Nella lotta contro la repressione in corso, prima di tutto dobbiamo comprendere il salto di qualità che questo governo Meloni-Piantedosi-Nordio sta portando. Certo, il livello di repressione lo avevano già alzato i governi precedenti e il Governo Meloni si trova con la strada spianata, ma sarebbe cieco non vedere il salto dello Stato di polizia fatto da questo governo e dai suoi Ministri, i cui decreti, misure adottate o da attuare di più a breve, sono impregnati anche da un humus politico/ideologico fascista, razzista, e soprattutto inseriti nella attuale fase di guerra imperialista, di sostegno alla politica genocida di Israele e alla guerra inter imperialista in Ucraina, per cui l'obiettivo prioritario della repressione sono i movimenti pro Palestina, contro la guerra, e gli immigrati.
Quindi pensare e dire che è "tutto uguale" è miope. Mentre loro alzano il tiro, da parte nostra non dobbiamo, non possiamo "normalizzare" la repressione, ma alzare il tiro della comprensione e quindi della lotta oggi necessaria contro il governo e lo Stato.
L'altro aspetto, in parte legato al primo, è che col discorso 'tutti i governi borghesi reprimono' non si cerca di contrastare qui ed ora provvedimenti, decreti, misure concrete che via via stanno alzano ed estendendo le misure repressive. Questo indebolisce la necessità di passare dalla denuncia all'azione, impedisce di frapporre ostacoli che possano creare, con le iniziative di lotta, di opposizione, una coscienza di massa del carattere della repressione oggi, della natura del governo Meloni.
Perchè il Ddl sicurezza deve passare? Perchè la nuova legge sulle carceri non deve essere contrastata in ogni modo? Attaccando anche il carattere di illegittimità dell'azione del governo e di violazione anticostituzionale, anche da parte del Pres. Mattarella che parla ma poi sempre firma
Il punto principale è l'opposizione di lotte reali, è la solidarietà di classe verso chiunque e dovunque avviene la repressione: "toccano uno toccano tutti" deve sempre trovare la sua manifestazione, così come il sostegno alle rivolte nelle carceri, nei Cpr; la solidarietà attiva ai giovani, compagni, compagne, ai rivoluzionari, a tutti, colpiti per le manifestazioni pro Palestina, ecc.
L'altro punto è frapporre ostacoli legali, anche sfruttando l'attuale contraddizione, nel campo borghese, tra parte dei magistrati e governo Meloni; mobilitando democratici, avvocati, giornalisti a schierarsi dalla parte giusta.
Questi due aspetti stiamo cercando di intrecciarli anche nella vicenda del "foglio di via" che ha colpito il nostro compagno Sebastiano Lamera, operaio, delegato slai cobas sc della Tenaris-Bergamo, per la sua partecipazione attiva alla mobilitazione di Milano pro Palestina e in particolare alla manifestazione del 25 aprile.
Da un lato vasta denuncia, prese di posizione tra la comunità palestinese, soprattutto tra i giovani palestinesi, appello e iniziative alle fabbriche, ai proletari in lotta, e contemporaneamente rafforzamento della mobilitazione di Sebastiano negli altri luoghi di lotta, fino a prevedere forme di violazione del provvedimento.
Dall'altro lato, l'azione legale con il ricorso al Tar contro il "foglio di via".
Su questo, di seguito, pubblichiamo una nuova intervista all'avvocato Gianluca Castagnino che insieme a Eugenio Losco ha presentato il ricorso.
Questa intervista è importante perchè spiega il significato di questa azione legale e come essa sia parte della battaglia contro l'insieme dell'azione del governo.
INTERVISTA
Proletari comunisti Bergamo - Oggi torniamo a parlare dell’attacco che viene fatto in particolare contro le manifestazioni, i compagni solidali con il popolo palestinese. Uno di questi ha colpito attraverso un “foglio di via” un compagno di Bergamo, Sebastiano Lamera dello Slai Cobas per il sindacato di classe e anche di proletari comunisti, partito prendendo a pretesto le iniziative che ci sono state il 25 Aprile a Milano per la Palestina.
