Andrea Siccardo | altreconomia.it
10/10/2025
Il prodotto più esportato da Washington a Tel Aviv nei primi sette mesi di quest'anno -fonte Dipartimento del Commercio americano- sono state bombe e granate (davanti a diamanti e aerei). Una piccola ma significativa parte rispetto ai 21,6 miliardi di dollari di aiuti militari Usa al Governo Netanyahu tra ottobre 2023 e settembre 2025. L'analista Giorgio Beretta spiega perché il presidente Trump andrebbe perseguito
"È paradossale che sia proprio il presidente americano a festeggiare il raggiungimento del cessate il fuoco a Gaza. Sono stati infatti gli Stati Uniti, sia durante la presidenza Biden sia sotto Trump, il principale fornitore di armamenti e sistemi militari a Israele, comprese le bombe utilizzate per radere al suolo la Striscia di Gaza. Voglio essere chiaro: considerata la quantità di bombe fornite a Tel Aviv, è stato di fatto il governo americano a bombardare Gaza".
Giorgio Beretta, analista dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal), lo dice alla luce dei dati sul commercio estero pubblicati dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Dimostrano chiaramente che nei due anni successivi al 7 ottobre le esportazioni di armi leggere e munizionamento pesante verso Israele sono esponenzialmente aumentate, arrivando appunto nel 2025 (gennaio-luglio) a diventare la prima voce di esportazione per valore in dollari dagli Stati Uniti verso Israele.
Secondo i dati dell'International trade administration, aggiornati a luglio di quest'anno, nel 2025 gli Stati Uniti hanno esportato verso Tel Aviv prodotti per un valore complessivo di circa otto miliardi di dollari. Il prodotto più esportato sono le bombe e granate (per la precisione tutto ciò che è incluso sotto la voce "Bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce ed altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi i pallettoni, i pallini da caccia e le borre per cartucce") per un totale di poco più di un miliardo di dollari (1,072 miliardi). Anche se si tratta solo di una piccola parte rispetto alla mole di aiuti militari inviati dagli Stati Uniti a Israele -che secondo la Brown University hanno raggiunto quota 21,6 miliardi di dollari tra ottobre 2023 e settembre 2025- questi numeri mostrano chiaramente come l'operazione militare israeliana a Gaza abbia influenzato le relazioni anche economiche tra i due Stati.
Ancor più se si considera che nel 2022 il valore delle bombe e munizioni esportate dagli Usa a Israele ammontava ad "appena" 339 milioni di dollari. Ma, proprio a partire dall'ottobre 2023, come mostrano anche i dati delle Nazioni Unite sul commercio internazionale (Comtrade), si è assistito a una crescita senza precedenti dei valori delle spedizioni esplosive. Già l'export del 2023 ha toccato 663 milioni, circa il doppio del 2022, per poi raddoppiare ulteriormente nel 2024 sfiorando la soglia di 1,4 miliardi di dollari. Un commercio che si è intensificato ulteriormente nel 2025: solo nei primi sette mesi gli Stati Uniti hanno venduto a Israele più di un miliardo di dollari di bombe e missili contro gli 812 milioni dello stesso periodo del 2024. Al contrario, la seconda merce di scambio (diamanti grezzi o lavorati) ha registrato un declino, passando dai 3,78 miliardi di dollari del 2023 ai 950 milioni dell'anno attuale.

Non si tratta però solo di bombe o granate. Anche gran parte delle altre esportazioni di armi comuni e di tipo militare hanno registrato un incremento negli ultimi due anni. Lo si osserva in particolare nelle armi da guerra ("Armi da guerra, incluse pistole mitragliatrici") passate dai sette milioni del 2022 ai 23 milioni del 2023 e ai 43 del 2024 fino ai 20 milioni dei primi sette mesi del 2025 e per pistole e rivoltelle il cui valore di esportazione è cresciuto da cinque milioni di dollari del 2022 ai 23 milioni del 2023 e ai 32 del 2024. Mentre per l'anno in corso questo valore ha già raggiunto i sette milioni. Valori stabili ma comunque elevati per quanto riguarda le parti di ricambio di fucili e armi leggere, pari a 65 milioni di dollari nel 2023, a 92 milioni nel 2024 e a 36 milioni per l'anno attuale.
Un'altra tipologia di prodotti di interesse per la macchina bellica di Tel Aviv è quella dei mezzi blindati. Anche in questo caso le forniture statunitensi hanno giocato un ruolo fondamentale e sono cresciute negli ultimi due anni, passando dagli 82 milioni nel 2022 ai 216 milioni nel 2024 ed a 132 milioni nel 2025.

Il costante supporto degli Stati Uniti alle operazioni militari nella Striscia di Gaza fino al genocidio può costituire una seria violazione del diritto internazionale. "Nonostante gli Stati Uniti, così come Israele, non riconoscano la giurisdizione della Corte penale internazionale (Cpi) non significa che non possano subire conseguenze se forniscono armi a Stati come Israele i cui rappresentanti nazionali vengono riconosciuti colpevoli di 'crimini contro l'umanità' e di 'crimini di guerra' -riflette Beretta-. È il caso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, verso i quali già da fine 2024 la Cpi ha emesso mandati di arresto".
Beretta cita un precedente importante. "Non va dimenticato che nel 2016 per evitare accuse di complicità l'allora amministrazione Obama di decise di sospendere le esportazioni all'Arabia Saudita di 'bombe aeree' e di 'munizionamento di precisione' che erano la principale causa di vittime nei bombardamenti, spesso indiscriminati, dell'aeronautica militare saudita in Yemen". Altro che Nobel per la pace, conclude Beretta: "Trump dovrebbe essere perseguito insieme a Netanyahu per crimini di guerra".
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