giovedì 30 novembre 2023

pc 30 novembre - Torino contro il convegno sulle armi - forte iniziativa di Extinction Rebellion e Fridays for Future. - massimo appoggio

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TORINO – Un evento di tre giorni all’interno dell’Oval del Lingotto di Torino, in cui si organizzano conferenze sul tema dell’aerospazio e delle armi di difesa: questo il contenuto dell’Aerospace and defense meeting, osteggiato dagli attivisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future.

Come funziona?

I rappresentanti delle maggiori imprese che operano nei due settori si stanno incontrando in due modalità: one-to-one meetings (incontri tra attori singoli coinvolti in un progetto) e Conference sessions (sedute collettive, in cui partecipano diversi soggetti anche non direttamente coinvolti). Obiettivo: fare brainstorming in vista del macro-progetto della “Città dell’Aerospazio di Torino“.

Le armi ci sono o non ci sono?

Nei locali dell’Oval si sta parlando di armi e di industria bellica, anche se nel sito dedicato all’evento non sono mai nominate. Uno degli sponsor del meeting è infatti la Leonardo s.p.a (industrial supporter) insieme a Thales Alenia (industrial partner); entrambi soggetti impegnati nel mercato delle armi da guerra.

Perché ha generato controversie?

Per due ragioni; una riguarda la collaborazione tra università e industria delle armi (la Leonardo e

la Thales sono coinvolte nel progetto della Città dell’Aerospazio). La seconda riguarda la spesa che gli atenei hanno sostenuto per questa iniziativa, fondi che secondo gli studenti (ancora sul tetto dell’Oval) potevano essere spesi meglio, per esempio “per le spese sociali al posto di quelle belliche o per il diritto alla casa e allo studio”, come affermano in un comunicato i membri di Cambiare Rotta.

La collaborazione PoliTo, UniTo e Leonardo

“Fuori le armi dall’università” stanno ripetendo gli studenti e gli attivisti nel piazzale del Lingotto. La tre giorni in corso, così come il progetto della Cittadella dell’Aerospazio, si appoggia alle competenze degli atenei torinesi, in particolare con il Politecnico.

PoliTo infatti ha già detto “sì” alla costruzione (con 25 milioni di euro di fondi interni all’ateneo) di diversi edifici destinati ai centri di innovazione e sperimentazione, che saranno però a disposizione della “Piattaforma dell’Aerospazio”. L’edificio 37 in particolare è stato letteralmente regalato dalla Leonardo al Politecnico.

Anche UniTo fa parte del progetto aerospazio, dato che ha sottoscritto nel 2019 “l’accordo di programma per la realizzazione di centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico attraverso la ricerca, la dimostrazione e la formazione curricolare, professionalizzante e continua funzionali allo sviluppo dell’industria manufatturiera 4.0 e dell’industria dell’aerospazio”.

Nuova azione di Extinction Rebellion e Fridays for Future, appesi a decine di metri al tetto dell’Oval

Cinque attivisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future si sono calati questa mattina dal tetto dell’Oval, reggendo un gigantesco striscione

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TORINO – A meno di ventiquattro ore dalla precedente azione, gli attivisti di Extinction Rebellion realizzano una nuova azione, spettacolare e temeraria.

Cinque persone si sono infatti calate dal tetto dell’Oval, dove oggi si tiene la seconda giornata dell’Aerospace and Defence Meeting. Imbragate e in sicurezza si sono appese a decine di metri da terra, reggendo un gigantesco striscione con la scritta: “Qui si finanzia guerra e crisi climatica”, mentre uno striscione più piccolo “Stop war now” è in mano ad altre due persone, in piedi sul tetto.

“Ci troviamo in un momento storico in cui le alluvioni, le tempeste, le ondate di calore provocano sempre più vittime, anche in Italia. Diventa quindi impensabile continuare a investire denaro nella direzione opposta, in guerre distruttive e in progetti di colonizzazione di altri ambienti terrestri” afferma Mang, una delle climbers e portavoce nazionale di Fridays for Future.

La contestazione riguarda infatti il meeting che si svolge qualche decina di metri più in basso, uno degli eventi mondiali del settore aereo e bellico, settori nei quali l’Italia investe sempre più pesantemente. La spesa militare del governo italiano, come quelle dei paesi UE, sono infatti in costante aumento.

Secondo l’ultimo report di Greenpeace, pubblicato in questi giorni, nell’ultimo decennio la spesa militare in Italia è aumentata di circa il 30%, a discapito di quelle in sanità, istruzione e ambiente (aumentate solo dell’11%, del 3% e del 6%).

“Il Governo italiano continua a finanziare la guerra, come in Ucraina e in Palestina e non si preoccupa di proteggere la popolazione italiana dagli effetti distruttivi della crisi climatica” dichiara Elisa,. Vi è infatti un legame tra industria bellica e la crisi climatica, poiché circa il 5% delle emissioni totali è prodotto dagli eserciti di tutto il mondo.

Tra le aziende protagoniste della tre giorni vi è la Leonardo S.p.a., società leader del settore militare e dell’aerospazio. Controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Leonardo è finanziata da Intesa San Paolo, che vi ha investito 30 milioni di dollari nel solo 2022. La principale banca italiana, dal 2016 a oggi ha destinato al settore degli armamenti 2,135 miliardi di dollari, investendo nella francese Thales, la statunitense Raytheon e la tedesca Rheinmetall, aziende che forniscono armi per il conflitto in Yemen, dilaniato dal 2014 dalla guerra civile e la conseguente crisi umanitaria.

“Mentre il pianeta va a fuoco, chi governa preferisce investire in armi” conclude Asia.

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