Siamo in collegamento con l'avvocato Gianluca Castagnino dello stesso studio di Eugenio Losco e Mauro Straini che si occupano da tempo e fanno una battaglia quotidiana rispetto agli aspetti giuridici, legali che colpiscono ovviamente chi si oppone allo stato di cose esistenti e si mette in campo per la solidarietà, per presentare e fornire alcuni altri elementi sul perché abbiamo ritenuto importante fare un ricorso al TAR rispetto a questo “foglio di via”.
Quindi vorrei partire chiedendo di illustrare ed entrare nel merito queste misure che vengono utilizzate direttamente dalla questura per impedire e alla fine limitare quelle che sono le libertà, comunque anche democratiche, di poter esprimere la propria opinione, partendo dal caso specifico che però nasconde quelli che sono gli attacchi più generali molto insidiosi rispetto a questo tipo di misura amministrativa.
Avv. Gianluca Castagnino - Io partirei con la definizione di quello che è il “foglio di via” che è una misura di prevenzione e le misure di prevenzione sono quelle misure che vengono adottate ed emesse dalla questura, quindi da un organo amministrativo e non giudiziario.
Questo è un aspetto fondamentale, perché il legislatore ha conferito all'amministrazione la possibilità di privare parzialmente la libertà di un soggetto e in questo caso la libertà di poter stare in un determinato territorio, ma questa privazione può essere fatta soltanto se sussistono determinati requisiti, che sono appunto quelli della pericolosità sociale del soggetto e della classificazione del soggetto all'interno di categorie che il legislatore ha previsto, stiamo parlando del decreto legislativo 159 del 2011, per voler dare una veste normativa al discorso che stiamo facendo. Come dicevi anche tu, il foglio di via rischia di diventare un pò uno strumento, da parte della amministrazione e nello specifico della questura, volto a impedire l'esercizio di determinati diritti, soprattutto legati al diritto di manifestare il proprio pensiero, manifestazione di piazza, che può essere l'adesione a un determinato tema piuttosto che sotto un profilo sindacale, la partecipazione a picchetti piuttosto che a manifestazioni sindacali contro il datore di lavoro.
Perché sono scivolosi questi provvedimenti? Perché l'amministrazione, la questura ha un'ampia discrezionalità nell’applicarli. Però quest'ampia discrezionalità deve fondarsi su elementi obiettivi. Quindi il legislatore consente all'amministrazione la privazione a condizione che gli elementi posti a fondamento di questa misura siano per primo obiettivi, quindi che faccia riferimento a sentenze di condanna, benchè non è necessario che ci sia una sentenza di condanna, e dopo magari spieghiamo la ragione, ma che ci siano degli elementi quali segnalazioni di polizia, specificate nel provvedimento. Quindi questa obiettività e poi la pericolosità deve essere attuale, cioè deve sussistere la pericolosità nel momento in cui il soggetto viene colpito da questi provvedimenti e quindi ci deve essere una costante della condotta del soggetto a commettere reati o comunque a comportarsi in violazione delle norme di carattere penale, perché di questo stiamo parlando.
Nel caso specifico, calando il foglio di via a quello dato a te Sebastiano Lamera, il provvedimento prevede che tu non possa entrare nella città di Milano per un periodo di sei mesi. Uno potrebbe anche dire: per i sei mesi di interdizione uno fa altro e aspetta… Però il pensiero che c'è stato alla base e alla volontà di fare poi il ricorso al Tar era proprio quello di fare un ricorso all'autorità giudiziaria per mettere in evidenza le fallacità di questo sistema utilizzato dalla questura.
Nel caso specifico, perché di questo che stiamo parlando, i precedenti penali di Sebastiano, che poi non sono condanne ma segnalazioni di polizia utilizzate dalla questura per giustificare il proprio provvedimento, sono delle condotte tutte legate a manifestazioni di piazza quindi legate a determinate varie tematiche e in un’occasione quale rappresentante sindacale in un picchetto. Queste condotte sono state ritenute violente; una manifestazione del pensiero va bene, ma la questura ha detto non va bene in questo caso perché queste condotte sono state violente, perché hanno impedito a determinati soggetti di poter poi fare determinate cose. Mi viene in mente il picchettaggio, per cui con il picchettaggio si impediva magari l'entrata, l'uscita dei mezzi da determinati luoghi del datore di lavoro. Ecco per potersi parlare di una manifestazione di pensiero contraria alla legge, la manifestazione deve essere violenta, allora in questo caso la manifestazione non scrimina la condotta eventualmente penalmente rilevante.
