lunedì 22 gennaio 2024

pc 22 gennaio - Morti sul lavoro, una strage sottostimata - dal blog dello slai cobas per il sindacato di classe


 

di Carlo Soricelli *

Come fa un paese civile e moderno sopportare che in soli due giorni (17/18 gennaio 2024) ci siano 10 lavoratori morti sul lavoro? Per poi ricordare che ce ne sono già moltissimi anche in itinere.

La strage occultata da interessi e menefreghismo. Voglio citare la Senatrice Liliana Segre quando diceva nel caso della deportazione che quello che faceva più male era l’indifferenza verso quello che accadeva: Tutti sapevano e anche oggi sanno che c’è un’autentica strage di lavoratori, mai stati così tanti, ma alla nostra classe dirigente non importa nulla.

Ecco le province della strage. ma vorrei dire la mia sul limite ai 30 all’ora nella mia città.. E’ un limite sacrosanto, vi faccio l’esempio: cinque degli ultimi morti sul lavoro sono autotrasportatori, muoiono per malori, per la stanchezza per turni di lavori massacranti e in questo coinvolgono tanti altri cittadini e lavoratori; alla guida di altri mezzi, pedoni, ciclisti, soprattutto nelle aree urbane. Ai 30 all’ora è facile che si salvino, ai 50 muoiono.

Ma come si vede dalle polemiche strumentali, le vite di chi lavora e in generale dei cittadini, e anche di bambini, non contano niente.

Report morti sul lavoro nell’intero 2023


E’ finito il sedicesimo anno di monitoraggio dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro; un 2023 orribile che si è concluso con 985 morti sui luoghi di lavoro uno spaventoso aumento del 23,2% rispetto ai morti sui luoghi di lavoro del 2022 dove registrammo 755 morti. Se si aggiungono tutti i morti sul lavoro, compreso l’itinere, così come li conta INAIL arriviamo a contarne 1467.

Mai stati così tanti da quando ho aperto l’Osservatorio il 1° gennaio 2008, con un aumento rispetto a quell’anno del 36% se si contano tutti i morti sul lavoro, anche quelli in nero e che hanno un’assicurazione diversa da INAIL. Percentualmente le morti nelle varie categorie sono sempre le stesse e colpiscono in ordine decrescente: agricoltura, che ha avuto quest’anno 167 agricoltori schiacciati dal trattore, edilizia, con le cadute dall’alto che sono la stragrande maggioranza i morti di questa categoria, autotrasporto, lavori domestici; negli infortuni domestici muoiono diverse casalinghe, ma anche parecchi uomini che si improvvisano elettricisti, antennisti, fabbri, imbianchini, giardinieri ecc. Esiste un grandissimo problema di sensibilizzazione sui rischi che si corrono improvvisandosi “esperti” in lavori pericolosissimi, che richiedono una grande preparazione. Prevenzione e sensibilizzazione che dovrebbe fare lo Stato nelle sue articolazioni: purtroppo non sanno neppure quanti sono i morti in queste categorie e in nero. L’industria (tutta l’industria) che, avendo presenti sindacati e rappresentanti della Sicurezza, ha un numero di morti relativamente molto basso sui luoghi di lavoro e questo nonostante un numero enorme di addetti.  Tantissimi però muoiono in itinere, che è cosa diversa da chi muore sui luoghi di lavoro. Con l’itinere aumenta in modo notevole il numero di morti nella categoria, ma è anche forviante, se parliamo dei morti sul lavoro propriamente detti. Per lo Stato anche l’itinere è considerato, giustamente, come parte del lavoro, ma richiede interventi diversi e un cambiamento nell’organizzazione del lavoro in entrata e in uscita con orari flessibili per chi deve gestire un carico familiare e non dover correre uccidendosi per le strade. Caporalato anche di Stato negli appalti, i 5 morti di Brandizzo che lavoravano sulla rete ferroviaria non erano dipendenti delle Ferrovie di Stato, ma dipendenti di una ditta esterna: sono lavoratori ridotti in uno stato che ricorda i lavoratori dei primi del novecento. Emblematica in questo senso la morte di qualche mese fa di un operaio, che è stato travolto da un escavatore di una ditta diversa pur lavorando nello stesso cantiere: il lavoratore morto era andato a parlare con quello dell’altra ditta, probabilmente per vedere come procedere coi lavori comuni. I lavoratori morti itineranti: sono i tantissimi residenti del Sud Italia che vanno a morire al centro-nord, ma ci sono anche quelli che muoiono nel sud e che abitano al nord, anche se è una quota minoritaria, questo pendolarismo provoca anche tanti morti sulle strade. Percentualmente le donne morte sui luoghi di lavoro sono relativamente poche, ma perdono la vita numerosissimi in itinere, delle 108 monitorate, quasi tutte sono morte in itinere, ma tante come per gli uomini sfuggono a queste statistiche, come del resto gli uomini perché lavorano sulle strade come le rappresentanti e le agenti di commercio, le donne sulle strade muoiono quasi quanto gli uomini. Le donne svolgono spesso un doppio o il triplo lavoro, corrono sulle strade per arrivare in tempo sui luoghi di lavoro, dopo aver accudito la famiglia, i figli, a volte gli anziani genitori: lo stesso quando finiscono il turno di lavoro. Allucinante il caso di una mamma che aveva chiesto un quarto d’ora di orario flessibile per riuscire a portare i figli a scuola, ma gli è stato negato dall’azienda nella quale lavorava ed è stata costretta a licenziarsi, poi non lamentiamoci che in Italia non si fanno più figli, le donne mica sono votate al martirio. Anche Eurostat, conteggia come morti sul lavoro solo quelli che muoiono sul posto di lavoro. E’ per questo che l’Osservatorio tiene separate nettamente queste due tipologie di morti sul lavoro, i morti sui luoghi di lavoro sono concentrati nelle piccolissime aziende, tra gli stessi artigiani dove muoiono numerosissimi, tra i morti in nero, soprattutto anziani che perdono il lavoro in tarda età, che continuano a lavorare per le magre pensioni e perché spesso sono l’unico sostentamento, per aiutare con il loro lavoro i figli e le famiglie dei figli, che continuano a lavorare  la terra nonostante l’età, per le basse pensioni, ma anche per non vedere andare in malora il lavoro di una vita: il 33% dei morti sui Luoghi in Italia hanno più di 60 anni Sconvolgente vedere che i morti schiacciati dal trattore sono stati nel 2023 167, lo stesso numero del 2022, e oltre 2300 da quando ho aperto l’Osservatorio, Avvertenza speciale, i morti sono addebitati nella provincia dove è accaduta la disgrazia o la strage e non  a quella di residenza: sono molti i lavoratori che sono morti in trasferta in altre Province e Regioni. Complessivamente le donne morti sul lavoro hanno superato quest’anno il numero di 100, con un leggero decremento rispetto al 2022, dove sono state complessivamente 137

