la svendita delle tv ai padroni
Da
ben ventisette anni i più importanti gruppi finanziari, industriali e
commerciali operanti in Grecia spadroneggiavano nel mondo della
televisione privata senza versare un soldo nelle casse dello Stato, o al
massimo pagando pochi spiccioli. Dopo tre decenni di legge della
giungla finalmente Atene ha varato una nuova cornice che prevede che le
frequenze vengano assegnate ai soggetti privati sulla base di un’asta.
Il problema – in realtà i problemi sono due – è che le quattro frequenze televisive nazionali sono state letteralmente svendute per la modica cifra complessiva di 250 milioni, e che ad impossessarsi del lauto bottino sono stati quegli oligarchi che hanno da sempre spadroneggiato nel settore e che sembrano aver vinto l’ennesima partita, anche se a condizione di aprire un po’ i cordoni della borsa, nei confronti di un governo che non sembra riuscire a tenere botta su nessun fronte.
Per soli 246 milioni di euro le quattro frequenze se le sono aggiudicate Skai, Antenna, Yiannis Kalogritsas e Vangelis Marinakis. Numerosi i ricorsi presentati da alcuni degli esclusi e quindi alla fine i beneficiari dell’operazione potrebbero essere altri. Nel frattempo Kalogritsas è stato già escluso, perché le autorità fiscali lo stanno indagando dopo aver scoperto che all'inizio della interminabile crisi economica ellenica la Attika Bank lo aveva favorito concedendogli ben 127 milioni di euro in prestiti a tassi di favore all’interno di una relazione definita ‘clientelare’ tra il magnate e la banca.
Chi sono gli altri colossi che si sono aggiudicati il monopolio dell’informazione nei prossimi anni? Ce lo racconta Francesco De Palo, su Il Fatto Quotidiano:
“Skai rientra nel gruppo appartenente a Aristides Alafouzos, armatore e vero principe del paese da sessant’anni. E’stato il primo ad usare il business degli olii combustibili per diversificare i guadagni. Ha sei compagnie di navigazione (sotto l’egida della società Argonautis che opera con le controllate Shell Sea, Sea Pearl Enterprises, Zenith Maritime, Corporation Bigael, Kyklades Marittime) una grande flotta mercantile, una società di costruzioni. Il primo affare diverso dal petrolio lo fa appunto inglobando l’emittente televisiva Skai, che ha in pancia un canale all news, una radio, una casa editrice, oltre a quotidiani e periodici. Di Alafouzos è anche il quotidiano Kathimerinì, il primo in Grecia a dotarsi di una versione online in lingua inglese, oltre ad una piattaforma radiofonica con le stazioni Melody e RED 96,3. (…) Ma nel suo curriculum ecco la discutibile partnership con l’imprenditore Vangelis Marinakis, proprietario della squadra di calcio dell’Olympiacos Pireo, per via del business delle scommesse sportive Bwin.
L’altro vincitore delle frequenze è appunto la nuova società di trasmissione Alter Ego, che altro non è che il vestito nuovo del magnate e armatore Marinakis. E’ stato il principale sponsor di Tsipras nella regione dell’Attica, dove ha fatto eleggere sindaco al Pireo il vicepresidente dell’Olympiakos, Vaghelis Moralis, e fatto vincere la governatrice Rena Dourou, fedelissima del premier. Tra l’altro Marinakis è pluriaccusato di contrabbando di carburante e lo scorso anno in Grecia all’interno di una delle sue petroliere è stato rinvenuto il più grande quantitativo di eroina mai sequestrato nel Paese. Il processo però non può proseguire: capitano della nave ed equipaggio, principali testimoni, sono stati trovati morti”.
E’ in questo contesto che Alexis Tsipras ha ottenuto un consenso bulgaro, alla guida di una Syriza ampiamente depurata e sterilizzata, al termine del congresso della formazione. Il primo ministro ellenico è stato rieletto presidente con il consenso del 92.39% dei delegati. Nel 2013 Tsipras aveva ottenuto ‘solo’ – si fa per dire – il 74% dei voti, ma allora nel partito c’erano numerose aree conflittuali, critiche, antagoniste che sono state buttate fuori o hanno deciso di uscire da Syriza dopo il voltafaccia del governo che, nonostante il massiccio sostegno popolare ricevuto nel referendum del 5 luglio 2015, decise di piegare la testa e firmare il Terzo Memorandum con la Troika.
