Il documento Strategia
di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti d’America pubblicato in questi
giorni dal governo USA è importante perché mette in chiaro, senza peli sulla
lingua e senza riguardo per nessuno, quali sono gli interessi dell’imperialismo
Usa nel mondo in questo momento storico.
La paginetta di “presentazione”
è dello stesso Trump, che potremmo chiamare uno sfacciato delirio di onnipotenza
scritto da un megalomane, se non fosse che questo megalomane fascio-imperialista
non fosse appunto il presidente degli USA!
Sulle
importantissime implicazioni politiche dei diversi punti tracciati, di cui si
stanno occupando tutti i mezzi di informazione e i governi a cominciare da
quelli dei paesi imperialisti dell’Europa, torneremo in seguito, qui riportiamo
un “riassunto”, che è quasi una traduzione fedele, del punto sulla strategia
che riguarda la Cina e l’Indopacifico, tratto da Formiche.net, che conferma, al
contrario di ciò che ha potuto far pensare la postura di “allentamento della
tensione” a livello mondiale di Trump.
Il titolo dell’articolo
è “Confronto sistemico. La strategia
degli Usa guarda all’Indo-Pacifico”
07/12/2025
L’Indo-Pacifico è ormai il baricentro della competizione globale. La National Security Strategy 2025 degli Stati Uniti lo afferma senza ambiguità: è qui che si decide il futuro degli equilibri economici,
tecnologici e militari del XXI secolo. Non si tratta solo di commercio o di crescita, ma di accesso alle rotte marittime, controllo delle catene di approvvigionamento, dominio sulle tecnologie critiche e deterrenza strategica.Al centro di questo spazio c’è la Cina. La nuova strategia
americana certifica il definitivo superamento dell’illusione che l’integrazione
economica avrebbe “normalizzato” Pechino. Al contrario, la Repubblica Popolare
viene descritta come un attore che ha usato la propria ascesa per rafforzare il
controllo sulle supply chain globali, proiettare potenza finanziaria nel Sud
globale e competere direttamente con gli Stati Uniti su tecnologia, industria e
standard. Per Washington, il riequilibrio del rapporto economico con la Cina è
ormai un obiettivo esplicito di sicurezza nazionale.
Taiwan emerge come snodo strategico decisivo, non solo per i
semiconduttori, ma per la sua posizione geografica tra Asia nord-orientale e
sud-orientale. La deterrenza militare nella First Island Chain e la sicurezza
del Mar Cinese Meridionale diventano, così, due pilastri della stessa
architettura: garantire che nessuna potenza ostile possa controllare le rotte
da cui passa un terzo del commercio globale.
In questo scenario, gli alleati assumono un ruolo centrale.
Giappone e Corea del Sud sono chiamati a investire molto di più nella difesa.
L’Australia e l’India vengono valorizzate come perni del Quad. Il Sud-est
Asiatico resta uno spazio conteso, cruciale per la competizione economica e
infrastrutturale tra Washington e Pechino. L’India, in particolare, viene
riconosciuta come partner autonomo ma indispensabile, tanto sul piano della
sicurezza quanto su quello delle materie prime critiche e delle nuove tecnologie.
La nuova strategia americana disegna quindi un Indo-Pacifico
sempre più strutturato come teatro di confronto sistemico: economia, sicurezza,
tecnologia e politica industriale diventano parti di un’unica partita.

Nessun commento:
Posta un commento