mercoledì 29 gennaio 2025

pc 29 gennaio - Torino. La Santa Inquisizione arriva al dunque - fare di Torino la capitale della repressione e del moderno fascismo - NO Pasaran!

 dalla stampa borghese

Il Procuratore apre l’anno giudiziario disegnando Torino come capitale dell’antagonismo

Al centro del sistema ci sarebbe Askatasuna

TORINO – All’inaugurazione dell’anno giudiziario a Torino (mentre i magistrati protestavano fuori dal palazzo di giustizia), il Procuratore Generale di Piemonte e Valle d’Aosta, Lucia Musti, ha offerto un quadro dettagliato e preoccupante sul fenomeno del movimento antagonista torinese. In particolare, ha posto l’accento sull’attività del centro sociale Askatasuna, descrivendolo come un esempio di “monopolio del circuito autonomia e contropotere” che da trent’anni domina il territorio.

Secondo Musti, il gruppo ha raggiunto un’egemonia a livello nazionale grazie a una strategia ben organizzata, capace di “intercettare le tensioni sociali” e di alimentarle attraverso un’apparente solidarietà, che nasconde una progettualità mirata ad aumentare il livello di conflittualità contro le Istituzioni. Il movimento, ha sottolineato, avrebbe assunto un ruolo di regia nella mobilitazione violenta in Val di Susa, nel contesto delle proteste No Tav, realizzando una struttura organizzativa complessa e capace di conquistare il consenso di una parte dell’opinione pubblica.

Torino, capitale dei centri sociali e dell’antagonismo

Il Procuratore ha inoltre tracciato un profilo della città di Torino, definendola “capitale dei centri sociali

e degli anarco-insurrezionalisti”. Una definizione che riflette il ruolo centrale del capoluogo piemontese nell’attrarre e coordinare forze antagoniste provenienti da tutto il Paese. Grazie a una rete capillare, che fa leva anche sull’uso dei social media, i gruppi antagonisti torinesi dimostrano una straordinaria capacità di mobilitazione e reclutamento, estendendo la loro influenza ben oltre i confini regionali.

Uno degli aspetti più critici sottolineati da Musti riguarda il coinvolgimento di giovani e giovanissimi nelle attività del movimento. “Torino è tristemente nota per la pericolosa capacità di attrarre soggetti di minore età, reclutati e istruiti, i quali partecipano concretamente alle manifestazioni”, ha dichiarato. Un fenomeno che non solo espone i minori a rischi significativi, ma che rafforza la capacità del movimento di perpetuare la propria presenza e azione nel tempo.

La connessione con il movimento No Tav

Un altro punto nevralgico è il rapporto tra il movimento antagonista e i cittadini che, pacificamente, manifestano il proprio dissenso nei confronti di grandi opere come la TAV in Val di Susa. Secondo il Procuratore, questa connessione rappresenta un fattore cruciale: il movimento antagonista si infiltra e si sovrappone a gruppi di cittadini animati da intenzioni pacifiche, trasformando proteste legittime in occasione di scontri violenti.

Un pericoloso fenomeno di “eversione di piazza”

L’analisi del Procuratore Generale si conclude con una riflessione sull’“eversione di piazza”, un fenomeno che Lucia Musti definisce come “sconvolgimento e rovesciamento dello stato delle cose”. Un concetto che fotografa la capacità di tali movimenti di generare instabilità sociale e mettere in discussione l’ordine pubblico attraverso l’organizzazione di cortei violenti e altre condotte antigiuridiche.

Il distretto del Piemonte e Valle d’Aosta, ha ricordato il Procuratore, si distingue infatti per eventi critici che vedono Torino come protagonista, con modalità che si connotano per gravità e singolarità. Una realtà che richiede un’attenta riflessione e interventi mirati per contrastare l’eversione e tutelare i diritti di chi manifesta pacificamente.

Torino sotto pressione: le manifestazioni violente e il rischio di un ritorno agli anni di piombo

Aimi: “Necessario un intervento deciso per evitare il ripetersi di un ritorno al passato”

TORINO – Torino, un tempo simbolo di innovazione e cultura, si trova oggi al centro di un dibattito acceso sulla sicurezza e la gestione delle manifestazioni. Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Enrico Aimi, in rappresentanza del Consiglio superiore della magistratura (Csm), ha messo in evidenza la preoccupante escalation di “manifestazioni violente” che hanno lasciato un segno profondo nella comunità e provocato numerosi feriti tra le forze dell’ordine.

Aimi ha espresso solidarietà ai membri delle forze dell’ordine, sottolineando l’importanza di un intervento deciso e tempestivo per affrontare situazioni che, se non gestite con determinazione, potrebbero riportare il Paese a un’epoca buia, simile agli anni di piombo. Le sue parole risuonano come un campanello d’allarme, non solo per Torino, ma per l’intera nazione, suggerendo che il fenomeno della violenza nelle manifestazioni non è un caso isolato.

Un aspetto centrale del discorso di Aimi è stata la questione del risarcimento richiesto dalla Presidenza del Consiglio e dai ministeri dell’Interno e della Difesa, pari a 6,8 milioni, agli imputati del processo legato al centro sociale torinese Askatasuna.

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