La nazionalità dei morti sui luoghi di lavoro sotto i 60 anni e non italiani sono: Albania 24 morti, Romania 20.  Marocco 10, India 6, Moldavia 5, Serbia 4, Egitto 3, Ghana 3, Polonia 2, Bulgaria 2, Grecia 2, Ucraina 2, Tunisia 2, Kenya 1, Mali 1, Nigeria, Perù 1, Russia 1, Sri Lanka 1, Slovacchia 1, Stati Uniti 1, Colombia, 1 Argentina, Gambia 1, Bangladesh 1 Bosnia 1, Cina 1, Costa D’avorio 1, Croazia 1, poi altri 9 stranieri che però non è stato possibile risalire alla nazionalità, a volte è difficilissimo riuscire a sapere addirittura chi sono.

Gli stranieri sotto i 60 anni i morti sui luoghi di lavoro sono già il 28% sul totale e siccome svolgono i lavori che gli italiani non fanno più diventeranno la maggioranza in pochi anni. E’ una situazione che dovrebbe essere ben valutata e cercare di rimediare, per non trovarci tra qualche anno a fare i conti con questa realtà: basta vedere le Banlieue francesi per rendersi conto di come potrà essere il nostro Paese tra qualche anno. Sono a darvi i morti sui luoghi di lavoro di tutte le province e regioni italiane con le percentuali dei morti sui luoghi di lavoro rispetto al numero di abitanti, che riteniamo l’unico parametro valido. Non si possono fare statistiche e indici occupazionali e dare colori diversi a Regioni o Province quando a morire sono per il 40% lavoratori che non dispongono di nessuna assicurazione specifica, o che sono assicurati a istituti diversi da INAIL, che soprattutto muoiono in nero.  Abbiamo fatto questo per fare chiarezza su quanti in realtà muoiono sui luoghi di lavoro, separandoli dai morti in itinere, che richiedono interventi diversi, soprattutto per chi ha un carico famigliare, che dovrebbe sempre avere un orario flessibile di entrata e uscita dal lavoro. In allegato le Regioni e le Province italiane che hanno più morti sul lavoro per numero di abitanti, così come fa Eurostat. Partendo dalle più virtuose Facendo diversamente sommando i morti sui luoghi di lavoro e sulle strade si inquinano i parametri, e si fanno interventi dove ce n’è meno bisogno. Buon 2024 per i lavoratori italiani, sperando che quest’anno sia migliore del 2023.

Chiedo all’Europa di interessarsi a queste tragedie italiane: con le Istituzioni italiane  non è possibile avere nessuna collaborazione e ascolto: non si sono mai degnate di rispondere e commentare le migliaia di mai spedite dall’Osservatorio in queste 17 anni di monitoraggio, e questo perché contestavo la loro narrazione minimalistica che è poi la stessa che viene mandata in Europa da INAIL. E’ questa la democrazia in Italia? Non c’è che da sperare nell’Europa per farsi finalmente ascoltare.

 * Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro sito Internet http://cadutisullavoro. in allegato i morti sui luoghi di lavoro nelle Regioni e nelle province italiane nel 2023


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