martedì 13 giugno 2023

pc 13 giugno - Intervento proletari comunisti al Convegno contro la guerra del 11 giugno a Milano

ascoltalo su  ORE 12 - controinformazione rossoperaia del 12 giugno

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L'11 giugno c’è è stato un
Convegno a Milano sulla guerra. A questo convegno un compagno di proletari comunisti e attivista dello Slai Cobas per il sindacato di classe ha fatto un intervento, perché in tutti questi convegni bisogna portare la voce operaia, proletaria, per unire in un fronte unico di classe i lavoratori, le masse e tutte le organizzazioni sociali, piccole e grandi,

L'intervento che il compagno ha fatto a questo Convegno

"Buonasera compagni e compagni, io vengo da Ravenna e voglio mettere in rilievo la contraddizione guerra e alluvione e, nella fattispecie, il decreto del governo nei confronti dell’alluvione. Questo è un esempio, è una contraddizione che balza subito agli occhi: miliardi destinati alla guerra e una briciola, una miseria quella che il governo ha destinato alle popolazioni colpite dall’alluvione, che, tra l’altro, col passare dei giorni, ha ancora più ridotto rispetto a quanto annunciato e poi tagliando risorse da altri fondi che servivano per il lavoro.

Quindi bisogna legare sicuramente il peggioramento delle nostre condizioni di vita alla guerra.

Questione che non è sufficiente però, compagni. Lottare contro la guerra che è imperialista - altri interventi lo hanno detto e sinteticamente lo riprendiamo - che è spartizione del mondo, è distruzione ambientale, è peggioramento di tutti i livelli delle condizioni di vita e di lavoro delle masse, lottare contro la guerra imperialista significa lottare, giustamente, contro il nostro imperialismo, altrimenti sono frasi vuote, come ad esempio quella della lotta contro la NATO, contro l'Unione Europea

Questa parola d’ordine, compagni, nasconde il carattere imperialista del nostro governo che sta partecipando in maniera molto attiva nello scacchiere mondiale non solo in Ucraina, con i finanziamenti che sappiamo - e di quello che non sappiamo ancora, chissà quanta roba c'è in termini di finanziamenti, di armi - e di partecipazione alla ricostruzione nel territorio ucraino, eccetera

Non dimentichiamoci quello che in Europa l'Italia, assieme all'Inghilterra, sta facendo: cioè è in prima fila in questa battaglia, manca solo che le truppe siano sul campo in Ucraina ma per il resto l’Italia si è assunto questo protagonismo nello scacchiere mondiale. E poi non solo in Ucraina: abbiamo visto che sono stati feriti i militari italiani in Kosovo, in Serbia e lo vediamo nell'aumento della partecipazione dei militari italiani nel resto dello scacchiere mondiale.

Quindi il problema è proprio questo: mettere al centro delle nostre lotte il problema di trasformare questa guerra imperialista in guerra civile nel nostro paese, perché non c'è altra possibilità di poter

cambiare i rapporti di forza; compagni, continuare a pensare di poter lottare come prima in un contesto di guerra significa però prenderci in giro.

Ci dobbiamo assumere noi l'onere di coinvolgere i lavoratori su questa lotta.

I lavoratori hanno già cominciato a lottare: i portuali CALP di Genova ma anche la manifestazione della GKN subito dopo lo scoppio della guerra sono stati fatti molto importanti, significativi. Ma su questo dobbiamo insistere, insistere, non bastano poche volte, su questo terreno. Perché i lavoratori devono essere coinvolti in prima fila. Ma come facciamo a coinvolgerli? Mettendo la questione della lotta alla guerra in uno dei punti di una piattaforma rivendicativa? non ha senso! abbiamo fatto delle lotte, delle mobilitazioni, degli scioperi anche, ma questi scioperi effettivamente, lo chiedo: hanno veramente ribaltato i rapporti di forza nel nostro paese su questo terreno, nella lotta contro la guerra?

