martedì 2 dicembre 2025

pc 2 dicembre - L’Italia imperialista e il governo Meloni preparano la guerra

da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 1/12 

L’imperialismo italiano è oggi ben rappresentato dal governo Meloni, un governo guerrafondaio, fascista, razzista, servo degli USA di Trump, con il ministro Crosetto, sul libro paga di Leonardo, azienda italiana di Stato, in testa per i profitti derivanti dalle guerre; un governo rappresentante di quel blocco politico/economico che è il complesso militare-industriale, un’alleanza di padroni delle industrie belliche, banche e finanza, per gli interessi economici che hanno nelle guerre per la spartizione del mondo e delle materie prime il loro “naturale” sbocco; un governo la cui politica Estera e di Difesa è orientata non certo al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, delle masse popolari e dei popoli ma alla distruzione, alla morte.

Denunciamo spesso il Governo Meloni come governo moderno fascista ma qualsiasi governo imperialista - e tutti i governi di USA, EU, Russia, Cina, lo sono - di qualunque colore politico, avrebbe fatto la stessa politica estera (oggi ci sono i fascisti al governo ma l’ex ministro Minniti è del PD e ha fatto da apripista e comunque non è un caso che su votazioni riguardo la politica di riarmo entrambi gli schieramenti parlamentari votino assieme). I fascisti portano il loro (dis) valore aggiunto al governo che significa indottrinamento militarista fin dalle scuole primarie, retorica del nazionalismo e della patria, esaltazione della guerra, propaganda ideologica della supremazia occidentale, disprezzo, autoritarismo e repressione delle voci contro.

Servire al meglio l’imperialismo è in definitiva lo scopo dei fascisti, e quelli di casa nostra sono genuflessi al miliardario neonazista Trump, sono complici del genocida Netanyhau, sono alleati di Orban, di Milei e di altri mostri al governo.

Vediamo i passaggi politici di questo governo nei preparativi di guerra. Non li elenchiamo tutti perchè non basterebbero 20 minuti di ORE12/Controinformazione rossoperaia per analizzarli ma bastano i fatti e le dichiarazioni di questi ultimi giorni da parte dei ministri di questo governo; nonostante che in vigore dovrebbe esserci ancora la Costituzione nata dalla Resistenza, almeno quello che ne è rimasto, con l’art. 11 svuotato ormai di senso perché il potere politico, dal centrosinistra a Meloni/Salvini, lo ha demolito, pezzo pezzo, con la partecipazione militare, con le missioni di “pace”, guerre "umanitarie".

Il governo ha approvato la Legge di bilancio per il 2026, si tratta di una finanziaria di guerra, con lo stanziamento di 23 miliardi nei prossimi tre anni e quasi 140 nei prossimi 15 per le spese militari. Contro questa legge c’è stato un primo sciopero dei sindacati di base - ma lo sciopero vero è ancora lontano da essere realizzato ma che è necessario - e il 12 dicembre i lavoratori sono chiamati a scioperare dalla CGIL.

Sempre in questi ultimi giorni si è riunito il Consiglio supremo di difesa che è partito con l’analisi e le decisioni che riguardano la partecipazione dell'Italia nei fronti di guerra: per l’ Ucraina si prepara il dodicesimo pacchetto aiuti che autorizza il sostegno fino al 2026 e l’adesione italiana al progetto Usa Purl (il meccanismo di acquisto di armi dagli Stati Uniti, finanziato dagli alleati europei, destinato a fornire equipaggiamento a Kiev), al momento congelata. E sull’Ucraina l’Italia imperialista si prepara ai profitti della ricostruzione.

Poi c’è Gaza e il passaggio all’incasso per la complicità italiana con il genocidio di Netanyhau, il sostegno al cosiddetto “piano di pace” di Trump firmato a Sharm el-Sheikh e la partecipazione agli affari della ricostruzione di "Gaza riviera". 

C’è la presenza militare italiana nel Sud del Libano, nel Sahel, la situazione in Libia e nei Balcani.

Il Ministro della Difesa ha diffuso una nota in cui dice che:“l’insieme di queste minacce rappresenta una sfida alla quale occorre reagire con necessaria tempestività e capacità, anche attraverso la definizione di nuovi strumenti”.

