martedì 13 giugno 2023

pc 13 giugno - Il viaggio a tunisi di Meloni/Von der Leyen e Rutte - Un articolo corrispondenza


A Cartagine per imporre i rimpatri forzati e spingono per una maggiore dipendenza economica del paese. L'imperialismo italiano avanza ancora in Nord Africa.

Dopo appena cinque giorni dall'incontro bilaterale Meloni-Saied del 6 giugno, la Meloni torna in Tunisia stavolta in veste di mediatrice comunitaria in compagnia della Von der Leyen, la presidente della Commissione Europea (il "governo" europeo) e di Rutte, il primo ministro olandese.

Questo incontro multilaterale essendo quindi frutto del precedente bilaterale, rafforza oggettivamente il ruolo dell'imperialismo italiano nell'area Euromediterranea ed in particolare rende ancor più concreto il sogno italiano di espansione nella sponda sud a detrimento di altri paesi imperialisti, Francia in particolare.

Nella conferenza stampa finale congiunta è stata resa nota una dichiarazione comune in cui vengono confermati gli assi principali di interesse italiano ed europeo già da noi indicati in precedenti articoli e nell'ultima corrispondenza da Tunisi riportata in "ore 12 - Controinformazione Rossoperaia" del 7 giugno scorso1:

- favorire gli investimenti europei ed in particolare verso le PME (piccole e medie imprese), ovvero aumentare gli investimenti di capitale a beneficio di aziende europee operanti in Tunisia in una sorta di Far West in cui queste godono di enormi privilegi e allo stesso tempo i lavoratori tunisini non godono di nessun diritto sindacale (l'Italia ha già annunciato nel precedente incontro di aver improntato 700 milioni di euro).

Intanto la Von der Lyen ha evocato esplicitamente un "sostegno macrofinanziario" tutto europeo ma a

condizione della finalizzazione dell'accordo tra Tunisia e Fondo Monetario Internazionale su cui torneremo.

- Energia: L'UE sostiene il progetto El Med (vedi nostra corrispondenza) per garantire al continente europeo di maggiori importazioni di energia in particolare nel contesto attuale di guerra inter-imperialistica in Ucraina, il tutto condito dalla retorica della "transizione all'energia verde" ovvero una delle nuove frontiere ideologiche del "capitalismo dal volto umano" di oggi.

- "Immigrazione", afferma il comunicato comune: "per quanto concerne il nostro lavoro comune sull'immigrazione, la lotta contro l'immigrazione illegale con destinazione e provenienza della Tunisia e la prevenzione delle perdite umane in mare sono la nostra priorità comune, compresa la lotta contro i contrabbandieri e i trafficanti di esseri umani, la promozione dell'azione alle frontiere, la registrazione e la riaccettazione nella forma di pieno rispetto".

Viene ancora una volta confermato l'approccio securitario con il "salto di qualità" derivante dall'ultima intesa tutta europea che prevede un superamente del famoso accordo di Dublino che stabiliva che il paese europeo di ingresso del migrante avrebbe dovuto farsi carico del migrante stesso. Adesso invece è previsto il respingimento verso il paese di partenza (Tunisia) non solo dei migranti tunisini ma anche di quelli di altre nazionalità provenienti dalla Tunisia.

In ciò consisterà tale "promozione di azione alle frontiere", non solo il pattugliamento su entrambe le sponde che è la causa principale di migliaia di morti in mare, ma anche la "registrazione" nella banca dati europea del migrante e la "riaccettazione" veloce, leggi respingimento in particolare dall'Italia verso la Tunisia.

Nonostante il giorno precedente all'incontro, il presidente tunisino Kais Saied si sia recato a Sfax, la seconda città del paese in cui vi è una grande presenza di immigrati subsahriani da cui spesso si imbarcano verso l'Italia, e incontrando alcuni migranti aveva affermato che la Tunisia rispetta i diritti di tale persone e che mai saranno installati centri per migranti per conto dell'UE, nonostante Kais Saied abbia fatto la stessa affermazione durante il meeting multilaterale, accetta che abbiano luogo tali respingimenti di migranti non tunisini sul proprio territorio nonostante ciò non sia un'obbligazione derivante dal diritto internazionale.

