Roma. Rioccupata la Casa della Pace a Testaccio
Con un blitz oggi pomeriggio, gli attivisti della Casa della Pace hanno
occupato il tetto della palazzina sequestrata un anno fa da un
provvedimento della magistratura. La Casa della Pace di Testaccio è uno
spazio socio-culturale storico nella città di Roma. Situata nell'area
dell'ex Mattatoio di Testaccio (un'area che fa gola a fortissimi
interessi speculativi), venne occupata nel 1984 quando l'intera area era
completamente abbandonata e degradata. Da allora sono stati trentuno
anni di attività ininterrotta sul piano culturale, sociale e politico
conosciuta e frequentata da tutta la città. Contro la Casa della Pace è
stata scatenata una vera e propria persecuzione negli ultimi anni con
chiusure pretestuose, blitz di polizia e vigili urbani, falsi esposti di
cittadini ed infine il sequestro ordinato addirittura dalla Procura di
Roma con un provvedimento anomalo rispetto a tutti quelli utilizzati
contro altri spazi sociali. Una vicenda per molti aspetti simile a
quella di un altro centro sociale molto attivo politicamente come il
Corto Circuito sgomberato e demolito venerdi mattina e rioccupato
venerdi sera.
Di fronte all'atteggiamento di chiusura della magistratura (con una sentenza della Cassazione che è praticamente la fotocopia della sentenza di primo grado e che non ha in alcun modo tenuto modo della consistente memoria difensiva presentata dai legali della Casa della Pace), gli attivisti hanno deciso per una prova di forza salendo sul tetto dell'edificio che resta ancora chiuso dai sigilli posti dall'autorità giudiziaria e di polizia.
Da lì hanno calato striscioni e megafonato mentre di sotto altri attivisti distribuivano volantini ai passanti e ai partecipanti alla vicina Festa della Repubblica organizzata dai Comitati per il NO. Sul tetto sono comparse le tende in cui gli attivisti passeranno la notte. "La Casa della Pace deve riaprire, basta con la persecuzione" è scritto sul volantino e gli striscioni. Gli attivisti chiedono che il Comune – proprietario dell'edificio – chieda il dissequestro e torni in possesso della struttura. Il nodo degli spazi sociali a Roma e il braccio di ferro con la magistratura e le autorità si vanno facendo più stringenti dopo lo sgombero del Corto Circuito. E' chiaro che solo una assunzione di responsabilità da parte del Comune puà evitare che la tensione schizzi alle stelle.
Di fronte all'atteggiamento di chiusura della magistratura (con una sentenza della Cassazione che è praticamente la fotocopia della sentenza di primo grado e che non ha in alcun modo tenuto modo della consistente memoria difensiva presentata dai legali della Casa della Pace), gli attivisti hanno deciso per una prova di forza salendo sul tetto dell'edificio che resta ancora chiuso dai sigilli posti dall'autorità giudiziaria e di polizia.
Da lì hanno calato striscioni e megafonato mentre di sotto altri attivisti distribuivano volantini ai passanti e ai partecipanti alla vicina Festa della Repubblica organizzata dai Comitati per il NO. Sul tetto sono comparse le tende in cui gli attivisti passeranno la notte. "La Casa della Pace deve riaprire, basta con la persecuzione" è scritto sul volantino e gli striscioni. Gli attivisti chiedono che il Comune – proprietario dell'edificio – chieda il dissequestro e torni in possesso della struttura. Il nodo degli spazi sociali a Roma e il braccio di ferro con la magistratura e le autorità si vanno facendo più stringenti dopo lo sgombero del Corto Circuito. E' chiaro che solo una assunzione di responsabilità da parte del Comune puà evitare che la tensione schizzi alle stelle.
Nessun commento:
Posta un commento