E allora bisogna cominciare a ragionare che è necessario concentrarsi nel ruolo dell'Italia imperialista, nel ruolo di questo governo, un governo che è di guerra. Chi meglio di questo governo rappresenta gli interessi della borghesia imperialista italiana?

Nella guerra tutti quanti i governi vanno in quella direzione: dell'autoritarismo, della repressione, del fascismo. In Italia non può essere altro che fascismo perché storicamente lo abbiamo avuto, e dove c'è stato si ripresenta in forme, magari diverse, ma si ripresenta. E’ la soluzione di una parte di chi sta governando questo paese, di quello che si chiama il complesso militare-industriale, di cui questo governo rappresenta gli interessi e nella persona poi di Crosetto che è il massimo rappresentante di tutto questo, in una maniera molto plastica, evidente. Un governo che ci scarica l'economia di guerra.

Certo, potete dire che quello che è successo per l'aggressione della NATO alla ex Jugoslavia, alla Serbia, lo sta facendo anche questo governo, che non ci sono differenze.

Compagni, questo governo è fascista, significa che sta occupando lo Stato, significa che avremo una situazione per cui non si tratta solo di repressione, di irrigimentazione di tutta la società. Abbiamo visto qualche piccolo segnale alla parata del 2 Giugno, tutta questa enfasi sul nazionalismo, sulla retorica della patria. Siamo solo agli inizi perché siamo nella fase preliminare nel contesto di un incendio mondiale ma se non siamo noi, le avanguardie di lotta, a porci questo di problema non riusciremo mai a venirne a capo. Noi pensiamo di lottare per il salario in un contesto del genere senza porsi il problema del rovesciamento di questo governo?

Quindi abbiamo necessità di fare delle iniziative prolungate, una campagna nazionale davanti i luoghi di lavoro. Noi abbiamo fatto passare nel recente passato una petizione tra i lavoratori, per farli schierare, inventiamoci qualcosa ma facciamo dei presidii nei luoghi di lavoro, Soprattutto non lasciamo da soli gli operai delle fabbriche dove il sindacato ha già scelto da che parte stare: quello confederale è della parte del governo, quindi dalla parte della guerra. Invece ora tocca a noi lavorare per un vero, effettivo, sciopero generale. Ma non pensiamo di poter dare una data in un contesto come questo, in cui ancora i rapporti di forza e la coscienza dei lavoratori non sta avanzando nei luoghi di lavoro, uno sciopero autoreferenziale non ci aiuta in questa battaglia.

Ci aiutano iniziative davanti alle Basi, le azioni dirette per esempio. Ricordavo prima i compagni del CALP di Genova quando si sono opposti direttamente all'invio di armi. Senza questa opposizione concreta, pratica, senza colpire gli interessi degli imperialismo italiano, senza colpire gli interessi di Crosetto delle sue Industrie e via discorrendo, non si può parlare di lotta alla guerra. Dobbiamo fare iniziative davanti alle industrie belliche perché questo significa mettere in evidenza chi comanda in questo paese: il complesso militare industriale, questa frazione della borghesia imperialista italiana che oggi è ben degnamente rappresentata dal governo fascista, il governo Maloni.

Noi abbiamo fatto circolare all'inizio di questa assemblea - e concludo - un documento, un piccolo opuscolo che riprendeva “il socialismo e la guerra” di Lenin.

Noi pensiamo che su questo bisogna ragionare, sugli insegnamenti di Lenin che, ricordiamo, se volevamo un esempio di chi ha trovato soluzioni alla guerra in corso in quel momento, che ha portato i proletariato e le masse popolari alla conquista del potere politico, per forza a Lenin dobbiamo tornare. Questo testo è molto importante perché denuncia, tra le altre cose, alcune false parole d'ordine come “lotta alla NATO, all'Unione europea”, come espressione di quello che Lenin chiama “radicalismo passivo”. Non sono queste frasi roboanti che cambiano i rapporti di forza in questo paese contro la guerra. Per fermarla dobbiamo trasformare, come ci insegnava a Lenin, la guerra imperialista in guerra civile e andare alla conquista del potere politico. Perché senza questa prospettiva tutto il resto è illusione"

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