lunedì 10 ottobre 2022

pc 10 ottobre - Breve report sull'assemblea della Gkn del 9 ottobre - Dal compagno dello Slai cobas sc di Taranto intervenuto


All’assemblea hanno partecipato complessivamente circa 300 persone
Nessun gruppo politico era presente o quantomeno è intervenuto.
Gli unici materiali distribuiti, a parte i nostri dello Slai cobas sc, erano il documento del collettivo GKN esposto nell’introduzione e il volantino appello per la manifestazione del 22, sempre GKN.

Nell’introduzione Dario Salvetti, prima di illustrare il documento che riportiamo in calce, ha ricostruito lo stato della vertenza indicando lucidamente pro e contro della situazione attuale.
In particolare, ha indicato come pericolo principale la “devastazione” che la CIG porta nelle vite degli operai, i quali, se non mantengono un senso e una pratica di comunità, se non si danno impegno e disciplina collettiva per continuare in forme adeguate alla fase una lotta che dura già da 15 mesi e tutto lascia intendere che durerà ancora a lungo, cedono, si allontanano dalla lotta, o per cercare soluzioni individuali di lavoro e alcuni addirittura precipitano nel vero e proprio abbrutimento, cedendo così alla strategia di logoramento della controparte.
Non c’è perciò tempo da perdere, occorre fermare questo “sgocciolamento” delle forze, combattere “uomo per uomo” per trattenerle e recuperarlo.
Il progetto di mutualismo presentato serve principalmente a questo, impegnare tutti in un piano di lunga durata e prospettiva, trovare, auspicabilmente presto, soluzioni di auto-recupero che diano soluzioni collettivamente determinate alle situazioni critiche individuali, fermare il logoramento.
In questo si tratta di una scelta strategica, non perché indichi già nella via della fabbrica recuperata la sola soluzione su cui puntare, ma in quanto dà oggi gli strumenti di lotta che servono, quelli che permettono di resistere abbastanza a lungo per vincere.

Di seguito gli interventi principali, estremamente sintetizzati.

Coop. Soc. Assalto al Cielo Roma
Ha ricostruito la storia di un’esperienza di autoproduzione che nel 5° municipio di Roma, nel tempo, ha dato lavoro ad alcune decine di precari e disoccupati, realizzato un “patto formativo”, un piano di formazione di classe, fermato i progetti di speculazione sull’area dell’ex Centro Carni. Costruendo diversi rapporti di forza e imparando a gestire contraddizioni e pressioni con le diverse istituzioni, si è dato un percorso che ha mostrato una via per crescere come classe dirigente.

Salvatore Cannavò (Il Fatto Quotidiano)
Da giornalista militante, ha dato la sua disponibilità a contribuire a un progetto che punta a riappropriarsi a una delle pratiche fondanti del movimento operaio, il mutualismo. Innegabile il ruolo delle società di mutuo soccorso nella nascita dei Partiti Socialisti, dal cooperativismo operaio di Owen in poi. Un mutualismo che deve essere conflittuale: “solidarietà per” una società diversa e “solidarietà contro” capitale, Stato che cercano di appropriarsi di quella stessa pratica per sottoporla però alla logica del profitto (esempio le recenti acquisizioni di case di cura da parte di gruppi finanziari). La definizione di Marx della Comune di Parigi: “La grande misura sociale della Comune fu la sua stessa esistenza operante” vale oggi per la fabbrica pubblica socialmente integrata: la sua stessa realtà operante sarà la misura del suo grande valore sociale.

Rete Imprese Recuperate (in collegamento dall’Argentina)
Illustrazione di un’esperienza nata prima ma sviluppatasi pienamente come risposta alla grande crisi finanziaria del 2001, per applicare a realtà industriali lo slogan dei Sem Terra in Brasile: “Occupare, resistere produrre”. Le fasi del percorso: a) lotta per la proprietà, b) organizzazione interna per la produzione, c) rapporti con lo Stato, c) rapporti col mercato. Un’esperienza che ha come condizione il cambiamento di logica degli operai, non più da salariati ma autorganizzatori della propria vita e lavoro, parte di un collettivo che lavora e decide per tutti e su tutto il tempo di lavoro. Su questa base si sviluppa, si maneggia la contraddizione con lo Stato, i diversi governi che a seconda del colore possono essere passivi spettatori o attivamente ostili, e quella con il mercato, necessario per garantire la sopravvivenza della produzione, senza però capitolare alla tecnocrazia capitalista. Un’esperienza a tutt’oggi vincente: tra le tante imprese recuperate nei settori più diversi, dall’alimentare al metalmeccanica, al chimico, non c’è stato nessun fallimento.