Qualche giorno dopo il ministro Crosetto ha affermato: "Le armi a Kiev solo per prendere tempo... senza riuscire verosimilmente a generare le condizioni necessarie per riconquistare i territori occupati o invertire in modo significativo l’andamento del conflitto”. E poi aggiunge: “La Federazione Russa dispone di risorse superiori, sia in termini di mezzi, con un’industria bellica più forte rispetto all’inizio del conflitto, sia sul piano umano, e non è vincolata da considerazioni morali riguardo al numero di perdite subite”. Qui il ministro parla di minacce all’Italia da parte della Russia e usa la propaganda bellicista per ingannare le masse e indicare un nemico pompato, in realtà, come tale: “È in atto una guerra continua che ci minaccia senza sosta, giorno e notte. Gli obiettivi sono le nostre infrastrutture critiche, i centri decisionali, i servizi essenziali, le strutture commerciali, le nostre industrie, le catene di approvvigionamento, il patrimonio cognitivo delle nostre popolazioni e, in ultima analisi, la tenuta complessiva del Paese”.

E poi continua Crosetto: "Quanto tempo ci vuole per mettere l’Italia in condizioni di difenderci da un eventuale attacco esterno? La mia previsione è questa: se, come stiamo facendo, ci attiviamo subito, prevedo ci vogliano sei anni. Dunque immagino nel 2031", ha dichiarato in un'intervista a Repubblica. Si tratta di una stima legata alla capacità autonoma del Paese: sei anni per pianificare, investire e integrare tecnologie avanzate, radar e sistemi di intercettazione in grado di proteggere non solo gli obiettivi strategici, ma anche le aree popolate, tenendo conto delle nuove possibili minacce provenienti dal cielo, dai droni ai missili balistici a corto e medio raggio.... vogliamo costruire un sistema complessivo di difesa, a partire da un modello di Iron Dome che possa garantire la nostra difesa da ogni minaccia".

L'Iron Dome è un sistema missilistico sviluppato in Israele, in grado di intercettare e neutralizzare razzi, droni e missili a corto raggio e progettato per proteggere aree strategiche del territorio. Sviluppato dalla Rafael Advanced Defense Systems, (azienda israeliana militare nata nel 1948 come corpo delle scienze militari delle Forze di Difesa Israeliane-IDF e trasformata poi nel 2001 in società statale e oggi è presente attraverso accordi tra lo Stato sionisti e lo Stato italiano nei porti italiani, in particolare in quello di Ravenna contro cui c’è stata una forte mobilitazione), e dall'Israel Aerospace Industries (azienda israeliana specializzata nella progettazione e produzione di sistemi aeronautici, satellitari, missilistici e di sicurezza), è stato inaugurato nel 2011 dalle IDF ed è parte di una triade di difesa aerea insieme ai sistemi David's Sling (Fionda di Davide) e Arrow, destinati a minacce a medio-lungo raggio. Si tratta di una tecnologia avanzata, disponibile solo tramite accordi governativi diretti con Israele. In Europa, l'unico Paese ad aver ottenuto una licenza per la produzione su scala locale, è attualmente la Romania, mentre gli Stati Uniti hanno integrato il sistema in alcuni programmi di cooperazione militare.

Il ministro della Difesa e i suoi compari di affari nell’industria bellica non vedono l’ora di piazzare le loro armi, di ammodernare un esercito come quello italiano che descrive povero di uomini (170 mila unità) e di mezzi, con 50 carri armati, 200 aerei da combattimento e una sessantina di navi militari, che ha bisogno di ammodernamento e anche di un potenziamento della tecnologia e dell’informazione: droni, robot, possibilità di conoscere in anticipo la capacità offensiva del nemico con una buona rete di intelligence e intelligenza artificiale.

