È sempre più evidente la distanza abissale del Governo Meloni dalle necessità prioritarie del Paese. La manovra finanziaria prossima ventura ha già scatenato più di una critica, e lo stesso Landini ha invocato la “rivolta sociale” come antidoto alle misure economiche previste, con lavoratrici e lavoratori in mobilitazione quasi permanente.
Appare infatti evidente la coerenza del disegno nella governance meloniana: favorire il profitto ed il consenso delle classi sociali più garantite a scapito di ceti sociali impoveriti sempre più larghi e disillusi anche nell’esercizio del voto e della delega.
Nello stesso tempo, questo governo si allinea ai dettami della NATO e dell’Unione Europea per
supportare con armi e risorse economiche un impegno inaccettabile negli scenari di guerra europei e medio orientali, anche a costo di non prendere parola contraria rispetto al genocidio in atto del popolo palestinese per mano israeliana. Una complicità che rasenta la criminalità, e che comporta sul piano interno la continua distrazione di risorse dallo Stato sociale al comparto della difesa e delle armi.Le opposizioni parlamentari non appaiono all’altezza della sfida e fanno apparire tutto come un esercizio formale vocato alla ricerca di un consenso elettorale possibile, nonostante il contributo che sindacati come la Cgil e la Uil hanno messo in campo con lo sciopero del 29 novembre.
Troppe volte abbiamo visto questo genere di operazione, tanto è che non si è mai prodotta una discontinuità rispetto a certe misure quando è arrivato il momento di governare. Anzi, il più delle volte proprio il centro sinistra si è dimostrato capace di legiferare aumentando la precarietà lavorativa, esistenziale ad abitativa delle persone, oltre a sposare la linea securitaria dettata dalla destra. Basti pensare a misure quali il Jobs Act, i decreti Minniti-Orlando “sul contrasto all’immigrazione illegale” (cit.), la cancellazione della legge sull’equo canone e l’impianto del Piano Casa Renzi-Lupi mai sconfessato anche nelle sue parti più odiose e foriere di guerra contro i poveri come l’articolo 5 in materia di residenza.
È impossibile, pertanto, non ravvisare la continuità tra la legislazione in materia di sicurezza approvata dal centrosinistra nel corso degli anni e il DDL di Sicurezza attualmente in discussione al Senato che porta al parossismo i tentativi di imporre una pace sociale armata attraverso l’intimidazione, la sorveglianza e la repressione di qualsiasi pratica di conflitto collettivo e comportamento individuale ritenuto “ribelle”. Un dispositivo talmente pericoloso da meritare una vera e propria rivolta sociale contro di esso, e non certo in termini retorici o figurati.
Inoltre, il diritto all’abitare è una di quelle materia su cui non è certo stato il centrosinistra, a tutti i livelli di governo (nazionale, regionale e locale) a invertire la rotta della deregolamentazione e della mano libera alla rendita e alla speculazione private che, ad oggi, vengono sublimate dal Governo Meloni con il colpo di spugna totale su qualsiasi finanziamento in materia di politiche abitative dentro la Legge Finanziaria in via di approvazione...
Bisogna affermare il diritto al dissenso portandolo sotto le finestre del Governo Meloni e di un Parlamento...
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