Anche in assenza di tali strutture di detenzionela Tunisia diventerà un grande centro per migranti a cielo aperto in condizioni sociali ed economiche sempre più precarie e con un razzismo montante verso gli "immigrati irregolari" come frutto di tale simbiosi ideologica italo-tunisina.

Il comunicato comune indica che verrà raggiunto un accordo su questo specifico punto e su tutti gli altri di ordine economico-finanziario tra UE e Tunisia entro la fine del mese.

Infine proprio sulla questione finanziaria ed il rischio bancarotta, in questo incontro l'UE ha proposto un finanziamento di oltre un milione di euro suddiviso in 150 milioni di euro in "dono" e trasferiti immediatamente (una "miseria" che permetterà alla Tunisia di coprire le spese correnti per pochi giorni fino alla finalizzazione degli accordi globali) e 900 milioni di prestito una volta che sia stato raggiunto l'accordo con il FMI.

Inoltre la somma totale annunciata dalla Von Der Leyen da un lato è totalmente insufficiente, basti pensare che tra i debiti attuali e la massa finanziaria necessaria per coprire il budget 2023, la Tunisia avrebbe bisogno di una disponibilità finanziaria pari a 6,7 miliardi di euro, la misera offerta europea non contribuisce a risolvere il problema ma ad incrementare ulteriormente il debito estero del paese di tale somma prestata più gli interessi.

Ma come hanno titolato alcuni giornali della stampa borghese, Kais Saied "alza la posta" e riafferma che il "FMI deve cambiare le sue ricette e allora si troverà un accordo", intendendo ancora una volta di non essere disposto a eliminare le sovvenzioni sui beni di prima necessità e a privatizzare le aziende pubbliche con tutto ciò che ne conseguirebbe (disoccupazione, aumento dei prezzi dei servizi ecc.) con il rischio di ulteriori rivolte che metterebbero a rischio il proprio regime, ancora giovane e in fase di stabilizzazione interna.

Allo stesso tempo il regime di Saied non sta dando concreti segnali in senso opposto di lotta al carovita, all'inflazione e alla disoccupazione, non sembra avere una strategia di indipendenza nazionale basata sull'organizzazione e la mobilitazione delle masse oppresse e delle classi lavoratrici.

In assenza di tale strategia tali proclami risultano quindi come dei tatticismi nei confronti dell'imperialismo italiano e dei paesi europei, un tatticismo che gioca sulla contraddizione migranti e sull'interesse Italia/UE che ha ricadute di consenso interne nei paesi imperialisti nella loro fase attuale di costruzione del moderno fascismo al loro interno.

Intanto il giorno dopo, il ministro degli esteri italiano Tajani, a Washington, ed il suo omologo Blinken, durante la conferenza stampa congiunta, hanno entrambi ripetuto che la Tunisia deve trovare l'accordo col FMI pena il rischio di far "affondare la propria economia" e fomentare l'instabilità regionale insieme alla Libia.

D'altronde anche la Meloni domenica scorsa a Tunisi ha affermato che tale incontro è propedeutico per trovare un accordo con il FMI.

La dichiarazione comune indica come prossime tappe dei rapporti bilaterali UE/Tunisia, un accordo globale e preciso su tutti questi temi che si dovrebbe stipulare entro la fine del mese, e l'instaurazione di un "Consiglio di partenariato Tunisia-UE" entro la fine dell'anno.

Nelle settimane e nei mesi avvenire il palazzo di Cartagine sarà prevedibilmente ancora meta di incontri di tale natura...

1https://proletaricomunisti.blogspot.com/2023/06/pc-8-giugno-da-ore-12-speciale-visita.html

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