mercoledì 22 ottobre 2025

pc 22 ottobre - Il riarmo imperialista scaricato su proletari e masse

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 20/10

Con questa Controinformazione rossoperaia/Ore 12 interveniamo sulla questione centrale in questo momento storico: il riarmo dei paesi imperialisti e la conseguente economia di guerra, scaricati sui lavoratori, sulle masse sempre più impoverite, del nostro così come degli altri paesi imperialisti e paesi dipendenti.

Siamo sempre nell’epoca dell’imperialismo che ad oggi ha generato 2 guerre mondiali e ora siamo entrati nella fase preparatoria della Terza, una fase sempre più buia dove appaiono criminali sanguinari e gli eterni fascisti/nazisti che si fanno avanti per risolvere i problemi ad una borghesia imperialista che ragiona come sempre in termini di profitto e dalla sua crisi economica, politica, sociale, culturale non può uscirne se non rovesciandola sui lavoratori e le masse. I governi imperialisti sono tutti impegnati a favorire l’economia di guerra.

Questa accelerazione verso una nuova carneficina mondiale è partita con la forsennata corsa agli armamenti, con la rapina delle materie prime che significa la spartizione del mondo, convergenze, nuove alleanze e contrasti interimperialisti, guerre commerciali pronte a trasformarsi in guerre armate, e tutti noi abbiamo davanti i primi incendi della “guerra a pezzi” messa in campo in Ucraina e nel Medio Oriente, con al centro la Palestina per il ruolo di mastino impazzito servo dell’imperialismo, lo Stato nazisionista di Israele nell’area mediorientale a minacciare tutti i popoli arabi.

Il nostro governo, oggi rappresentato da Meloni - continuiamo a ripetere - anche sulla politica estera è in continuità con tutti i governi dei padroni che lo hanno preceduto, oggi sta esprimendo la politica del “complesso militar-industriale”, il suo principale blocco sociale di riferimento, non a caso il ministro Crosetto è alla guida della Difesa dove le scelte dei padroni delle armi, dei militari, sono un tutt’uno con l’economia, con il capitale finanziario, con la politica, e non a caso sia stato nel libro paga della principale azienda bellica a partecipazione statale, la Leonardo.

Ma il governo Meloni ha una caratteristica sua particolare, è fascista, e questo vuol dire che la sua politica mira alla formazione di un regime al servizio dei padroni e la sua ideologia lascia l’impronta anche in politica estera con la retorica della patria, del nazionalismo, della superiorità razziale dell’occidente rispetto agli altri popoli, del militarismo, dell’irreggimentazione sociale a partire dalle

scuole, il tutto per servire oggi l’imperialismo USA di Trump e raccogliere le briciole che gli lancia dal banchetto imperialista per meglio servire i padroni italiani. Sempre i fascisti propagandano la sovranità nazionale ma per ingannare le masse e metterle al servizio dei vari imperialisti più forti.

L’abbiamo visto in azione questo governo, ma anche questo parlamento, dove in politica estera le forze politiche convergono, ad inviare finanziamenti e armi in Ucraina così come a sostenere il criminale di guerra Netanyhau nel genocidio in Palestina, fino alle vicende della Flottilla dove gli attivisti italiani non solo sono stati lasciati soli nelle mani di Israele e torturati ma a cui questo governo ha negato il rientro con il volo di Stato mentre con i criminali come l’ergastolano Chico Forti condannato per omicidio ed estradato dagli Usa nel maggio dell’anno scorso e, soprattutto, col torturatore criminale libico condannato e scarcerato e rimpatriato in Libia con un jet dei servizi segreti di Stato a gennaio di quest’anno, Almasri, con queste persone, la vergogna dell’Italia - Meloni - si è dimostrata come sempre disponibile la capa del governo.

Su Almasri, accusato di crimini di guerra, omicidi, torture e stupri, la Corte penale internazionale (Cpi), "invita l'Italia a fornire entro il 31 ottobre informazioni su eventuali procedimenti interni rilevanti per il presente caso e un'indicazione dell'impatto che tali procedimenti potrebbero avere sulla futura cooperazione dell'Italia con la Corte nell'esecuzione delle richieste di cooperazione per l'arresto e la consegna di indagati" e afferma "che l'Italia non abbia ottemperato agli obblighi internazionali assunti", e "rinvia la sua decisione" in merito "all'Assemblea degli Stati membri o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite".

