💥 UNA COMPAGNA DI GENOVA ANTIFASCISTA LEGGE LA CHIAMATA PER LA MOBLITAZIONE DEL 23 MAGGIO 2021 CONTRO LA REPRESSIONE 💥
Nel maggio del 2019, a chiusura della campagna elettorale delle elezioni europee, i fascisti nostrani uscirono dalle loro sedi per mostrarsi alla città. La commemorazione della morte di Ugo Venturini con gli esponenti romani di Casapound con conseguenti scontri fu solo il preludio a quanto sarebbe successo tre settimane dopo in Piazza Corvetto. A nulla servirono i tentativi di mediazione, le lettere aperte al sindaco e i colloqui in prefettura di varie associazioni, il comizio elettorale di Casapound si doveva fare perché legalmente nulla poteva impedirlo. Fu la goccia che in città fece traboccare il vaso: il 23 maggio in piazza Corvetto, c'era la Genova Antifascista, non solo militanti ma cittadini comuni; uomini, donne, anziani, giovani, bambini, italiani, stranieri, c'erano i disabili, l'associazionismo.

Quella piazza ha dato prova di determinazione e coraggio: attaccata più volte dai 300 agenti in tenuta antisommossa e sotto una fitta pioggia di lacrimogeni lanciati ad altezza d'uomo è riuscita sempre a ricomporsi, certa di essere dalla parte giusta della barricata.

La reazione dello Stato a quella piazza è stata altrettanto dura: due arresti e 56 denunce. Una punizione esemplare che suona da monito per tutta la città e non solo

.
Lo Stato, di fronte alle sacche di resistenza attive su tutto il territorio nazionale, si è fatto Stato, colpendo i militanti con misure repressive, spesso spropositate rispetto alle azioni compiute, con il chiaro intento di intimidire e smembrare le lotte. Gli esempi sono molteplici e attraversano tutto lo stivale: i No Tav della Val Susa che da anni pagano con misure cautelative, fogli di via, arresti e denunce la propria determinata e coraggiosa resistenza contro la militarizzazione e devastazione del proprio territorio; i lavoratori che lottano sul proprio posto di lavoro per vedere rispettati i propri diritti, troppo spesso calpestati, che subiscono ritorsioni e licenziamenti da parte dei datori di lavoro; chi soccorre i migranti in mare e chi cerca di dare loro un sostegno, ne sono un esempio le ONG e i singoli cittadini che oggi più che mai sono nel mirino della legge; la criminalizzazione e lo sgombero degli spazi sociali, i quali rappresentano importanti presidi territoriali, di socialità e di circolazione delle idee che sfuggono al controllo delle istituzioni e per questo sono anch'essi sotto attacco; chi durante quest'ultimo anno, da nord a sud, ha osato contestare le misure messe in atto dai governi per contenere il diffondersi del Covid-19 di fatto limitando fortemente le libertà individuali dei cittadini (dopo anni di tagli alla sanità ed in una logica tesa a salvaguardare il profitto e non la salute delle persone); e tutto il movimento Antifascista che si batte contro il proliferare dei fascismi nelle nostre città attraverso l'azione e la diffusione di una cultura militante contrastata dallo Stato con una marea di denunce, ne è un esempio il tentativo della questura di costruire un perimetro associativo intorno a cinque lavoratori e antifascisti genovesi.
La repressione colpisce ogni forma di dissenso che non rientri in quello accettato e incorporato dal capitale e dalla realtà mainstream. I gruppi che con la propria voce e le proprie azioni escono dal perimetro tracciato dalle istituzioni e più in generale dal sistema capitalista devono essere condannati, smembrati, portati all'esasperazione con decine e decine di denunce e processi con il chiaro auspicio di cancellarli.

Di fronte all'onda nera della repressione di Stato possiamo e dobbiamo mettere in campo la nostra arma più potente: la solidarietà nella lotta.
Per questo motivo chiamiamo a raccolta tutti coloro i quali sono colpiti dalla repressione di stato, tutti coloro i quali agiscono sui propri territori le proprie battaglie consapevoli che spesso legalità e giustizia sono in conflitto fra loro.
Il 23 Maggio, data simbolo e importante giornata in cui si è manifestato un antifascismo di massa e non liturgico, scenderemo nuovamente in piazza per ribadire che L'ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA e per chiedere a gran voce l'AMNISTIA PER I REATI SOCIALI.