Dal 1° ottobre 2024, l’esercito israeliano ha avviato una nuova operazione militare di intensità crescente a nord di Gaza nelle città di Jabalia, Beit Lahia e Beit Hanoun, colpendo la popolazione civile con una brutalità senza precedenti, in quello che appare con evidenza un tentativo di pulizia etnica.
I bombardamenti, incessanti giorno e notte, insieme alle incursioni dei droni che aprono il fuoco su chiunque cerchi di fuggire dalle zone assediate, hanno portato a una crisi umanitaria di proporzioni devastanti.
Nord di Gaza, blocco totale di beni e assistenza umanitaria
Il World Food Program ha confermato che Israele sta bloccando tutte le consegne di cibo al nord di Gaza, creando una situazione di fame acuta per centinaia di migliaia di civili.
Dal 1° ottobre, non è entrato neanche un chilo di farina, mentre tutti i punti di distribuzione alimentare, le cucine collettive e i panifici sono stati chiusi. La carenza di cibo è così grave che molte famiglie sono ormai allo stremo, senza alcuna prospettiva di sopravvivenza a breve termine.
Parallelamente, il carburante per il trasporto è esaurito, lasciando le ambulanze inutilizzabili. Le ultime sei ambulanze rimaste, che avevano evitato la distruzione, sono ora ferme, impedendo così il trasporto dei feriti verso gli ospedali, già in condizioni critiche a causa del sovraccarico.
Questa paralisi sanitaria ha portato molte persone a morire sul posto, incapaci di ricevere cure mediche di base. Anche i giornalisti hanno difficoltà a documentare la situazione, il che contribuisce a un silenzio mediatico sul massacro in corso.
Operazioni militari e distruzioni su vasta scala
L’esercito israeliano ha lanciato un’operazione di distruzione di massa utilizzando veicoli corazzati teleguidati, carichi di esplosivo, per demolire interi quartieri residenziali. Questi veicoli, grandi come automobili, vengono fatti esplodere in modo coordinato, causando enormi devastazioni e perdite umane.
Un singolo bombardamento ha colpito una casa che ospitava diverse famiglie, uccidendo almeno 25 persone, tra cui una bambina di soli sette mesi. Episodi simili di violenza indiscriminata si stanno moltiplicando in tutto il nord di Gaza.
L’accanimento sui civili è accompagnato da una crescente ferocia anche nei confronti di giornalisti e operatori umanitari.
Il giornalista palestinese Fadi al-Wahidi, rimasto tetraplegico a causa di un attacco con un drone, è ora in condizioni critiche, ma non può essere evacuato in un ospedale funzionante poiché Israele ha ignorato le richieste di soccorso.
Silenzio mediatico e complicità internazionale
Mentre la crisi nel nord di Gaza si intensifica, i principali media israeliani riportano commenti che invocano la morte per fame e sete di tutti i residenti della zona, alimentando un clima di odio e legittimazione della violenza contro i palestinesi.
Al contrario, i giornali italiani come La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa hanno mantenuto un preoccupante silenzio su questi crimini, con solo brevi e vaghe menzioni di “raid a Jabalia” negli ultimi giorni.
Questa reticenza a denunciare la gravità della situazione sembra finalizzata a coprire o minimizzare le azioni dell’esercito israeliano, permettendo che la tragedia continui senza un’adeguata attenzione internazionale.
Attacchi all’UNRWA e all’assistenza umanitaria
In questo contesto, Israele ha anche intensificato i suoi attacchi contro l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), che dal 1949 fornisce assistenza umanitaria ai rifugiati palestinesi in Cisgiordania, Gerusalemme Est, Striscia di Gaza, Giordania, Libano e Siria. Negli ultimi giorni, la sede dell’UNRWA a Gerusalemme Est è stata attaccata più volte da coloni israeliani, che hanno incendiato le vicinanze della struttura.
Secondo Marta Lorenzo Rodriguez, responsabile per l’Europa dell’UNRWA, la situazione è drammatica: “Abbiamo assistito alla morte di oltre 42.000 persone. Sono state bombardate infrastrutture civili, comprese le scuole gestite dall’UNRWA, e quello che sta accadendo non ha precedenti”. Le vittime tra il personale dell’agenzia sono già 226, dimostrando l’entità della tragedia che si sta consumando sotto gli occhi del mondo.
Israele ha inoltre avanzato l’intenzione di dichiarare l’UNRWA un’organizzazione terroristica, accusando alcuni dipendenti di collaborare con Hamas, sebbene tali accuse siano state respinte dalle Nazioni Unite per mancanza di prove.
Questo attacco sistematico all’assistenza umanitaria rappresenta un ulteriore passo verso la completa isolazione e distruzione del popolo palestinese, privato non solo dei beni di prima necessità, ma anche della protezione internazionale
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