presidio sotto il consolato turco: "La Baycar, l'azienda del genero di Erdogan, produce i veicoli senza pilota che stanno massacrando la resistenza curda nel Rojava. Saremo complici di questo massacro"
Genova. “Dalla caduta del regime di Assad le milizie jihadiste finanziate, addestrate e guidate dalla Turchia hanno dato vita ad un attacco supportato dall’aviazione e dai droni turchi che al momento si concentra sulla diga di Tishreen a soli 65 km da Kobane. Chiediamo quindi al governo italiano di rivedere l’accordo che consentirà alla Baycar, società turca di proprietà del genere del presidente Erdogan e produttrice dei droni che sono usati negli attacchi assassini in Rojava e in molti altri teatri di guerra, di acquisire la Piaggio Aerospace“.
Questo l’appello lanciato attraverso una nota stampa dal comitato Defend Rojava Liguria, nell’ambito della Rete Kurdistan Liguria, che domani, domenica 26 gennaio, porterà in piazza la sua protesta, con un presidio previsto alle ore 16 in largo Sandro Pertini, sotto le finestre del consolato Turco a Genova, ancora oggi presidiato dai militari dell’esercito italiano.
Le mire di Erdogan sono evidenti, vale a dire approfittare del contesto geopolitico di questi mesi per annichilire il più possibile la resistenza curda: “Kobane simbolo della resistenza curda contro l’isis che dieci anni fa rappresentò per la Siria per il mondo un faro di speranza contro le barbarie – si legge nel manifesto di Defend Rojava – Ora la Turchia vuole cancellare l’esperienza del confederalismo democratico applicata in questi territori cancellando i valori delle libertà giustizia che rappresenta la possibilità di sviluppare un futuro democratico per la siepe per tutto il mondo Medio Oriente. Il protagonismo delle donne rappresentato dallo slogan “donna vita libertà” è intollerabile per i regimi patriarcali che in diverse forme dominano la regione. Chiediamo che la comunità internazionale intervenga affermando gli attacchi della Turchia favorisca un futuro democratico ed inclusivo che dia finalmente pace e tutti i popoli della martoriata Siria“.
E poi la protesta contro l’acquisizione di Piaggio Aerospace, eccellenza aeronautica italiana, da parte della turca Baycar, industria bellica tra le più grandi produttrici mondiale di droni, i cui “prodotti”, stanno letteralmente seminando morte e distruzione in diversi teatri bellici. In Siria, ma non solo: “Chiediamo quindi che sia intraprendere una vera politica di riconversione civile dell’Industria bellica e che comunque le produzioni militari italiane non sia destinati a stati impegnati in conflitti armati come previsto dalla legge 185/90 nello spirito della nostra Costituzione”
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