domenica 19 ottobre 2025

pc 19 ottobre - E' Netanyahu che sta rompendo gli accordi - Senza giustizia nessuna pace! La resistenza e il movimento di solidarietà devono continuare

Netanyahu accusa Hamas ma è lui che viola ogni giorno l'"accordo". 

Ieri il suo esercito ha massacrato una famiglia di 11 persone che cercava di tornare a Gaza;, e dal 10 ottobre decine di civili sono stati ammazzati mentre cercavano di rientrare nelle proprie case; avantieri ha sparato e ucciso un bambino di 10 anni, perchè "buttava le pietre", e loro hanno buttato i proiettili nella testa del bambino; da Gaza l'esercito si è spostato sulla Cisgiordania, e approfittando del fatto che la Cisgiordania non è inclusa in questo momento nell'accordo, ha già massacrato decine e decine di persone, per proseguire con la via anche essa genocida di favorire il massimo insediamento dei coloni nazi-sionisti in Cisgiordania. Netanyahu ha bloccato i camion di aiuti per Gaza chiudendo il valico di Rafah "fino a nuovo avviso", quando l'accordo prevede che tutti i valichi siano aperti per far arrivare cibo, medicine, ecc; in questo modo il genocidio usando la fame, le morti, soprattutto dei bambini, per mancanza di medicinali continua e continua! Dal "cessate il fuoco" Israele ha massacrato altri 40 palestinesi e ferito quasi 150 persone, tra cui come sempre bambini, con la copertura degli Usa. 

Netanyahu dice che Hamas non rispetta l'accordo perchè ha detto che serve più tempo per restituire i corpi degli ostaggi, e ogni giorno minaccia di scatenare nuovamente l'inferno a Gaza; ma anche qui è Netanyahu che impedisce tale restituzione, ha vietato l'accesso a Gaza di 81 turchi esperti nella ricerca dei corpi degli ostaggi. 

Il nazisionista Netanyahu - omaggiato da Trump alle Knesset che l'ha ringraziato per "l'ottimo lavoro" (il genocidio) - ora cerca ogni pretesto per rompere anche quell'accordo, per mantenere dalla sua parte i ministri/esponenti della destra estrema; e soprattutto per riprendere il vero piano Israele/Usa di Trump: schiacciare la resistenza, avere Gaza liberata dai palestinesi, per fare la "grande Israele", e affari, affari per gli Usa e dietro di Trump tutti i paesi imperialisti. 

MA LA RESISTENZA NON PUO' CHE CONTINUARE! 

L'accordo, un corso imposto da Trump e Netanyahu con la complicità di tutti i governi imperialisti e di

tutte le borghese a degli stati arabo-islamici è stato accettato dalla resistenza palestinese perché in questa situazione data non poteva che essere così. Ma chiaramente la resistenza palestinese ha chiarito che vuole la fine del genocidio, il progressivo ritiro delle truppe di occupazione da Gaza e una soluzione che sia nelle mani dei palestinesi, la ripresa degli aiuti umanitari e lo scambio che riporti a casa migliaia di prigionieri politici rinchiusi da anni, e civili, medici, ecc. torturati nelle carceri palestinesi.

Ma non è questa l'intenzione dell'imperialismo americano e meno che mai del regime nazi-sionista israeliano di Netanyahu che vogliono cogliere ogni pretesto per violare l'accordo.

Questo necessita che la resistenza si mantenga unita e che nelle forme possibili si mantenga armata. Perché la resistenza armata del popolo palestinese, è la speranza dei senza speranza di poter continuare la lotta di liberazione e di poter ottenere lo stato di Palestina, l'autodeterminazione nazionale. Su questo nel movimento di resistenza palestinese e nel popolo palestinese vi potranno essere opinioni diverse ed è evidente che sta alle forze della resistenza trovare la via per superare differenze mantenendo la rotta.

Trump e l'imperialismo americano in primis e i loro echi sulla stampa mondiale dicono che ad Hamas verrebbero assegnati compiti di pulizia all'interno della striscia di Gaza. Questa è una questione piuttosto ambigua, la resistenza ha lo scopo di organizzare il popolo palestinese per tutelarne interessi e diritti in questa fase difficile, non certo quella di diventare polizia. Su questo evidentemente la resistenza saprà trovare la sua strada perché si tratta di una pallottola inzuccherata volta a schierare la resistenza nel campo della pacificazione.

La pace è necessaria, ma senza giustizia nessuna pace e la lotta di liberazione del popolo palestinese deve continuare.

Il governo italiano che cerca di intestarsi una parte dei meriti del recente accordo e si sbraccia nel volere la presenza italiana economica, diplomatica e militare nella striscia di Gaza, dimostra ancora una volta che questo governo è al servizio dell'imperialismo, dove l'imperialismo significa profitti per le aziende nella ricostruzione, dove l'imperialismo significa dominio cioè presenza militare straniera nei territori occupati, dove l'imperialismo significa essere parte dell'alleanza che vuole schiacciare il popolo palestinese e le masse arabe.

Per questo nessun accordo col governo ci può essere. L'opposizione parlamentare è pronta invece a salire sul carro del governo in nome della presenza dell'imperialismo italiano nel piano di ricostruzione e nell'occupazione militare di Gaza. Anche questo deve essere portato nelle manifestazioni di solidarietà col popolo palestinese che inevitabilmente devono continuare. Sul piano interno questo governo evidentemente accusa il colpo del gigantesco movimento Pro Palestina che si è espresso in migliaia di manifestazioni e nella partecipazione di un milione di persone a Roma.

Questa gigantesca manifestazione di Roma è stato un grande atto di solidarietà internazionale e internazionalista con il popolo palestinese e ha contribuito, e il popolo palestinese questo lo sa, in parte a fermare la mano dell'imperialismo e del Stato sionista in questa situazione. Ma sarebbe ottimo se questo movimento contagiasse l'intero movimento proletario e popolare, democratico, antifascista, internazionalista del nostro paese per mettere in discussione il governo fascio imperialista della Melone.

E’ una fase abbastanza difficile, ma su questo occorre lavorare perché il movimento di solidarietà alla Palestina contagi, inglobi e permetta lo sviluppo più generale di un movimento per rovesciare il governo, della guerra, della repressione, dell'attacco alle condizioni di vita e di lavoro; un governo servo dell'imperialismo americano e che nello stesso tempo si candida ad essere ulteriore oppressore del popolo palestinese e in generale nell'area del Mediterraneo.

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