Ognuno si alza la mattina, se c'è da andare a lavorare va... Chi sta dietro le quinte muove i fili. Sembra che vivano in un'altra dimensione, che sono salvaguardati da tutto.
Io non sono positiva, nel senso che non so se si può cambiare ora questo stato di cose. Viviamo di precariato, non ci possiamo curare, abbiamo malattie, ecc. ecc.; “piove sempre sul bagnato”. E’ come se viviamo in due mondi totalmente diversi, cioè loro sono una classe a sé che hanno, al di là dei privilegi economici, il potere e tanto altro. Ma nessuno di loro muore?...
In questa fase, c’è la necessità di costruire passo dopo passo un percorso che possa portare a un cambiamento.
Lavoratrice – Questo “passo dopo passo” sta a noi. A chi ha la capacità, la forza, la determinazione, ma perché ha coscienza Noi con le tante lotte la coscienza l'abbiamo sviluppata in tutti questi anni.
All'inizio siamo arrivati qui sprovvisti di quello che realmente era il mondo che ci circondava, anche il mondo politico. Adesso un minimo di coscienza c’è l'abbiamo tutti, abbiamo cosa dire, sappiamo che c'è la necessità di costruire qualcosa che possa sconfiggere questo nemico.
Certo, ci si demoralizza, è una cosa naturale, siamo esseri umani. Ma forse oggi come oggi una delle cose che dovremmo fare e dire è: sì, è vero, siamo in una fase critica, in una fase difficilissima rispetto agli anni passati, ma non possiamo mollare, anche se a fatica, “a calci e morsi”. Perché se ci demoralizziamo del tutto, molliamo.
Questi potenti devono tener conto degli uomini, dei popoli della terra, perché sconfiggendo, ammazzando, così come stanno facendo a Gaza, prima o poi però avranno bisogno di noi, perché i padroni succhiano il loro profitto dal lavoro degli operai. E infatti la borghesia non distrugge totalmente. Il problema è che non dobbiamo mai dimenticarci che ci sono le classi quando diciamo “potenti”.
Proletari comunisti di Palermo - A volte i lavoratori, le lavoratrici vedono ciò che accade come cose insormontabili, per cui non è possibile fare niente. Però, innanzitutto, quando noi facciamo anche una
semplice riunione sindacale partiamo sempre da un contesto più generale, diciamo sempre che c'è necessità di di inquadrare, di immergere la lotta sindacale nel contesto più generale perché non siamo slegati da ciò che accade attorno a noi.Ci sono “due colline”, la collina dell'imperialismo, del capitalismo, dei padroni, del Governo, con tutto quello che ci fanno subire; dall'altro c'è la nostra collina. dei proletari, degli operai, lavoratori, lavoratrici, in cui, anche se non sufficiente, qualcosa succede.
Il calendario che abbiamo fatto quest'anno di proletari comunisti contiene foto che non sono state messe a caso, perché si vuole anche dare un messaggio ai lavoratori, per prima a quelli che sono stati protagonisti di alcune lotte.
Nel calendario di quest’anno sono state messe quattro foto: la manifestazione contro il G7 di giugno a Fasano, con il nostro striscione contro la guerra imperialista, contro il governo imperialista italiano, in questo caso Meloni, che è un governo guerrafondaio a pieno servizio dell'imperialismo; poi però c'è scritto “insorgiamo il potere deve essere operaio”. Quindi già questo striscione è una risposta a ciò che dicevano prima le lavoratrici: ok, la situazione è difficilissima, però facciamo piccoli passi determinati. Cominciamo dai circoli, per esempio, che sono in questo momento uno strumento per cominciare questo percorso, per lavorare per la “soluzione” che è il potere nelle mani dei lavoratori. Non si tratta di utopie. Ci sono delle esperienze storiche che hanno dimostrato che è possibile. Per fortuna noi siamo, facciamo parte di una classe che ha tantissimi problemi, però non può scoraggiarsi, perché ci sono dei precedenti che ci danno la speranza e la possibilità che le cose possono realmente cambiare.
