giovedì 25 gennaio 2024

pc 25 gennaio - Riprende oggi la Formazione Operaia sul 'Che fare?' di Lenin


In una condizione in cui i comunisti sono pochi e esiste una distanza ancora notevole tra comunisti e classe operaia, in particolare le sue avanguardie di lotta, vanno enucleate quelle opere di Lenin utili oggi alla formazione dell'avanguardia operaia e alla sua trasformazione in avanguardia di partito, cioè in avanguardia che costruisce il nuovo partito. 
Per questo un'opera centrale è il "Che fare?". Arma basilare per la lotta all'economismo che influisce anche oggi in maniera determinante nel separare i comunisti dalle avanguardie operaie e le avanguardie operaie dai comunisti. L'economismo è il primato della lotta sindacale sulla lotta politica, il primato dell'organizzazione sindacale sull'organizzazioni politica.

Invitiamo gli operai a rileggere la FO precedente sul 'Che fare?' 
In questa occasione, nel riprendere questo studio, pubblichiamo prima uno degli interventi pervenutici;
poi alcuni passi da "La spontaneità delle masse e la coscienza della socialdemocrazia", cap. "La sottomissione alla spontaneità", che commenteremo nel prossimo giovedì.  
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INTERVENTO

La coscienza di sentirsi sfruttati dal padrone (in fabbrica, in altri posti di lavoro) e di volere reagire in

qualche modo ancora non basta per cambiare realmente la situazione della classe sul piano sociale, dice Lenin “occorre avere coscienza che l’antagonismo degli operai e di tutto l’ordinamento politico-sociale capitalista “è irrimediabilmente inconciliabile”.

Limitarsi alla sola lotta economica che nasce spontaneamente può portare a dei risultati immediati e parziali sul piano economico, ma non vengono intaccati i motivi di fondo dello sfruttamento dei padroni e dell’oppressione di classe, cioè continua ad esistere quel sistema sociale, capitalista, che è la causa di quello sfruttamento e di quella oppressione

Perché gli operai, i lavoratori, i proletari, le masse comprendano l’irriducibile antagonismo dei loro interessi come classe con quelli della classe dei padroni/borghesia dominante in questa società capitalista divisa appunto in classi, perchè essi facciano in questo senso un salto in avanti da quello che è “l’embrione della coscienza” occorre che vi siano dei “dirigenti capaci di iniziativa rivoluzionaria sulla base di una teoria scientifica…” che possono e devono portare, suscitare, far crescere la coscienza politica/rivoluzionaria dall’esterno agli operai, ai lavoratori…

Le lotte sindacali servono agli operai, ai lavoratori, sono la prima forma di lotta (essenzialmente di difesa e resistenza, a prescindere dalle forme più o meno conflittuali che si mettono in campo che sono legate alla dinamica della lotta) e di organizzazione degli operai/lavoratori che, come ci insegna Lenin, sono anche una scuola di guerra per gli operai/lavoratori che da un lato iniziano a scontrarsi con i padroni, le istituzioni e dall’altro trovano forza e incoraggiamento dalla e nella organizzazione/unità tra operai/lavoratori.

Ma l’obiettivo della lotta sindacale per i comunisti rivoluzionari non è “accompagnare” gli operai che lottano ma, sia che li organizziamo e dirigiamo sindacalmente direttamente sia che sosteniamo alcune lotte perché importanti da un punto di vista più generale della lotta di classe in questo paese, occorre considerare la lotta sindacale sempre al servizio della  lotta politica rivoluzionaria più generale necessaria contro il sistema dei padroni e il governo borghese di fase al servizio di questo sistema dei padroni.

Abbiamo detto in un recente seminario “… il vero risultato di una lotta sindacale è quando gli operai capiscono e fanno il salto entrando nel Partito… alla fine anche noi abbiamo l’illusione (pericolo sempre in agguato) che l’obiettivo della lotta è il risultato (certamente gli operai/lavoratori se lottano devono cercare di conquistare qualche risultato, ciò incoraggia gli operai e li rafforza per continuare la lotta)… il problema è come si tratta questa  questione del risultato nella lotta sindacale… ” se da un punto di vista di comunisti rivoluzionari (inserire le lotte economiche che si fanno su una linea classista che scaturiscono dalle condizioni oggettive che i lavoratori vivono e subiscono socialmente, in una prospettiva rivoluzionaria senza avere né atteggiamenti illusori da un lato nè sprezzanti dall’altro sui cosiddetti risultati, cercando di trasmettere questa prospettiva agli operai e lavoratori che lottano) o sul piano di chi incarna ideologicamente/politicamente e praticamente la tendenza economicista, che Lenin combatte sempre in modo determinato e anche feroce; e il Che Fare? incarna  sul piano ideologico/teorico e di conseguente indicazione pratica/organizzativa questa lotta contro gli economicisti per cui la lotta economica è il massimo che gli operai possono raggiungere o comprendere, e attraverso cui farebbero già la lotta politica “quella possibile”, negando di fatto il ruolo rivoluzionario della classe operaia, la necessità del Partito rivoluzionario della classe e del lavoro rivoluzionario da mettere in campo verso la classe operaia e proletaria.

