domenica 9 maggio 2021

pc 9 maggio - I MIGRANTI SERVONO, MA COME FORZA-LAVORO ATTIVA O DI RISERVA PER IL CAPITALE

Il sistema del capitale è lo schiavista moderno che con la stessa logica produttivistica da un lato fa morire nei mari centinaia di migranti, li respinge nei lager della tortura, dall'altro, poichè ne ha bisogno, li seleziona per farne entrare quanto bastano come forza lavoro da sfruttare subito o come bacino di riserva. Lo stanno anche in questi giorni dicendo chiaro i capi di governo, di Stati rappresentando le esigenze dei padroni: "I flussi migratori sono da programmare con i datori di lavoro"

"...Nel suo discorso del 17 febbraio, Draghi ha citato due tematiche migratorie: negoziare un nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, che sostituisca Dublino; e costruire una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale". Sul primo tema: "Nel medio periodo il vero salto qualitativo passa dall’apertura di un canale efficace ed equo per le migrazioni di lavoro. Ciò richiede sia di anticipare le esigenze delle imprese in termini di mestieri e competenze, sia di attivare corsi di formazione nei Paesi di origine che favoriscano il matching e l’inserimento lavorativo di chi intende migrare... è il momento per l’Italia di riconoscere che, di fronte al calo demografico e alla mancanza di manodopera qualificata, l’immigrazione è fondamentale. Ma è necessario gestirla e anticiparla in modo che essa coincida con le esigenze dei mercati del lavoro locali..." (da Sole 24 ore).

In questo senso non basta una denuncia moralista, democratica a fronte delle criminali politiche migratorie in corso dei paesi imperialisti, con l'Italia in prima fila - questa lasciamola ai democratici, alle associazioni umanitarie, che su questo fronte sono anche più bravi di alcuni rivoluzionari -; ai comunisti spetta soprattutto fare un'analisi marxista, che guarda in termini di classe tutti gli aspetti delle migrazioni e organizza le forze dei migranti come ricchezza del movimento di lotta proletaria nei paesi capitalisti/imperialisti, per la guerra di classe e la battaglia rivoluzionaria per mettere fine al sistema capitalista/imperialista.

Per l'imperialismo che ha imposto su tutto il pianeta il dominio del modo di produzione

capitalista il ruolo dei migranti nelle proprie cittadelle è centrale. Esso permette un uso altamente flessibile di questa forza lavoro (l'esempio più lampante è in agricoltura); permette uno sfruttamento classico di aumento della produttività in modo assoluto, con allungamento dell'orario di lavoro e quindi del tempo di lavoro gratis per il capitale; permette un'abbattimento dei costi, anche in termini di vera e propria rapina salariale, permette una sorta di legittimità ad escludere i lavoratori immigrati dai diritti contrattuali, sindacali.

Ma i migranti sono anche una forza lavoro di riserva necessaria al capitale, molto più disponibile, che viene presa per lavorare o viene rigettata nel non lavoro a seconda dello stato della produzione, del mercato.
Nello stesso tempo come componente della sovrappopolazione operaia creata dal capitale, essa preme sugli operai occupati sia per moderarne le richieste verso il capitale, sia per far accettare condizioni di sfruttamento peggiori, eliminazione di diritti.

Il sistema del capitale, in questo senso, vuole ed opera per la divisione/contrapposizione tra operai immigrati e operai italiani. 

I proletari avanzati, i comunisti invece fanno e devono fare l'opposto: operando sia tra i lavoratori immigrati che tra i lavoratori italiani lavorino per l'unità, per la solidarietà di classe, perchè gli uni e gli altri, dalle reciproche lotte, traggano elementi di esperienza, di forza; lavorino per rendere viva e attuale l'indicazione di Marx: "proletari di tutto il mondo unitevi!" 

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