CLA
Come contributo, raccogliendo il permanente appello “insorgiamo”, è stato dato conto dell’assemblea del 7 ottobre che ha riunito intorno a parole d’ordine comuni (basta treni-bomba ecc.) i ferrovieri  macchinisti autoconvocati, protagonisti di ben 5 scioperi recenti, nonostante le enormi difficoltà poste dalla regolamentazione del settore, il comitato dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, altre realtà di lotta di lavoratori e sociali.

MAG Firenze Coop finanziaria mutualistica 
Disponibilità a mettere a disposizione risorse e competenze il più possibile, dall’elaborazione di piani e progetti finanziari alla futura eventuale forma di azionariato popolare. La finanza mutualistica va oltre la “finanza etica”, che in definitiva punta a “trasformare”, imponendo limiti e principi a un sistema, quello finanziario, che non si può riformare ma solo superare.

Miraflow

Siamo nati dalla resistenza contro la delocalizzazione con pratiche mutualistiche, seguendo l’esempio della rete delle imprese recuperate argentina, oggi condividiamo la parola d’ordine della fabbrica pubblica socialmente integrata come fase ulteriore della lotta, coniugando mutualismo e conflitto. Autoproduzione senza conflitto è giardinaggio sociale, mutualismo senza conflitto è assistenzialismo. Nella nostra esperienza abbiamo sentito il bisogno di dotarci di uno strumento economico oltre quello sindacale che ci permettesse di resistere. Lo scopo non era comperarci la fabbrica ma costruire un’altra trincea di resistenza. Importante imparare a usare tutti gli strumenti, anche legislativi, dalla legge Marcora all’art. 11 dello Statuto dei Lavoratori ecc.

Rinaldo, operaio Firenze

Racconto della sua vicenda da operaio metalmeccanico in una fabbrica chiusa nel 2017 ad attuale operaio interinale. La lotta della GKN come esempio e speranza a cui unirsi

Paolo Basini, Fiom Emilia Romagna
Apprezzamento per l’analisi della fase della vertenza e del piano per portarla avanti. Questo però deve essere un piano di fase, in cui si approfondisce il progetto e la discussione su quali sono gli obiettivi finali e l’ambizione della lotta. Il collettivo GKN è un esempio di come creare coscienza e migliorare i rapporti di forza e perciò sono fiducioso. Ma attenzione: l’obiettivo finale non può diventare ora il mutualismo, per le stesse ragioni per cui ai loro tempi Marx ed Engels lo criticarono. Del resto in Emilia Romagna abbiamo ben presente la storia delle cooperative che, nate con le migliori intenzioni e di fatto genitrici delle organizzazioni del movimento operaio, sono finite con l’essere parte integrante e nient’affatto migliore del sistema di sfruttamento capitalista. Credo invece che la maturità e il peso politico di questa lotta possa e debba aprire la discussione sulla nazionalizzazione come soluzione. Nazionalizzazione da intendersi non solo come semplice cambio di proprietà ma come trasformazione della fabbrica in un bene pubblico nelle mani dei lavoratori.

Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto
Personalmente ho apprezzato molto lo stile asciutto e lucido con cui l’intervento dei compagni GKN ha individuato con precisione tutti gli aspetti, i pro e i contro della situazione, in particolare il franco riconoscimento dei problemi attuali, che sono quelli di ogni lotta che si misuri con lunga durata, cassa integrazione, logoramento. Credo che sia una lezione di metodo da raccogliere e che lo stile di lavoro, organizzato, disciplinato “di classe” dell’assemblea di oggi, al di là del merito delle proposte, su cui c’è sicuramente molto da discutere e approfondire, sia una prima indicazione visibile di metodo e soluzione.
Detto questo il contributo che vogliamo portare come compagni da Taranto si pone in quello sforzo comune per cambiare i rapporti di forza generalizzando l’insorgiamo, che noi chiamiamo unità delle lotte proletarie e popolari e che per quanto ci riguarda tre settimane fa ha avuto un passaggio positivo e significativo nell’Assemblea Proletaria Anticapitalista tenutasi a Roma il 17 settembre e che ha contato anche sull’intervento a distanza del collettivo GKN e di cui ho distribuito prima a tutti il resoconto.
In particolare vorremmo rappresentare e condividere gli ultimi sviluppi di due lotte importanti in cui operiamo localmente.
La prima è quella della Ex-Ilva, dove c’è stata una prima ripresa della lotta operaia contro l’ultimo malefatta dell’azienda, la trasformazione delle ferie godute dai lavoratori dei mesi estivi in giornate di cassintegrazione, frodando e depauperando ulteriormente allo stesso tempo il salario dei lavoratori e le casse pubbliche . Certo è ancora una prima e parziale risposta ma tutti siamo ben consci dell’impatto che avrebbe la ripresa della lotta in questa gigantesca concentrazione operaia.
L’altra è la lotta analoga a quella della GKN, contro la delocalizzazione della Tessitura Albini di Mottola, che molti compagni già conoscono. In questa lotta, drammaticamente, la controparte è un passo avanti rispetto a quella con cui vi misurate qui. La controparte è un passo avanti nel senso che il presunto compratore si è tirato indietro prima ancora di rilevarla e questo ha esposto i lavoratori al ricatto della vecchia proprietà. Noi siamo un passo indietro nel senso che non si è ancora riusciti a costruire una unità di lotta della maggioranza dei lavoratori che impedisse ai sindacati collaborazionisti di svendere e tradire gli interessi operai cedendo completamente ai ricatti dell’azienda.
Il risultato è l’ultimo accordo con cui sono accettate tutte le richieste poste dalla Albini: avvio della procedura di licenziamento collettivo di tutti i dipendenti addirittura prima della richiesta di nuova CIGS, impegno a non adottare nessuna iniziativa sindacale che ostacoli la rimozione dei macchinari dal sito, possibilità di risoluzioni dei rapporti di lavoro per un miserrimo incentivo all’esodo, 14.000 euro lordi. Un accordo presentato a una platea selezionata di solo una trentina di lavoratori sui 109 dipendenti, in cui però c’è stata forte l’aperta opposizione dei lavoratori Slai cobas. Un accordo che per quanto ci riguarda non mette la parola fine alla lotta e già martedì prossimo abbiamo chiamato i lavoratori a riunirsi per decidere come portarla avanti.
Ma su tutto questo ci auguriamo di poter dire più e meglio, di approfondire la discussione di come avanzare e unirsi nella lotta generale contro le delocalizzazioni nella tappa di Taranto del prossimo tour “insorgiamo” per preparare le prossime mobilitazioni. Arrivederci a prest allora, compagne e sempre uniti nella lotta.

Altri interventi:
Collettivo Territoriale No Aeroporto; Contadino Rete Genuino Clandestino Bologna; Altro operaio Miraflow; Produzioni SfruttaZero Puglia
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Conclusioni
Quella attuale è una fase in cui siamo ancora troppo forti per perdere ora ma non ancora abbastanza da vincere presto.
Il mutualismo, l’autorecupero, ecc. sono gli strumenti che dobbiamo darci subito, prima che sia tardi, per resistere abbastanza da vincere, contrastare lo “sgocciolamento” delle nostre forze e iniziare a dare soluzioni collettive a problemi anche individuali.
Abbiamo imparato che le grandi manifestazioni, anche di 20.000 persona non bastano.
Siamo coscienti del grave impatto che avrebbe l’eventuale decisione della proprietà attuale di sospendere l’anticipo della CIG, ma siamo altrettanto coscienti che questo impatto sarebbe ben diverso se nel frattempo l’ex-cassintegrato è rimasto legato una dimensione di impegno comune, organizzato e disciplinato o se ne è stato senza far niente a bere birra in giro.
Il mutualismo è arma della lotta contro la devastazione della cassa integrazione.
È ben chiaro che per noi la campagna per la nazionalizzazione è quella per la fabbrica pubblica socialmente integrata e abbiamo già chiarito che cosa significa. Il problema è che attualmente, salvo lodevoli eccezioni, il movimento operaio organizzato di questo paese o non ci capisce o ci fa la guerra.
Da una parte, i confederali si sono inventati una manifestazione nazionale a Roma contemporanea a quella nostra di Bologna, dall’altra, buona parte del sindacalismo di base e di classe ci accusa di tirare la volata alla CGIL.
Quello che è certo è che non abbiamo molto tempo prima che scattino nuove contromosse e magari, forse, persino la repressione diretta contro l’assemblea permanente.
Voglio concludere raccontando che di recente sono stato nella sede dell’ADL cobas a Vicenza, dove ho trovato oltre agli uffici del sindacato, un ambulatorio popolare al piano di sotto e delle occupazioni abitative al piano di sopra. Personalmente ho molte differenze con le posizioni e anche delle pratiche dell’ADL cobas. Ma un ambulatorio come quello lo vorrei, fa parte del tipo di cose che ci serve, anche se sappiamo bene che gestirle ci porterebbe molto nuove contraddizioni non facili da affrontare. Ma presto quel tipo di cose saranno anche le nostre e continueremo a fare quel che dobbiamo fare.

DOCUMENTO COLLETTIVO GKN

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