mercoledì 3 dicembre 2025

pc 3 dicembre - Respingere la campagna di criminalizzazione contro Askatasuna e la repressione dei movimenti a Torino


In occasione dello sciopero generale, delle manifestazioni centrate sulla Palestina che si sono tenute nella giornata del 28 in diverse città italiane, a Torino un centinaio di studenti dell'area del Collettivo Universitario Autonomo ha sviluppato un'azione di denuncia attiva del ruolo che sta svolgendo la stampa borghese nel caso di Torino nella criminalizzazione dell'imam Shahin, arrestato, rinchiuso in un Cpr e minacciato di espulsione. Essa segue la campagna di criminalizzazione di tanti che sono scesi in piazza a sostegno e solidali con la Palestina e, in particolare, di tutta l'area molto vasta di collettivi e organizzazioni che ha manifestato a Torino verso le quali, in occasioni di diverse iniziative, sono state fatte operazioni di cariche, di repressione e poi di denunce, arresti e altri provvedimenti.

In questa manifestazione che aveva al centro, dopo tutto, la questione della Palestina e, a Torino, la questione della repressione che ha colpito l'imam Shahin, non si poteva non protestare sotto la sede de la Stampa, e il tipo di iniziativa che è stata scelta di fare aveva - ed ha - lo scopo di lanciare un monito, come giustamente è stato detto, verso la stampa che deve fare una corretta informazione anche per la

funzione che dice di voler assolvere, su vicende come quella dell'imam.

Le forme con cui si è svolta questa iniziativa hanno creato allarme e scandalo da parte non solo della stampa ma di tutto l'universo politico, economico, istituzionale e mass-mediatico che da tempo sviluppa una campagna contro le iniziative per la Palestina e, in particolare a Torino, volta criminalizzare l'intero movimento di solidarietà, addebitarlo al centro sociale Askatasuna e rilanciare la campagna per la chiusura del centro stesso.

Si tratta comunque di una canea reazionaria in atto da tempo e certamente non originata dall'iniziativa svolta dagli studenti in occasione di questo sciopero.

Quello che ci fa specie da un lato è che si parte dall'iniziativa e non dall'insieme delle cose che sono sfociate in questa iniziativa e che a Torino si sviluppano da tempo. Tutte le iniziative di solidarietà con la campagna fatte in forme radicali, che fanno riferimento al movimento antagonista, cittadino, studentesco - e non solo - e al centro sociale Askatasuna vengono criminalizzate con uno spirito da Santa Inquisizione in atto da anni.

A fronte di questo tutto il movimento solidale con la Palestina non può che esprimere solidarietà al centro sociale Askatasuna e a tutto il movimento che ha prodotto questa azione. Esprimere solidarietà non significa sempre condividere tutte le modalità, ma qui il problema è “chi accusa chi”, e ci fa specie inoltre che la Stampa utilizzi questa iniziativa per auto incensarsi come paladino e bandiera della corretta informazione a Torino e su scala nazionale.

La Stampa è di proprietà da sempre della Fiat ed è sempre stato un giornale che, sia pure con diversi accenti, ha sostenuto gli interessi dei padroni, dell'imperialismo e del capitalismo in questa città, e sempre è stato dall'altra parte rispetto a movimenti di opposizione proletaria e giovanile a Torino; e su questo non può certo dire di aver fatto una corretta informazione, sono innumerevoli gli episodi che potremmo citare che smentiscono questo assunto. Da sempre a Torino la definizione della Stampa è stata “la busjarda” e non certo la paladina della corretta informazione.

Siamo dell'opinione che bisogna fare ogni iniziativa necessaria per contrastare le campagne di stampa al sostegno dell'imperialismo, del sionismo, del genocidio in Palestina, del riarmo e quindi pensiamo che iniziativa di protesta verso la grande stampa che svolge un nefasto ruolo su questo terreno siano legittime e vanno piuttosto moltiplicate invece di condannarle o ridimensionarle.

Chi attacca la libertà di stampa è il governo che trova nelle proprietà e spesso in larga parte delle relazioni dei grandi giornali, un sostegno e un interlocuzione, un porsi al servizio degli interessi generali del governo - E sulla Palestina, sia pure con diversi accenti, questo è stato piuttosto evidente.

Le masse facenti parte del movimento di solidarietà con la Palestina contro il genocidio hanno di che lamentarsi su quale informazione sia stata prodotta e quale è stato l'atteggiamento della grande stampa nei confronti dei movimenti di opposizione e di solidarietà con la Palestina.

A fronte dei processi di repressione da tempo sosteniamo che la battaglia per difendere la storia e i movimenti provenienti dal centro sociale Askatasuna è una battaglia di carattere nazionale. Da sempre pensiamo che questo governo in particolare ha il chiaro scopo di cancellare questa esperienza chiudendo il centro ma con lo scopo di soffocare e schiacciare i movimenti antagonisti che in questa città giustamente si sviluppano e sono una riserva importante dell'intero movimento di lotta su questo terreno.

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