“… Il problema  non è che i comunisti fanno bene la lotta o ottengono più risultati, ma che non finalizzano la lotta alla coscienza della politica rivoluzionaria” (dal seminario su citato)

A Palermo abbiamo contrastato e criticato la posizione di alcuni compagni di realtà sindacali/politiche di movimento  (intorno area Usb…) che in merito alla guerra imperialista  per esempio sostenevano che agli operai dei Cantieri Navali non era possibile portare direttamente la denuncia della guerra nei volantinaggi/iniziative - che nei mesi precedenti abbiamo poi messo in pratica in due iniziative mentre gli operai stavano lavorando nello specifico alla nave militare Cavour - perché non l’avrebbero compresa se prima non gli si va a portare/parlare delle questioni più strettamente economiche, dei salari; viceversa si sarebbe rischiato, a detta di questi compagni,  di far spostare gli operai più a destra, visto che in molti già non votano o in parte, disillusi dai partiti della sinistra borghese, hanno votato i partiti della destra, perché di fatto si sarebbero sentiti attaccati dalla denuncia contro la guerra e contro i padroni dell’economia di guerra rispetto al loro lavoro…  Questo significa far restare gli operai nell’ambito dell’ideologia borghese, non lavorare per sviluppare la coscienza degli operai, per conquistare, anche se non è facile e automatico, alla battaglia per il l Partito.

“…il nostro compito, il compito della socialdemocrazia, consiste nel combattere la spontaneità, nell’allontanare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l’ala della borghesia…”(Che fare? Lenin)

Noi invece dobbiamo occuparci di spingere coloro che sono insoddisfatti (di singoli aspetti dello sfruttamento) a convincersi che quel che non va è l’intero regime politico (Lenin)

Lenin non fa discorsi generici ma ben definiti sui problemi da risolvere per il lavoro del Partito. In questo caso il problema è come portare la coscienza spontanea delle masse ad un livello più alto di consapevolezza politica, come portare gli operai ad aprire gli occhi non solo un aspetto circoscritto o ristretto  dello sfruttamento dei padroni, per esempio, ma su tutti i loro interessi generali e quelli del sistema sociale esistente “irrimediabilmente inconciliabili” per cui si deve porre la questione del potere politico…  Più avanti Lenin indicherà anche gli strumenti necessari in funzione di questo lavoro rivoluzionario, il giornale politico strumento di propaganda, agitazione e organizzatore collettivo. 

Lenin pone la questione degli intellettuali (oggi i compagni comunisti rivoluzionari impegnati nella costruzione del Partito rivoluzionario della classe) che comprendendo e studiando le leggi scientifiche del sistema del Capitale lavorano per organizzare le forze della classe operaia, del proletariato, e si devono sforzare di non restare indietro rispetto alla classe.

Oggi nella fase attuale difficile della borghesia dominante che avanza in questo paese nella marcia verso il moderno fascismo, questo è uno dei problemi che dobbiamo affrontare perché la classe priva della necessaria autonomia politica è tirata indietro, innanzitutto ideologicamente, ogni giorno dal lavoro ad ampio raggio che la borghesia al potere, rappresentata dall’ala più reazionaria con il governo Meloni, mette in atto utilizzando ogni mezzo e apparato nelle sue mani

PASSI DAL CHE FARE?


Invece di esortarli ad andare avanti, a consolidare l'organizzazione rivoluzionaria e ad estendere l'attività politica, si esortano gli operai ad andare 
indietro alla sola lotta tradunionista… che la parola d'ordine del movimento operaio è: «Lotta per le condizioni economiche» (!), oppure meglio ancora: «Gli operai per gli operai»… …o: «La politica segue sempre docilmente l'economia»…


…La coscienza era completamente soffocata dalla spontaneità... dalla spontaneità degli operai che erano stati sedotti dall'argomento che un copeco di aumento su di un rublo è più caro e più prezioso di ogni socialismo e di ogni politica, che essi dovevano «lottare sapendo che lottavano non per qualche generazione futura, ma per sé e per i propri figli»…

…In primo luogo, il soffocamento della coscienza da parte della spontaneità, da noi indicato, è avvenuto anch'esso in modo spontaneo. Sembra un giuoco di parole, ma è purtroppo l'amara verità…

…In secondo luogo… ogni culto della spontaneità del movimento operaio, ogni sfinimento della funzione dell'"elemento cosciente", della funzione della socialdemocrazia significa lo si voglia o no - un aumento dell'influenza dell'ideologia borghese sugli operai…

…La coscienza socialista sarebbe, per conseguenza, il risultato necessario, diretto della lotta di classe proletaria. Ma ciò è completamente falso. Il socialismo, come dottrina, ha evidentemente le sue radici nei rapporti economici contemporanei, al pari della lotta di classe del proletariato; esso deriva, al pari di quest'ultima, dalla lotta contro la miseria e dall'impoverimento delle masse generati dal capitalismo; ma socialismo e lotta di classe nascono uno accanto all'altra e non uno dall'altra; essi sorgono da premesse diverse. La coscienza socialista contemporanea non può sorgere che sulla base di profonde cognizioni scientifiche…

…La coscienza socialista è quindi un elemento importato nella lotta di classe del proletariato dall'esterno [von aussen hineingetragenes], e non qualche cosa che ne sorge spontaneamente [urwüchsig]…

…Dal momento che non si può parlare di una ideologia indipendente, elaborata dalle stesse masse operaie nel corso stesso del loro movimento [13*], la questione si può porre solamente così: o ideologia borghese o ideologia socialista...

Perciò il nostro compito, il compito della socialdemocrazia, consiste nel combattere la spontaneità, deviare il movimento operaio dalla tendenza spontanea del tradunionismo a rifugiarsi sotto l'ala della borghesia e avviarlo sotto l'ala della socialdemocrazia rivoluzionaria...


*Nota 13 - Certo non ne consegue che gli operai non partecipino a questa elaborazione; ma non vi partecipano come operai, bensì come teorici del socialismo. In altre parole solo quando riescono ad impadronirsi in varia misura delle conoscenze del proprio secolo ed a farle progredire. Ma perché gli operai possano riuscirvi più spesso bisogna sforzarsi di elevare il livello della loro coscienza in generale… 

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