!
qua si tratta della giusta rabbia in particolare dei tantissimi giovani che non
sono più disposti ad accettare queste continue violenze e repressione da parte di
uno Stato, di questo governo, con le iniziative immediate che ci sono state in
solidarietà verso questo compagno.
Il tentativo di criminalizzazione della solidarietà
palestinese e quindi di chi mette in campo in tutte le forme possibili con
azioni come è successo a Roma, fa paura e in ogni caso fa il paio con le iniziative
che ci sono state anche in questi giorni anche nel nostro paese attraverso delle
iniziative messe in campo negli USA contro attivisti palestinesi per
scoraggiarli dal continuare ad aiutare il loro popolo, accusati di mandare
soldi in maniera strumentale per aiutare il popolo palestinese, i bambini
palestinesi, contro queste associazioni anche a fini umanitari, dicendo che
hanno legami con Hamas.
Non sarebbe neanche il caso di spiegare quanto sia
strumentale e infame questo tipo di ricostruzione in quanto tutti sanno benissimo
che in Palestina c'è Hamas, comunque un'organizzazione, un partito che ha avuto
ampi consensi, che è stato democraticamente eletto dal popolo e che quindi
rappresenta la maggioranza dei palestinesi e non sono certo gli USA che devono
decidere quale sia il governo in Palestina. Non è un caso che siano stati
colpiti esponenti di associazioni che hanno anche un ampio consenso di massa e
ad esempio in Italia e che sono sempre stati presenti nelle manifestazioni da
un anno a questa parte. In particolare, è stato colpito Mohamed Hanun dell'Associazione
palestinese d'Italia, a cui va tutta la nostra solidarietà.
Questo discorso deve essere poi alimentato e portato con più
forza nelle manifestazioni che ci saranno anche nei prossimi giorni, in
particolare a Milano, con il cinquantaquattresimo sabato di manifestazione.
E questo è particolarmente il nostro lavoro che come
proletari comunisti, come operai d'avanguardia dello Slai Cobas, stiamo
portando durante questa settimana internazionalista nei posti di lavoro a
sostegno della Resistenza palestinese, per chiarire e discutere sempre più e
sgomberare il campo da questa propaganda filosionista e filoimperialista portata
avanti a piene mani dai mezzi di informazione, dai giornali e dallo stesso
governo e dall'altro portare il messaggio forte, di questo segnale, della
manifestazione del 5 Ottobre a Roma per sviluppare con più forza il movimento
di solidarietà alla Palestina e la lotta contro il governo. Questo è un elemento
importante che è fondamentale, che deve comunque avanzare anche nella coscienza
di tanti solidali compagni che partecipano sempre alle manifestazioni, perché
questo serve per essere più incisivi in quella che è la solidarietà e la lotta
necessaria al popolo palestinese, alla Resistenza, anche in Italia.
Questo deve partire dai fattori politici di questo governo,
che sono la complicità col genocidio, che sono i decreti sicurezza, la
partecipazione di questo governo alla guerra imperialista, ma che sono anche
tutti i provvedimenti sociali che sta portando avanti anche in questi giorni,
con l'aumento della precarietà, con il carovita, con l'aumento delle tariffe
energetiche, l'aumento delle spese militari, il taglio delle spese sociali che
fanno parte dello stesso disegno, di una politica fascio-imperialista, reazionaria
di questo governo che marcia sempre più verso un regime nel contesto appunto ed
internazionale di guerra interimperialista che continua ad accelerare la sua strada.
La nostra posizione è quella di fare leva su tutto questo
per poter dare una vera risposta e continuità alla manifestazione del 5 Ottobre
per un fronte che unisca le forze in funzione di rovesciare questo governo che
sta mettendo in campo una politica imperialista, una politica fascista e
filosionista, una politica a favore dei capitalisti contro gli operai ed è
questo governo che deve essere attaccato sulla sua politica generale, bisogna
rispondere ai singoli provvedimenti ma questi singoli provvedimenti sono
all'interno di questo tipo di dinamica.
Come tanti compagni stanno dicendo, prima c’è la Palestina,
poi c'è il Libano, poi ci sono i decreti sicurezza da Stato di polizia, che fanno
parte di una lotta ad ampio raggio per cacciare il governo fascista Meloni,
questo deve essere il punto di unità avanzata su cui costruire nuove mobilitazioni.
Questo è quello che ci ha insegnato anche la manifestazione
di Roma e che comunque è stato un primo impulso verso questa strada. Noi
porteremo nelle mobilitazioni questo tipo di discorso, in legame chiaramente
con quello che è la lotta anti imperialista e internazionalista e di
solidarietà, perché noi siamo con la lotta del popolo palestinese come siamo
perché questa lotta del popolo palestinese possa vincere - come abbiamo detto a
Roma - se la Resistenza si trasforma in guerra popolare, all'interno della
guerra di liberazione dei popoli dall'imperialismo e dal fascismo e a fianco
delle parti più avanzate di essa che sono guidate dai partiti comunisti che
effettivamente svolgono una direzione della guerra popolare, come il Partito Comunista
maoista dell'India.
Nessun commento:
Posta un commento