Del resto quest’accozzaglia di servi al governo sono pure i “servi sciocchi”, come Tajani che rivendica per il governo che appoggia il criminale di guerra Netanyhau che “il diritto internazionale è valido ma fino ad un certo punto”.....dichiarazioni che non susciterebbero stupore tra gli avventori di un bar ma queste affermazioni vengono fatte da un ministro.

Finita questa lunga premessa - comunque necessaria - torniamo al tema di questa trasmissione, ossia il riarmo, in un contesto in cui di nuovo, dopo le due guerre mondiali, con i venti di guerra in Europa, con migliaia di militari polacchi ai confini con la Russia, con Trump che ha promesso di inviare missili a lunga gittata al governo Zelensky così da poter colpire la Russia.

Nell’ultimo vertice della NATO del giugno scorso all’Aia, i 32 Capi di Stato e di governo hanno deciso di portare dal 2 al 5% del prodotto interno lordo l’ammontare della spesa militare, obiettivo che è un impegno politico da raggiungere entro il 2035 e che, per altro, prevede una verifica nel 2029 quando i paesi membri della NATO si riuniranno ancora. Questo da parte della NATO, percentuali che significano passare, in dieci anni, dagli attuali 1.451 miliardi di dollari (dati Nato riferiti al 2024) a circa 1.750 miliardi di dollari.

Alla vigilia del vertice di Bruxelles dei capi di stato europei, la Commissione Europea ha presentato il piano per il riarmo: spese record, retorica di sicurezza e la promessa di una “leadership europea nel riarmo” che però resta saldamente subordinata alla NATO e, infatti, è l’imperialismo Usa, con Trump, che aveva insistito perchè l’Europa si armasse ma perchè rimanesse ben ancorata al carro della NATO.

Secondo le cifre pubblicate dal The Guardian e riportate dal Corriere della sera, “oggi le forze armate degli Stati dell’Unione europea, più Norvegia e Regno Unito, utilizzano largamente mezzi costruiti negli Stati Uniti (da cui non sarà possibile mai avere una politica imperialista indipendente dagli Usa, ndr).

Regno Unito, Germania e Italia si sono rivolti più al mercato americano che a quello europeo. Fa eccezione solo la Francia. La dipendenza dagli Usa dipende anche dalla qualità delle forniture: la tecnologia più avanzata proviene dalle industrie americane. Il caccia F-35, sviluppato dalla Lockheed Martin, è più richiesto dai Paesi europei rispetto ai concorrenti: l’Eurofighter Typhoon – costruito in joint venture da aziende britanniche, italiane (Leonardo), tedesche e spagnole – e il francese Rafale. Un altro caso è quello dei sistemi di contraerea: nell’Unione europea, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Svezia e Spagna possiedono circa 25 batterie di Patriot; Francia e Italia hanno 12 Samp-T, prodotti in joint venture dai due Paesi. Il 12 settembre la Danimarca ha deciso di scegliere i Samp-T, anziché i Patriot, dopo che Trump aveva minacciato di annettere la Groenlandia agli Stati Uniti.

L’industria corre, i governi sono lenti

Le aziende del settore difesa stanno moltiplicando gli accordi internazionali per costruire insieme gli armamenti principali. I nodi principali di questa rete sono costituiti da alleanze tra aziende francesi e tedesche per fabbricare carri armati e blindati da destinare agli eserciti di Germania e Francia. Anche l’Italia partecipa a diverse intese, in particolare con Leonardo, società controllata al 30% dal ministero dell’Economia che detiene il «golden power», il potere decisionale sulle scelte strategiche aziendali. Il gruppo ha concluso una joint-venture con la tedesca Rheinmetall per la produzione di 132 carri armati e 1.050 blindati; con i turchi di Baykar per la costruzione di droni; con il consorzio Mbda (i britannici Bae Systems, Leonardo e Airbus) per i missili; con il gruppo Eurofighter per i caccia; con i francesi di Thales per lo spazio”.

