L'altro gruppo, insieme all’Ilva, al centro della situazione di crisi attacchi alle condizioni dei lavoratori e mancate soluzioni del governo dei padroni è chiaramente il gruppo Stellantis. L'osservatorio privilegiato del nostro lavoro nel gruppo Stellantis è la Stellantis di Melfi sia perché è la fabbrica in cui si è prodotta nella storia più recente degli ultimi vent'anni la lotta operaia più significativa; i 21 giorni della Fiat Sata di Melfi sono stati un'esperienza meritevole di entrare nella storia della lotta di classe e in particolare nella storia della lotta della classe operaia degli ultimi anni. Esistono sui 21 giorni ampi materiali, cronache, commenti, analisi che abbiamo prodotto nel fuoco di quella lotta di cui all'epoca fummo attivi e anche qualcosa in più.
Ma parliamo della Stellantis di oggi. Mentre per il futuro dello stabilimento vengono aggiornati i fantasmatici progetti di Stellantis di farne un polo significativo con modelli adatti ad aggiungere volumi di produzione, si parla di 200 mila auto, nella sostanza ora le cose però sono diverse, quello che è in atto è un massiccio licenziamento nelle fabbriche dell'indotto. Sono oltre mille gli operai a rischio che si
danno il cambio sia nel ricevere le comunicazioni che li mette fuori dalla fabbrica sia nel darsi il cambio con presidi di resistenza che cercano di attivare.La verità è una sola, tutte le aziende collegate alla Stellantis e in particolare quelle legate all'indotto della Stellantis non hanno effettivo futuro se non nella Stellantis stessa.
Quindi o si rientra nella logica che il piano deve prevedere l'internalizzazione di queste fabbriche nell'intero ciclo Stellantis e quindi accompagnare questa internalizzazione con forme di transizione adesso, oppure tutto il resto è un bluff. Perché queste fabbriche non hanno un futuro occupazionale al di fuori della Stellantis, e sostanzialmente o si riesce a stabilire un rapporto stretto con la Stellantis ritenendole parte della vertenza Stellantis oppure i lavoratori non hanno effettivo futuro se non quella della cassa integrazione permanente che si trasforma in licenziamenti.
Il ciclo dei rapporti tra governo e sindacati - che non è la stessa cosa tra governo e operai dato che non c'è nessun rapporto tra questo governo e gli operai, se non da parte dei partiti di questo governo col tentativo di coinvolgere gli operai nella politica che riguarda la Basilicata come qualsiasi altra regione - c'è molto da dire. Il ciclo è: i lavoratori ricevono le lettere, si chiede il tavolo, c'è l'incontro a Roma e i risultati di questo incontro sono sempre gli stessi, nessuna reale soluzione della vertenza, ammortizzatori sociali temporanei che preparano la definitiva fuori uscita degli operai, lo spostamento della discussione nella Regione che avvia nel quadro delle aree di crisi complessa piani fumosi di ricollocazione, riconversione e di formazione dei lavoratori. Piani che in tutte le regioni in cui questo percorso è stato avviato – vedi la Puglia - non ha prodotto un solo posto di lavoro se non la progressiva transizione dei lavoratori nella sacca dei licenziamenti e della disoccupazione/Naspi.
Quindi la richiesta di convocazione urgente è una richiesta spuntata in partenza, proprio perché ai Tavoli si arriva sempre allo stesso punto, riunioni interlocutorie che non segnano alcun passo avanti nella trattativa.
I Tavoli romani sulla PMC e la Brose, le due aziende dell'indotto della Stellantis di Melfi, si sono chiusi anche in questa settimana con un nulla di fatto e con un rinvio generico a gennaio del prossimo anno.
La verità è che nessuno intende trattare queste vertenze come interne al piano auto e quindi imporre un rapporto tra Stellantis e ditte dell'indotto come una partita unica. Invece si va lì per chiedere la riconversione ma chiaramente questa riconversione non ha alcun futuro.
I lavoratori sono costretti chiaramente a fare i presidi permanenti, o a interromperli ed eventualmente a riprenderli.
Le promesse da parte del Ministero del Lavoro e poi attraverso il meccanismo di aria di crisi complessa, della Regione di contattare nuovi imprenditori disponibili a rilevare questo tipo di aziende, si rivelano pure promesse utili al massimo per una continuità dell'ammortizzatore sociale.
Questa strada deve essere interrotta, prendendo un'altra strada, su cui non insisteremo mai abbastanza, che è quella di considerare, operai della Stellantis e operai dell'appalto come parte di una stessa lotta. E quindi lavorare per l'unità di questa vertenza e considerare che ogni trattativa con i Tavoli Stellantis deve comprendere la soluzione delle ditte dell'appalto di cui è la Stellantis stessa che si deve fare carico.
Chiaramente non è questa la linea dei sindacati confederali, di nessuno di essi che nella maggior parte dei casi più che tutelare la lotta degli operai dell'indotto tutelano di fatto i piani di Stellantis. E' questo il punto principale, e anche la forma dei presidi, che naturalmente è obbligata e necessaria nel caso di queste vertenze, se non ha l'obiettivo di forzare la mano alla Stellantis e quindi in un certo senso di bloccare gli ingressi della Stellantis, evidentemente perdono la controparte fondamentale.
E' necessaria una piattaforma operaia per tutelare i lavoratori. Su questo la linea che propone lo Slai cobas per il sindacato di classe è simile a quella che propone in altre fabbriche del gruppo Stellantis e in altri settori - vedi la siderurgia. Difesa rigida degli interessi operai intorno a: nessun esubero, riduzione della cassa integrazione, riduzione dell'orario di lavoro, evitare di trattare le vicende delle ditte una per una ed evitare di trattarle in forma distinta dal futuro del gruppo Stellantis.
Noi siamo per questa strada diversa. Siamo perchè si realizzino accordi aziendali e generali che permettano ai lavoratori in occasione delle punte di crisi di salvaguardare il salario e il lavoro e che si crei un'unità di posizione nell'azione interna della fabbrica sia tra operai diretti dell'auto che operai dell'indotto, in un quadro più generale di unità degli stessi operai dell'auto dei vari stabilimenti.
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