E qua che siamo intervenuti noi proprio per sottolineare come mancasse del tutto il concetto di violenza previsto dal codice penale. Tutte le pronunce del Tar hanno quale fulcro il concetto di violenza per il codice penale dell'articolo 610 del codice penale.
I fatti riportati all'interno del “foglio di via” di Sebastiano Lamera non danno riscontro ad una violenza nei confronti di altri soggetti; “ostruzionismo”, ma per giurisprudenza pacifica l’ostruzionismo non integra il reato di violenza, e quindi la manifestazione del pensiero fatta anche attraverso l'ostruzionismo, si pensi ad esempio al picchettaggio come si diceva prima, è manifestazione lecita e consentita. perché previste dalla Carta costituzionale, siamo parlando dell'articolo 21, quello più generale del principio della libera manifestazione del pensiero e poi tutti gli altri articoli della Costituzione che si occupano invece del sindacato e delle manifestazioni dello sciopero nell'ambito lavorativo.
Quindi quando queste condotte vengono fatte anche con una certa irruenza, ma mai violenza, sono scriminate proprio perché previste dalla Carta costituzionale e poi, volendo anche incidentalmente, dal codice penale, laddove si può applicare l'esercizio del diritto quale scriminante del fatto di reato. E per questa ragione che si è voluto fare un ricorso contro questo tipo di “foglio di via” perché deve passare il concetto che il “foglio di via” non può essere uno strumento utilizzato dall'amministrazione per impedire a determinati soggetti di poter partecipare a determinate manifestazioni di piazza e quindi di poter esercitare il proprio diritto di manifestare il proprio pensiero, perché altrimenti sarebbe un modo per colpire determinati soggetti ed utilizzare questo strumento in maniera anomalo rispetto a quello che è la volontà del legislatore, questo in sostanza è il cuore di quello che è stato il nostro ricorso.
Quindi dire che Sebastiano Lamera tutte le volte che ha partecipato a manifestazioni di piazza, lo ha fatto nel suo ruolo di rappresentante sindacale, ed in ogni caso tutte le volte che Sebastiano Lamera è stato identificato nelle manifestazioni di piazza, queste manifestazioni erano svolte in assenza di quella violenza di cui abbiamo parlato prima.
Aspetteremo il 6 di settembre che ci sarà l’udienza di sospensiva e in quell'occasione sicuramente la questura si costituirà attraverso l'avvocatura distrettuale, vediamo le carte che offriranno, vediamo la descrizione di queste condotte che sono state inserite nel foglio di via e potremo anche in quell'occasione difenderci ulteriormente e chiarire la posizione di Sebastiano.
Proletari comunisti Bergamo - Questo ricorso è anche importante perché questo provvedimento come tanti altri devono decadere perché non hanno neanche i requisiti dal punto della legge, e potrebbero essere così sempre applicati.
Nei giorni scorsi abbiamo chiesto, ma ci è stato negato, di partecipare a un'iniziativa in solidarietà con la Palestina nei sabati di Milano, proprio perchè come accennato nel “foglio di via” ritengono discriminatorio l’aver portato la solidarietà al popolo palestinese il 25 aprile in piazza del Duomo, quando dovrebbe essere garantita questo aspetto.
Avv. Gianluca Castagnino - Fondamentale è la richiesta di sospensiva. In teoria c'è la possibilità da parte del destinatario del “foglio di via” di richiedere un'autorizzazione speciale a fare ingresso nel Comune da cui vi è vietato accedere, ma le autorizzazioni sono legate soltanto a tre ipotesi, studio, lavoro e salute, tutte le altre cause di richiesta di autorizzazione all'ingresso vengono vietate. Come dicevi tu, abbiamo fatto una richiesta alla questura affinché tu potesti potessi partecipare alla manifestazione del 25 di luglio, spiegando specificamente quali fossero le ragioni e che tu saresti intervenuto soprattutto come sindacalista.