Il tutto perchè l’Europa possa “difendere ogni centimetro quadrato del suo territorio”, come aveva detto von der Leyen, nel suo delirio bellicista di propaganda ideologica imperialista, che altro non è che fumo negli occhi alle masse per alimentare paure e fare passare politiche antipopolari, politiche contro il popolo, per l’economia di guerra.

Sotto la guida di Ursula von der Leyen, l’Europa si prepara a investire somme mai viste, e la signora rappresenta la Commissione che ha nelle sue mani la leva finanziaria: la spesa militare europea complessiva è già passata da 218 a 392 miliardi in quattro anni, ma il commissario lituano alla Difesa, Kubilius, punta molto più in alto negli investimenti per la difesa.

In 10 anni, al 2035, si parla di quasi ottocento miliardi di euro, parte dei quali sottratti ai fondi non utilizzati del Pnrr per comprare droni, scudi aerei, potenziamento del fronte orientale, difesa spaziale.

Nel linguaggio della "neolingua", per usare un termine preso dal futuro dispotico immaginato da Orwell nel suo romanzo 1984, il riarmo la Commissione lo chiama “preservazione della pace”.

Entro il 2030, gli acquisti congiunti dovranno rappresentare almeno il 40% del totale (oggi sono il 20%), e il 55% degli investimenti dovrà restare all’interno delle industrie del continente.

Kubilius lo ha detto apertamente: “Il 90% dei costi ricadrà sui bilanci nazionali”.

Il Piano di riarmo europeo infatti non servirà ad un esercito europeo che non esiste ma viene evocato solo come spinta alla corsa agli armamenti e all’economia di guerra che i singoli paesi imperialisti europei vogliono portare avanti e scaricarli al proprio interno, e questo è dimostrato dal fatto che non esiste una politica estera comune e, quindi, meno che mai un esercito comune e che i paesi imperialisti europei sono tra di loro in contrasto all’interno della stessa Europa e nella spartizione del mondo. Ogni Paese continua a comprare e produrre per sé anche rimanendo dipendente dalla preminenza tecnologica Usa.

Gli “Stati Uniti d’Europa” all’interno del sistema imperialista mondiale: questa è una parola d’ordine “assurda e bugiarda”, “o è impossibile o è reazionaria”, come ci ha insegnato il grande Lenin.

I paesi imperialisti europei possono: o attingere al fondo Safe (Security Action For Europe) oppure sforare il tetto del deficit.

Ma vediamo quello che comporta per l’Italia, cioè quello che comporta per i lavoratori e le masse del nostro paese da una parte e per il complesso militare-industriale dall’altro.

In Italia, se portare la spese in armi al 5% del Pil in dieci anni è uno dei punti del piano di riarmo dell’Unione europea e l’impegno assunto dalla NATO negli scorsi mesi, in Italia si passerà da 45 miliardi nel 2025 a oltre 146 miliardi annui nel 2035 (più dell’importo della spesa per la sanità pubblica), dove 964 miliardi sono per il riarmo.

Il ministro Giorgetti e il governo e la sua maggioranza stanno preparando la manovra economica, si fanno i conti sui numeri che cominciano a trapelare, solo 18 miliardi per la Finanziaria e 15 a prestito dal fondo Safe (Security Action For Europe, un fondo di 150 miliardi di euro) in armi, prestiti a lungo termine da ripagare a tassi convenienti alla Commissione Europea, soldi che verranno prestati ai Paesi che ne faranno richiesta, quindi con un basso tasso di interesse - il 3% -, che verranno rimborsati dopo 10 anni e da estinguere in 45 anni.

