venerdì 14 ottobre 2022

pc 14 ottobre - Operai Ansaldo Energia di Genova in lotta costringono Cassa Depositi e Prestiti a promettere il rilancio dell’azienda

Gli operai dell’Ansaldo Energia di Genova hanno definito un “grande pareggio” il risultato della lotta di due giorni durante i quali si sono scontrati con la polizia e occupato l’aeroporto di Genova, e cioè la promessa, nero su bianco, che lo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, che possiede l’Ansaldo all’88%, ricapitalizzerà l’azienda per 36 milioni.

Questi soldi dovrebbero attenuare la prevista mancanza di commesse per il 2023 che si scaricherebbe sugli operai che tra diretto e indotto sono circa 5000!

L’esperienza dell’Ansaldo, come quella di tante altre fabbriche e posti di lavoro, dimostra, come sempre da quando esiste la classe operaia, che senza la lotta diretta di operaie e operai, lavoratrici e lavoratori, non è possibile nemmeno ottenere risultati parziali!

Queste lotte vanno sviluppate e hanno bisogno di un salto di qualità verso un fronte unico di classe, di tutte le lotte, altrimenti si è costretti a rincorrere il posto di lavoro messo costantemente in pericolo dalle manovre dei padroni sostenute dai loro governi.


da il Manifesto di oggi

Cdp apre alla ricapitalizzazione, sciopero revocato all’Ansaldo energia

DOPO DUE GIORNI DI PROTESTA. «Un grandissimo pareggio», e i metalmeccanici tolgono il blocco all’aeroporto di Genova

«Quando si gioca una partita bisogna tenere conto del campo, dell’avversario, del meteo, per come stavano le cose oggi noi lavoratori abbiamo strappato un pareggio, abbiamo strappato un grandissimo pareggio». Mai come in questo caso la parola pareggio è sinonimo di vittoria e quando Federico Grondona, coordinatore dell’Rsu di Ansaldo Energia, annuncia agli operai e agli impiegati che stavano occupando l’aeroporto di Genova «Lo sciopero è sospeso» l’applauso è convinto. Cassa depositi e prestiti, con una nota ufficiale, ha messo per la prima volta sul tavolo – anche se come una delle opzioni – la ricapitalizzazione, ciò che i sindacati si aspettavano già da giorni.

UN IMPEGNO che non sembrava all’ordine del giorno fino a quando i lavoratori della più grande industria della Liguria – 2.900 addetti tra diretti e indiretti, oltre ad altri 2.000 di indotto – non hanno deciso di alzare il volume della protesta. Se nel primo giorno dell’autunno caldo lo sciopero si era tradotto in un sostanziale blocco del traffico cittadino, ieri i metalmeccanici hanno subito puntato in direzione del simbolo della Genova internazionale, l’aeroporto Cristoforo Colombo. Lo scalo è stato occupato fino a sera. Voli cancellati e dirottati. Passeggeri, italiani e stranieri, supportati per quanto possibile dagli addetti dell’aeroporto ma senza indicazioni sul da farsi da parte delle compagnie. Il terminal che ha rischiato il collasso e una situazione che ha ricordato da vicino il 2012 quando a occupare il Colombo erano stati i lavoratori della Fincantieri di Sestri Ponente. Anche il quel caso «aveva funzionato».

LA SUGGESTIONE non finisce qui se si pensa che il padre di Federico Grondona è Franco Grondona, storico esponente della Fiom genovese. È stato lui, ieri, a prendere in mano il microfono per dire «l’aeroporto è ufficialmente occupato». Come già era accaduto a Grondona padre dieci anni fa anche il figlio, e con lui potenzialmente centinaia di lavoratori, rischiano una denuncia per interruzione di pubblico servizio, per non parlare dei danni subiti da passeggeri e compagnie e dalla resistenza a pubblico ufficiale.

Prima dell’arrivo all’aeroporto, nel momento della collisione tra i manifestanti e un cordone di polizia, si sono verificati alcuni tafferugli: tre agenti contusi, una decina i lavoratori.

UNA MODALITÀ di protesta che è stata definita «teppismo» dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e dal sindaco di Genova Marco Bucci che pure erano stati invitati dai metalmeccanici a scendere in piazza con loro. «I giusti diritti non si difendono calpestando i diritti di altri» la posizione delle istituzioni di centrodestra che all’inizio della giornata avevano incontrato una delegazione sindacale fornendo le stesse rassicurazioni che più tardi sono arrivate anche da Cdp. Ma chi temeva che la società controllata dal Tesoro non facesse un passo avanti di fronte a quello che poteva essere vissuto come un «ricatto» (una posizione sposata di fatto anche dal sindacato Uilm) ha avuto torto. «A Roma il messaggio è arrivato forte e chiaro, che venderemo cara la pelle pur di non perdere posti di lavoro», ha continuano Grondona.

L’ALTERNATIVA «al pareggio» sarebbe stata, almeno, una terza giornata di protesta con il rischio di un’escalation di tensione. Oggi invece niente sciopero, sospeso anche quello di quattro ore di tutti i metalmeccanici genovesi dichiarato da Fiom e Fim, mentre è confermata un’assemblea di fabbrica. In concreto, nel suo statement, Cdp – che detiene l’88% delle quote dell’azienda – ha affermato: «La società sta definendo con i soci e le banche finanziatrici la manovra finanziaria necessaria a garantirne l’implementazione» e «si stanno valutando tutte le iniziative di intervento possibili, ivi compresa la ricapitalizzazione della società eventualmente con il concorso di altri soggetti». Il percorso prevede la possibilità di una «conversione a patrimonio del prestito soci di 200 milioni di euro erogato da Cdp Equity nel 2019. Percorso, assicurano da Cdp, che dovrebbe concludersi entro la fine del 2022.

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