Aver negato l’autorizzazione mette in rilievo il fatto che l'attività sindacale venga scorporata da quel concetto che hanno utilizzato nel foglio di via: l'autorizzazione legata al lavoro. Tutta l'attività sindacale è legata al lavoro, cioè non sono due cose diverse, non è che l'autorizzazione può essere legata soltanto al fatto che io devo andare a fare un'attività lavorativa produttiva e allora quello è il lavoro. E’ lavoro anche la forma sindacale di esercizio, meglio l'esercizio del diritto sindacale all'interno della sfera lavorativa. Tanto è vero che nella Carta costituzionale il diritto allo sciopero, il diretto sindacale è all'interno di quel titolo, di quel capo dedicati al rapporto di lavoro, ai rapporti economici. Quindi se il diritto sindacale è posto all'interno dello stesso Capo vuol dire che le due cose sono ovviamente legate non sono disgiunte. Il fatto di aver negato l'autorizzazione per questa manifestazione vuol dire proprio negare la possibilità di esercitare il proprio lavoro attraverso l'esercizio del diritto sindacale. È un pò un giro articolato però è la sostanza.
Proletari comunisti Bergamo - Quindi la tesi è quella che comunque la presunta pericolosità sociale deriverebbe dal suo stesso tipo di attività lavorativa. Ne deriva, come abbiamo anche denunciato politicamente, che questo “foglio di via” è un attacco a tutta l'attività che comunque viene svolta e a chiunque fa un'attività sindacale, politica, sociale che invece dovrebbe essere garantita non limitata.
Avv. Gianluca Castagnino – Esatto. Tutte le pronunce giurisprudenziali sull'attività di sciopero, di picchettaggio e via discorrendo mettono in evidenza l'aspetto che ovviamente la manifestazione sindacale ha una certa forza perché il lavoratore contraddice quelle che sono le scelte operate dal datore di lavoro, che ovviamente le due forze sono due forze contrapposte, a volte accese. Il limite che la giurisprudenza pone è corretto: fare una manifestazione anche ferma nei toni e nelle nell'esercizio in sé, a condizione che non si valichi quel confine e si scivoli poi nella violenza. Però non puoi pretendere che l'attività sindacale sia un'attività supina che sia fatta all'interno di condotte che siano quasi neutre e sterili, è ovvio che l'attività sindacale poi abbia un certo vigore. Il vigore è corretto, il vigore è consentito.
Proletari comunisti Bergamo - Questo utilizzo però così spregiudicato e che viene sempre più usato dei fogli di via è un elemento ricorrente e che viene utilizzato, questo sì, in maniera violenta, nel senso che alla fine questa comunque è una specie di violenza, perchè stanno applicando un provvedimento amministrativo senza che ci siamo i presupposti.
Dall'altro lato stanno negando tutta l'attività sociale, politica, cercando di criminalizzare quella che è l’opposizione, e quindi in questo senso anche la partecipazione alle manifestazioni della Palestina dove la solidarietà diventa discriminazione. E questo avviene con un governo fascista che anche attraverso le modifiche dei disegni legge sicurezza marcia verso la criminalizzazione del dissenso.
Avv. Gianluca Castagnino - O quanto meno di disincentivare fortemente una certa forma di pensiero, il rischio è un pò quello.
Proletari comunisti Bergamo - Stiamo cercando di costruire una campagna nazionale rispetto a questi provvedimenti e quindi di usare il fatto singolo, che ha colpito in questo caso il rappresentante dello Slai cobas per il sindacato di classe e di proletari comunisti, per fare capire che comunque di fronte a questi attacchi va data una risposta su tutti i versanti e anche quello giuridico legale è importante visto che si possono porre dei freni anche su questo terreno o comunque non accettarli supinamente.
Ringraziamo ancora Gianluca Castagnino e alla prossima.
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