martedì 22 dicembre 2020

pc 22 dicembre - Rompere il silenzio: 100.000 contagi sul lavoro, 366 morti - le responsabilità di padroni e governo

L'impatto della seconda ondata più forte della prima. Il 50% dei contagi è concentrata al Nord, la Lombardia la prima regione, Milano la prima provincia. Le donne sono le più contagiate

Sono oltre 100.000 le denunce di contagio sul lavoro da Covid 19 dall'inizio della pandemia al 30 novembre . Lo rileva l'Inail sottolineando che le denunce di casi mortali totali sono state 366, 34 dei quali

denunciati a novembre.
I casi di contagio in più rispetto al monitoraggio del mese precedente sono 37.547, di cui 27.788 riferiti a novembre e 9.399 a ottobre.

Nel complesso i contagi da Covid sono 104.328, pari al 20,9% del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute dall'inizio dell'anno e al 13% dei contagiati nazionali comunicati dall'Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. 

Le denunce di casi mortali di contagi da Covid sul lavoro - segnala l'Inail - sono 366, pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati all'Inail dall'inizio dell'anno, con un'incidenza dello 0,7% rispetto ai deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall'Iss alla stessa data.

Rispetto ai 332 decessi rilevati dal monitoraggio al 31 ottobre, i casi mortali segnalati all'Istituto sono 34 in più, di cui 20 nel solo mese di novembre. L'analisi territoriale conferma che le denunce di contagio ricadono soprattutto nel Nord del Paese: il 50,3% nel Nord-Ovest (il 30,5% in Lombardia), il 21% nel Nord-Est, il 13,7% al Centro, l'11,1% al Sud e il 3,9% nelle Isole. Le province con il maggior numero di contagi sono Milano (11,9%), Torino (7,6%), Roma (4,2%), e Napoli (3,9%) mentre Bergamo ha il 2,6%. Concentrando l'analisi esclusivamente sui decessi, la percentuale del Nord-Ovest sale al 53,8% (il 39,3% in Lombardia), ma rispetto al totale delle denunce si osserva una quota più elevata al Sud, che con il 16,9% dei casi mortali precede il Centro (13,7%), il Nord-Est (12,8%) e le Isole (2,8%). Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale - che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili - con il 68,7% delle denunce e il 23,7% dei casi mortali codificati precede l'amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità - Asl - e amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono il 9,2% delle infezioni denunciate e il 10,3% dei decessi. Ripartendo l'intero periodo di osservazione in tre intervalli - fase di "lockdown" (fino a maggio compreso), fase "post lockdown" (da giugno ad agosto) e fase di "seconda ondata" di contagi (settembre-novembre) - per l'insieme dei settori della sanità, assistenza sociale e amministrazione pubblica (Asl) si osserva una progressiva riduzione dell'incidenza delle denunce tra le prime due fasi e una risalita nella terza (si è passati dall'80,5% dei casi codificati nel primo periodo al 49,2% del trimestre giugno-agosto, per poi risalire al 76,3% nel trimestre settembre-novembre). Altri settori, con la graduale ripresa delle attività, in particolare nel periodo estivo, hanno visto aumentare l'incidenza dei casi di contagio tra le prime due fasi e una riduzione nella terza. Questo è accaduto nella ristorazione e nei trasporti. La categoria professionale più colpita continua a essere quella dei tecnici della salute, con il 38,6% delle infezioni denunciate, circa l'82% delle quali relative a infermieri, e il 9,3% dei casi mortali, seguita dagli operatori socio-sanitari (18,6%), dai medici (9,5%), dagli operatori socio-assistenziali (7,6%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%). Le altre categorie più coinvolte sono quelle degli impiegati amministrativi (4,3%), degli addetti ai servizi di pulizia (2,2%), dei conduttori di veicoli (1,2%) e dei dirigenti amministrativi e sanitari (1,0%). La maggioranza dei lavoratori contagiati sono donne (69,4%), con un'età media dall'inizio dell'epidemia di 46 anni per entrambi i sessi. Il 42,5% delle denunce riguarda la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,8%), 18-34 anni (18,8%) e over 64 anni (1,9%). I decessi, invece, sono concentrati soprattutto tra gli uomini (84,2%) e nella fascia 50-64 anni, con il 71,6% del totale dei casi. Seguono le fasce over 64 anni (18,6%) e 35-49 anni (8,7%), con un'età media dei deceduti di 59 anni. L'85,6% dei contagi denunciati riguarda lavoratori italiani. Il restante 14,4% sono stranieri (otto su 10 donne).

La "seconda ondata" dei contagi da Covid 19 ha avuto un impatto più significativo della prima anche in ambito lavorativo. Lo scrive l'Inail nel suo Bollettino sui contagi sul lavoro spiegando che nel bimestre ottobre-novembre si è rilevato il picco dei contagi con quasi 49mila denunce di infortunio (pari al 47% del totale) rispetto alle circa 46.500 registrate nel bimestre marzo-aprile. Il divario, peraltro, si legge, "è destinato ad aumentare nella prossima rilevazione per effetto del consolidamento particolarmente influente sull'ultimo mese della serie".

https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/12/22/covid-inail-oltre-100.000-contagi-sul-lavoro-366-morti_c8d51a9f-55e5-403a-8260-9289b42c9b3e.html

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