Le condizioni del prestito

Per ottenere il prestito i singoli governi dovranno fare acquisti congiunti almeno insieme a un altro Stato europeo. Il Regolamento precisa anche quali sono le due categorie di armamenti da acquistare, definite sulla base dei criteri fissati dalla NATO. Prima categoria: munizioni, missili, sistemi di artiglieria. Seconda: difesa anti-area, droni, vigilanza spaziale, applicazioni belliche dell’intelligenza artificiale e dell’elettronica. Inoltre il 65% dei componenti di ogni prodotto deve essere costruito in un Paese europeo. Finora hanno chiesto di utilizzare i fondi «Safe» 19 governi, tra i quali l’Italia, ed entro la fine di novembre dovranno sottoporre i progetti dettagliati a Bruxelles.

“Abbiamo un problema di spese per la difesa, ma anche l’esigenza di tenere in vita l’Ucraina - dice Giorgetti - Ho l’impressione che gli americani non siano molto convinti di contribuire. Fate voi i conti a chi tocca provvedere”. E’ la conseguenza dell’asservimento del governo Meloni a Trump.

Dai giornali dei padroni: l’industria corre, i governi sono lenti

Le aziende del settore difesa stanno moltiplicando gli accordi internazionali per costruire insieme gli armamenti principali. I nodi principali di questa rete sono costituiti da alleanze tra aziende francesi e tedesche per fabbricare carri armati e blindati da destinare agli eserciti di Germania e Francia. Anche l’Italia partecipa a diverse intese, in particolare con Leonardo, come abbiamo detto prima.

A confutare le menzogne di Meloni non siamo solo noi comunisti ma basta leggere le dichiarazioni degli stessi rappresentanti dalla borghesia imperialista italiana, come ad esempio Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio e Andrea Brandolini, capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia che davanti alla Commissioni Bilancio riunite della Camera e del Senato hanno detto : “Un aumento permanente della spesa per la difesa dovrà necessariamente essere compensato da misure di riduzione della spesa in altri settori o di aumenti discrezionali delle entrate” (Cavallari). Sulla stessa linea è Brandolini, che ricorda come la maggior parte delle risorse “andranno reperite attraverso aumenti di entrate e tagli alla spesa”.

Questo governo ha sempre ribadito di essere contrario all’aumento del deficit e del debito per spese importanti come la sanità, l’istruzione e le pensioni, ma sulle spese militari fa una eccezione, i soldi li trovano se vogliono.

Per chi lavora questo governo?

14,4 milioni di persone in povertà, i salari sono fermi da anni e insufficienti nel fronteggiare il carovita, il caro bollette, persone di cui una su tre è a rischio esclusione sociale a cui viene negato qualunque assistenza dello Stato sociale, un cittadino su dieci rinuncia alle cure, mezzo milione di minori lascia la scuola e l’analfabetismo di ritorno riguarda il 35% delle persone tra i 15 e i 65 anni, i trasporti pubblici sono un disastro, l’età pensionabile ricomincia nuovamente a risalire, adesso il governo l’ha spostata a 67 anni e un mese compensata da un’elemosina di 20€ di aumento. E poi l’elenco potrebbe continuare a lungo perchè questo governo non vuole disporre risorse per migliorare le condizioni di sicurezza e salute dei lavoratori, risorse negate anche per la messa in sicurezza dei territori, e proprio in questi giorni è l’anniversario delle alluvioni in Emilia Romagna, dove non sono partiti i lavori di ricostruzione annunciati da questo governo ma ancora fermi per mancanza di copertura economica.

Il contributo “volontario” alle banche dice tutto di questa feccia al potere, sono i padroni, i banchieri, i militari e le aziende che lavorano per l’economia di guerra che ne trarranno beneficio.

Quindi per chi lavora questo governo? E’ un governo guerrafondaio che ci sta trascinando nella prossima guerra di cui quello che tutto il mondo ha visto a Gaza è l’orrore che ci preparano i paesi imperialisti.

Lottare contro il riarmo europeo è una parola d’ordine senza senso per le ragioni che dicevamo prima, è il rovesciamento del nostro governo l’unico obiettivo invece necessario per contrastare il cosiddetto “riarmo dell’Europa” che non è altro che il riarmo dei singoli paesi imperialisti europei, un obiettivo che i lavoratori, i giovani ribelli, il movimento solidale con la Palestina e con i popoli oppressi, si dovranno porre nelle lotte e mettere in campo i passi organizzativi necessari.

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