Quando parliamo di guerra di popolo, è perchè per cambiare le cose, serve che il popolo veramente si armi, impugni la guerra rivoluzionaria. In Palestina c'è la Resistenza ma ancora non viene impugnata la questione della guerra di popolo. E questo è un altro messaggio che vogliamo dare in questo anno 2025. Poi nel calendario vi è la donna palestinese. Perché? Le donne palestinesi sono il il cuore del cuore, della ribellione, di chi trasforma il dolore immane e atroce in resistenza, in lotta. Quindi quando ci sentiamo scoraggiate, anche perché a volte ci si sente socialmente soli, dobbiamo allargare la visuale, e guardare le cose che ci succedono da un punto di vista nostro, di classe. Sotto Natale è apparsa un'immagine di un padre disperato che camminava con i due bambini piccoli, tenuti in braccio morti, ma i palestinesi continuano a resistere, a lottare. Se pensiamo a loro forse un poco ci passa quel sentimento di depressione che ci può venire.
Se non si arriva veramente a una rivolta sociale in questo paese, padroni e governo andranno avanti, hanno disprezzo, sono arroganti. Per questo governo, per esempio i disoccupati sono “scansafatiche” che non si vanno a cercare il lavoro e a cui piace stare sul divano, e gli hanno tolto il reddito, e non tanto per il fatto puramente economico, ma per disprezzo, arroganza. In questo senso parliamo di natura fascista di questo governo.
Questo partito lo costruiscono non per forza tutti, non per forza grandi numeri, anche piccoli numeri. Però bisogna cominciare.
Voi siete lavoratori che fate una lotta sindacale, però partecipate quasi sempre alle iniziative contro la guerra, per la Palestina, sulle donne… però adesso, questo anno deve essere l'anno del Partito perché è una necessità oggettiva.
Un lavoratore ha scritto, dando gli auguri per il nuovo anno: non si tratta di essere pessimisti, ma si tratta innanzitutto di capire come stanno le cose e, capendo come stanno le cose, forse, poi capiamo pure quello che dobbiamo fare. Il lavoratore ha scritto guardando ai fatti reali, per esempio agli operai della Portovesme di Sardegna che sono a rischio licenziamento e dice, in questo inizio di anno, stringiamoci attorno a questi operai. Non è accettabile che le aziende si svegliano la mattina e buttano in mezzo a una strada decine di famiglie; padroni che sfruttano gli operai fino a quando gli serve e poi li buttano via come niente. I padroni hanno bisogno degli operai, è vero, però quando capiscono che quel profitto lo possono andare a fare anche in altri paesi dove pagano di meno gli operai, li buttano via.
Tanti operai in questo inizio di anno sono a rischio, pensiamo alla Stellantis, ai lavoratori Almaviva, ecc. E’ il sistema economico e sociale maledetto, oggi rappresentato dal governo Meloni, anche generato dall'azione dei precedenti governi e partiti, anche di sinistra che hanno tradito la classe.
Quindi se oggi ci troviamo con questo governo è anche colpa del revisionismo, dei sindacati collaborazionisti.
Dobbiamo dire basta a questo governo, questa è una delle lotte principali che dobbiamo porci come proletari. La lotta contro questo governo non è facile, ma dobbiamo convincerci come lavoratori e lavoratrici che occorre fare qualcosa che contribuisca a farlo cadere. Certo, non possiamo farlo cadere solo noi; ci vogliono anche delle condizioni oggettive e condizioni soggettive, trovare altre realtà, altri compagni che sono sulla stessa strada. Altrimenti per noi sarà sempre solo peggio, non è pessimismo, ma un dato di fatto.
Questo oggi significa cominciare a armarci di uno strumento che ci può far avanzare. Dobbiamo ricostruire il nostro partito. Comprendere che la rivoluzione è l'unica soluzione.
Apriamo questo anno riflettendo su questo e sulla necessità di questa comprensione.
Poi un’ultima cosa. Siamo troppo ignoranti, non conosciamo bene neanche la nostra storia, se la conosciamo ci incoraggiamo, se non la conosciamo è come se fossimo sempre nudi, non abbiamo niente cui ci possiamo appigliare. Spero che ci sia questa comprensione da parte di tutti e la volontà di costruire questo contributo.
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