Durante la tre giorni di dibattito le uniche voci critiche sono state quelle del cosiddetto ‘Gruppo dei 53’, o di ciò che ne rimane, che ha espresso la propria contrarietà alla firma del Terzo Memorandum e ad alcune attuazioni del governo – come la riforma del mercato del lavoro e della contrattazione collettiva – affermando che c’è il rischio che “il compromesso da scelta tattica si trasformi in scelta strategica”.
Il problema – in realtà i problemi sono due – è che le quattro frequenze televisive nazionali sono state letteralmente svendute per la modica cifra complessiva di 250 milioni, e che ad impossessarsi del lauto bottino sono stati quegli oligarchi che hanno da sempre spadroneggiato nel settore e che sembrano aver vinto l’ennesima partita, anche se a condizione di aprire un po’ i cordoni della borsa, nei confronti di un governo che non sembra riuscire a tenere botta su nessun fronte.
Per soli 246 milioni di euro le quattro frequenze se le sono aggiudicate Skai, Antenna, Yiannis Kalogritsas e Vangelis Marinakis. Numerosi i ricorsi presentati da alcuni degli esclusi e quindi alla fine i beneficiari dell’operazione potrebbero essere altri. Nel frattempo Kalogritsas è stato già escluso, perché le autorità fiscali lo stanno indagando dopo aver scoperto che all'inizio della interminabile crisi economica ellenica la Attika Bank lo aveva favorito concedendogli ben 127 milioni di euro in prestiti a tassi di favore all’interno di una relazione definita ‘clientelare’ tra il magnate e la banca.
Chi sono gli altri colossi che si sono aggiudicati il monopolio dell’informazione nei prossimi anni? Ce lo racconta Francesco De Palo, su Il Fatto Quotidiano:
“Skai rientra nel gruppo appartenente a Aristides Alafouzos, armatore e vero principe del paese da sessant’anni. E’stato il primo ad usare il business degli olii combustibili per diversificare i guadagni. Ha sei compagnie di navigazione (sotto l’egida della società Argonautis che opera con le controllate Shell Sea, Sea Pearl Enterprises, Zenith Maritime, Corporation Bigael, Kyklades Marittime) una grande flotta mercantile, una società di costruzioni. Il primo affare diverso dal petrolio lo fa appunto inglobando l’emittente televisiva Skai, che ha in pancia un canale all news, una radio, una casa editrice, oltre a quotidiani e periodici. Di Alafouzos è anche il quotidiano Kathimerinì, il primo in Grecia a dotarsi di una versione online in lingua inglese, oltre ad una piattaforma radiofonica con le stazioni Melody e RED 96,3. (…) Ma nel suo curriculum ecco la discutibile partnership con l’imprenditore Vangelis Marinakis, proprietario della squadra di calcio dell’Olympiacos Pireo, per via del business delle scommesse sportive Bwin.
L’altro vincitore delle frequenze è appunto la nuova società di trasmissione Alter Ego, che altro non è che il vestito nuovo del magnate e armatore Marinakis. E’ stato il principale sponsor di Tsipras nella regione dell’Attica, dove ha fatto eleggere sindaco al Pireo il vicepresidente dell’Olympiakos, Vaghelis Moralis, e fatto vincere la governatrice Rena Dourou, fedelissima del premier. Tra l’altro Marinakis è pluriaccusato di contrabbando di carburante e lo scorso anno in Grecia all’interno di una delle sue petroliere è stato rinvenuto il più grande quantitativo di eroina mai sequestrato nel Paese. Il processo però non può proseguire: capitano della nave ed equipaggio, principali testimoni, sono stati trovati morti”.
E’ in questo contesto che Alexis Tsipras ha ottenuto un consenso bulgaro, alla guida di una Syriza ampiamente depurata e sterilizzata, al termine del congresso della formazione. Il primo ministro ellenico è stato rieletto presidente con il consenso del 92.39% dei delegati. Nel 2013 Tsipras aveva ottenuto ‘solo’ – si fa per dire – il 74% dei voti, ma allora nel partito c’erano numerose aree conflittuali, critiche, antagoniste che sono state buttate fuori o hanno deciso di uscire da Syriza dopo il voltafaccia del governo che, nonostante il massiccio sostegno popolare ricevuto nel referendum del 5 luglio 2015, decise di piegare la testa e firmare il Terzo Memorandum con la Troika.
Durante la tre giorni di dibattito le uniche voci critiche sono state quelle del cosiddetto ‘Gruppo dei 53’, o di ciò che ne rimane, che ha espresso la propria contrarietà alla firma del Terzo Memorandum e ad alcune attuazioni del governo – come la riforma del mercato del lavoro e della contrattazione collettiva – affermando che c’è il rischio che “il compromesso da scelta tattica si trasformi in scelta strategica”.
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