Ma non solo. I nostri ragazzi, a cui questo governo ha negato il futuro, invece li vorrebbe pronti a sacrificarsi per la guerra e così, dopo Parigi e Berlino, anche Roma vuole introdurre la leva militare su base volontaria. Le dichiarazioni di Crosetto arrivano parallelamente al progetto di Servizio nazionale universale (Snu) annunciato da Macron, che prevede un servizio militare per i giovani di 18 anni su base volontaria, 25 anni dopo la fine della leva in Francia, punta a 50 mila ragazzi reclutati ogni anno e remunerati con 800 mila euro al mese, e avranno sconti del 75% sui treni e vitto e alloggio a carico dello Stato. L’investimento è piuttosto importante, con risorse per oltre due miliardi nella legge di programmazione militare 2026-2030. I primi tremila giovani saranno arruolati nell’estate 2026, destinati a diventare diecimila entro il 2030 e cinquantamila entro il 2035.

In Germania la leva è mista. Da gennaio se hai 18 anni ti devi registrare on line per una visita medica di selezione, poi la durata del servizio militare è tra 7 e 23 mesi ma, se i volontari saranno in numero insufficiente ci sarà l’obbligatorietà. E questo è sicuro in prospettiva per tutti i governi che hanno fatto proposte sul servizio di leva, dove “volontaria” è sinonimo di “obbligatoria”.

In Italia la leva obbligatoria è stata sospesa - non abolita - nel 2005 per ridurre i numeri e per formare soldati come professionisti nell’uccidere. Alla proposta di ritorno della leva si è unito il miserabile Salvini che sostiene il servizio militare addirittura come forma di “educazione civica” dei ragazzi.

Crosetto e i vertici militari stanno preparando, per presentarlo a gennaio, un progetto di legge per introdurre una “riserva” di giovani formati in un anno nelle forze armate, sottoposti a esercitazioni cicliche e richiamabili in caso di necessità. Si parla in questi giorni di 10 mila ragazzi da inviare alla leva ma il numero sarà certamente più alto, si parla di 30/40 mila, ma sui numeri “deciderà il Parlamento”, dice il ministro.

La riserva ausiliare dello Stato imperialista italiano vuole i nostri giovani come carne di cannone.

Oltre ai giovani, il ministro Crosetto punta anche a una "riserva selezionata" di professionisti, militari ma anche civili, già formati come ingegneri, esperti di informatica, militari in congedo, medici, tutti necessari nell'impiego in questa guerra che il ministro continua a descrivere come "ibrida", con l'uso dell'Intelligenza artificiale come ha fatto Netanyhau nel genocidio contro il popolo palestinese - e questo criminale di guerra viene preso come modello.

Il comunicato del ministero della Difesa afferma: «Un hacker difficilmente si arruolerà, ma può comunque offrire il proprio contributo se è motivato dall’amore per il Paese».

Il ministro Crosetto inventa una minaccia alla “sicurezza nazionale” e su questa base arma l’esercito, aumenta gli effettivi e trascina i giovani nella guerra interimperialista, e l’Ucraina è ancora una volta il pretesto per alimentare i profitti delle industrie di armi e i preparativi di guerra. La sicurezza dell’Ucraina per Crosetto «deve essere garantita dalla sicurezza che tutto il mondo dà all’Ucraina che la Russia non entrerà mai più nel territorio ucraino, ma non sono garanzie che possono dare gli europei, gli europei possono dare garanzie per sostenere nei prossimi anni le forze armate ucraine». Questo, ha sottolineato, «perché l’Ucraina non avrà le condizioni economiche interne per sostenerle e avrà bisogno di un aiuto dell’Europa per sostenere la propria ripresa, quello sì, avranno bisogno sempre di più di addestramento, e glielo daremo».

Un altra dichiarazione, questa volta dell’Amministratore delegato di Leonardo, la fabbrica della morte italiana, Cingolani che, sulle premesse condivise con il governo, quelle cioè che dovremmo prepararci alla guerra contro la Russia, ha detto che: “La guerra non sta finendo, ed è un buon momento per investire sulla difesa. Altrimenti ci sterminano”

Secondo il dirigente di Leonardo “sta iniziando la guerra nuova” quindi è per l’acquisto di armi e strumenti di difesa e lo ha detto durante la presentazione del Michelangelo Dome, una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale. Nel contesto della guerra in Ucraina, Cingolani ha citato “18.000 casi di attacco ibrido all’anno nelle grandi nazioni”, prima di mettere in guardia: “I prossimi anni di pace apparente potrebbero essere gli anni necessari a chi attacca da sempre per sviluppare armi che sono difficili da neutralizzare”.

