(da Controinformazione rossoperaia del 17/05)
Le università di Torino sono occupate ormai dall'inizio della settimana per protestare contro il genocidio che Israele sta portando avanti contro la popolazione palestinese e per sostenere la resistenza del popolo palestinese.
Queste occupazioni, come si è visto, hanno assunto la formula delle “tendate” che era già stata utilizzata in altre occasioni e che adesso è stata ripresa grazie al contagio e all'emulazione di queste pratiche e che ormai si è diffusa, a partire dagli Stati Uniti, in gran parte delle università europee. Questo sta dando l'occasione, effettivamente, per rinnovare la pratica delle occupazioni e quindi per avere a disposizione per gli studenti spazi dove discutere, organizzare la mobilitazione, riuscire ad avere momenti di confronto, momenti in cui invitare a parlare latori che possano sostenere la causa del popolo palestinese.
In particolare uno degli edifici, Palazzo Nuovo dell'Università centrale di Torino, è completamente
occupato con le tende davanti e dentro il palazzo e sta funzionando più che altro come laboratorio permanente della protesta. Dall'altro lato il Politecnico, dove invece i corsi, le lezioni, continuano ma rimane in piedi un presidio permanente delle tende degli studenti, degli Infopoint che riescono effettivamente a mantenere l'università presidiata giorno e notte e a cercare non solo di coinvolgere gli studenti ma di portare anche in quel luogo la mobilitazione per la Palestina.In particolare, mentre gli spazi di Palazzo Nuovo funzionano come principale quartiere generale della protesta, il Politecnico ha un forte valore simbolico, nonostante la partecipazione sia minore, proprio perché è un luogo meno abituato a vedersi attraversare dalla mobilitazione studentesca, dove è più difficile organizzare la presenza e la mobilitazione; dall'altro, visto che uno dei temi principali della mobilitazione a sostegno alla Palestina degli studenti è proprio quello del Boicottaggio Disinvestimento Sanzioni anche in ambito accademico, quindi la recessione dei contratti e degli accordi degli accordi di partenariato che molte università hanno con istituzioni israeliane che, a prescindere dalla loro natura, essendo istituzioni israeliane, sono complici e parte integrante dell'occupazione a danno dei palestinesi e dall'altro lato contro tutte quelle aziende che si occupano di difesa, di aerospazio, che hanno una fortissima influenza ormai dentro le università. Parliamo ovviamente in particolare di Leonardo che è uno dei player economici più importanti a livello globale per quanto riguarda la produzione di armi e della produzione bellica e che in maniera davvero pervasiva e capillare riesce ad avere una importantissima influenza e collaborazione e ruolo economico verso le università italiane. In particolare il Politecnico è - e rischia sempre più di essere se non ci sarà un cambio di tendenza dovuto alla mobilitazione - uno dei centri nevralgici in cui Leonardo sperimenta la sua ricerca bellica. Con il Disinvestimento, almeno su questo piano, da parte della Fiat di Stellantis nel rapporto con il Politecnico questo vuoto rischia di essere sempre più colmato dall'industria della difesa e della produzione bellica.
Gli studenti stanno protestando con particolare determinazione non solo per le strade, non solo verso i luoghi di rappresentanza politica, del governo, ma anche dentro l'Università, contro le istituzioni accademiche, il rettore, il Senato accademico, responsabili di aver stretto questi accordi di collaborazione e di non rescinderli nel momento in cui c'è un vero e proprio genocidio in corso.
Su questo la battaglia sta andando avanti, sono già in corso e sono previste decine di iniziative dentro e fuori dalle università, in particolare il 15 si è svolta una fiaccolata nonostante la pioggia che in realtà è stato un vero e proprio corteo notturno in occasione dell'anniversario della Nakba che cadeva proprio in quel giorno.
Ieri c'è stata in particolare una iniziativa con il collegamento con diverse università occupate a livello mondiale e oggi ci sarà un'altra iniziativa con un focus particolare sui prigionieri politici e il tutto sta montando verso le giornate di venerdì e sabato che saranno effettivamente due giornate in cui si cercherà di ritornare con numeri più massicci per le strade, a partire dalle università occupate.
Fa ben sperare la capacità di contagio della mobilitazione delle tende e la determinazione con cui gli studenti riescono a portare avanti la battaglia potendo perseguire obiettivi di lungo periodo, obiettivi più generali, come quelli che riguardano lo stop al genocidio, la solidarietà alla resistenza palestinese ma allo stesso tempo, avendo la fortuna di avere degli obiettivi anche molto più a portata di mano, come appunto l'università stesse e le istituzioni accademiche, questo permette al movimento di potersi occupare quotidianamente dei temi generali ma allo stesso tempo mettere in campo pratiche immediate.
C’è stata l’invasione dell’Aula Magna del Politecnico, c'è stato un convegno legato al Politecnico di Torino in cui si sarebbe dovuto affrontare i temi della ricerca in campo della Difesa, in campo bellico, che è stato rimandato a data da destinarsi, c'è la perenne pressione contro i rettori per portare avanti i processi di Disinvestimento e il boicottaggio accademico.
Ora la programmazione è per sabato che sembra essere un passaggio per una mobilitazione che sembra avere le forze per perdurare ancor di più.
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