Un altro fatto rafforza i preparativi di guerra con l’impiego di bombe nucleari: gli Usa rinforzano le atomiche a Ghedi, ha riportato qualche quotidiano,“sono strumenti che collocano l’Italia dentro un mosaico militare raffinato, dove l’F-35 diventa vettore strategico e le basi di Ghedi e Aviano si trasformano in nodi chiave del dispositivo nucleare europeo” riporta il sito online Insideover che aggiunge: “Le basi che ospitano armamenti nucleari diventano obiettivi militari di priorità assoluta in caso di conflitto. Significa che, nel momento in cui la NATO punta sulla presenza delle B61 in Italia, il Paese assume una centralità militare che ha un costo: essere al centro della mappa dell’eventuale risposta russa. È un tema che raramente affiora nel dibattito nazionale, ma che altrove — negli Stati Uniti, nei Paesi nordici, nei think tank europei — è considerato cruciale. L’Italia, diventata nel Mediterraneo il perno della deterrenza, è anche il paese che più di altri si esporrebbe in caso di escalation.”

Questo è il costo che pagano i lavoratori e le masse popolari del nostro paese al patto con la NATO che nega la possibilità di conoscere quello che succede nelle basi USA/NATO riguardo la presenza di ordigni nucleari, ma le atomiche americane sono la cambiale che il governo Meloni/Crosetto paga per essere i servi in prima fila di Trump e occupare “un posto al sole” tra le potenze imperialiste.

In parallelo al dibattito interno sulla difesa nazionale, nei giorni scorsi sono circolate indiscrezioni su un possibile rafforzamento del contributo italiano alla missione NATO "Sentinella Orientale", attiva sul fianco Est dell'Alleanza. Secondo alcune fonti, l'Italia starebbe valutando l'invio di due caccia in più rispetto ai quattro già operativi. Il Ministero della Difesa ha però smentito, precisando che "non è giunta alcuna richiesta di rafforzamento del fianco Est", ma aggiungendo che eventuali sviluppi futuri dovranno seguire le procedure formali previste in ambito NATO.

Il governo guerrafondaio di Meloni quindi è il nemico principale da rimuovere per contrastare la guerra “a pezzi” che è in atto da quando gli imperialisti si contendono il mondo con il coltello tra i denti, a partire della guerra in Ucraina.

Per concludere facciamo un parallelo storico - e qui ci può aiutare la Treccani - per capire che le dinamiche che oggi portano alla guerra sono le stesse di ieri e sono fatte proprie da questo governo erede del fascismo storico:

“Nel 1938, quando ancora la Seconda guerra mondiale non era stata scatenata dai regimi fascisti, in Italia apparve un libro dal titolo significativo, Economia armata. Vi comparivano alcuni importanti discorsi di Benito Mussolini, in cui si dichiarava inevitabile uno scontro di civiltà fra i fascismi e le democrazie europee. Seguivano alcuni scritti del maresciallo Pietro Badoglio, capo dello Stato maggiore generale (cioè delle forze armate) e dal 1937 presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Completavano il volume gli interventi dei capi di Stato maggiore delle diverse forze armate. Tutti gli autori si confrontavano con l’obiettivo, indicato nel titolo, della preparazione della guerra e della necessità di instaurare un rapporto fra politica, industria, scienza e istituzione militare.

Alcuni degli argomenti comparivano più volte nella pubblicazione ed erano toccati trasversalmente da vari autori, indipendentemente dal fatto che fossero politici come Mussolini o tecnici come avrebbero dovuto essere Badoglio e gli altri militari. Erano i temi delle materie prime strategiche, delle tecnologie ‘di punta’, delle comunicazioni, della logistica, insomma dell’organizzazione della produzione bellica nazionale, all’incrocio fra Stato e interessi privati, tra militari e civili.

Il film è lo stesso. 

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