tratto da Infoaut
Torino si unisce alle mobilitazioni studentesche in solidarietà alla Palestina che da settimane hanno travolto gli atenei di tutto il mondo, occupando le sedi di Palazzo Nuovo, Fisica e la cittadella del Politecnico.


Queste occupazioni si inseriscono in un contesto di mobilitazione costante per la liberazione palestinese e non riguardano esclusivamente la realtà accademica, poichè il processo di militarizzazione delle università interessa la società nel suo complesso: gli atenei mettono al servizio di aziende belliche come Leonardo e Elbit System, risorse economiche, materiali e soprattutto umane per lo sviluppo di armi e tecnologie utilizzate a Gaza, nascondendosi dietro il meccanismo del dual use.
Dopo più di 7 mesi dall’inizio del genocidio, quasi 40 mila palestinesi uccis3 dall’esercito sionista e 76 anni di pulizia etnica e colonialismo, anche dalle università è necessario dare un segnale. Le notizie che in queste ore arrivano da Rafah e Jabalia ci fanno sentire ancora più forte la responsabilità di mettere in
campo iniziative di solidarietà concreta al popolo palestinese e di interrompere la complicità delle nostre istituzioni nel genocidio in corso.L’assemblea inoltre denuncia la gravità dell’incontro che si è tenuto oggi tra i Ministri dell’Interno e dell’Università, e i rettori e le rettrici per la “gestione” delle occupazione, a dimostrazione dell’intervento sempre più manifesto della politica di governo nel controllo del dibattito politico nelle università. Un dibattito ed una presa di posizione che, invece, questa settimana saranno più vive che mai.
a Fisica Occupata.Considerato il momento storico in cui viviamo, è nata spontaneamente, da un gruppo di student* di Fisica di Torino, la necessità di intraprendere un percorso di riflessione e lotta sul ruolo e sulle responsabilità della scienza all’interno delle dinamiche coloniali e belliche. Come comunità scientifica sentiamo il bisogno di interrogarci su questi temi e prendere una posizione forte sulla complicità del mondo accademico nel genocidio palestinese. Dopo 76 anni di occupazione violenta e coloniale, in seguito alle rivolte del 7 ottobre, Israele ha intensificato il percorso di pulizia etnica ai danni del popolo palestinese. Dal 7 ottobre sono mort* più di 34000 palestines*, di cui circa 15000 bambin*, senza contare tutte le persone disperse e ferite. Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio e il silenzio delle istituzioni e del mondo accademico è assordante e complice.
Nel 2023 l’Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7 milioni di euro, con un incremento nell’ultimo trimestre, quando il genocidio era già in corso. Queste morti sono sulla nostra coscienza, il nostro ruolo in quanto cittadin* e student* deve essere quello di opporsi con tutti i mezzi necessari alla complicità del Governo Italiano e della NATO tutta. Abbiamo deciso di occupare il Dipartimento di Fisica di Torino, unendoci alla chiamata di Giovani Palestinesi e all’ondata di Intifada Studentesca che sta avvenendo in molte Università del mondo. In quanto student* di Fisica è essenziale una nostra presa di coscienza sul ruolo della scienza nell’industria bellica. La stessa scienza che ogni giorno studiamo non è asettica e non può essere più apolitica: non è difficile realizzare che tra la teoria fisica e la costruzione di armi c’è un processo intermedio che ci riguarda e ci vede coinvolt*, senza di noi alcune atrocità non si potrebbero compiere.
Il progresso tecnologico e scientifico, con il quale giustifichiamo il coinvolgimento 6 necessario del mondo accademico, non genera necessariamente un progresso umano. Basti vedere che negli ultimi decenni la ricerca scientifica ha prodotto più di 12000 testate nucleari e nuovi metodi di sterminio. Questo non significa lavorare per la scienza o per i suoi possibili risvolti positivi nella società, ma significa vendersi all’industria militare. Non vogliamo più che il mondo accademico sia coinvolto in questi processi e riteniamo doverosa una presa di posizione netta sul genocidio in corso. La nostra Università si proclama antifascista e antimilitarista: bellissime parole che non vengono applicate in pratica, che cadono davanti agli accordi che l’Università ha stilato con aziende come la Leonardo. Vogliamo che la conoscenza che ci viene impartita come scienziat* sia critica e che ci metta di fronte alle responsabilità che derivano dal nostro ruolo e dalle capacità tecniche e teoriche che sviluppiamo nei nostri percorsi di studio. PALESTINA LIBERA! PALESTINA LIBERA!







Come collettivo di ecologia politica ci siamo schierate da sempre dalla parte del popolo palestinese e per questo prendiamo parte senza esitazione a queste occupazioni.
Per noi la questione climatica e la crisi socio-ecologica in cui ci troviamo non sono qualcosa di astratto, ma qualcosa che viviamo ogni giorno, attraverso lo sfruttamento delle terre, l’accaparramento delle acque, la cementificazione, la messa a profitto dei nostri ecosistemi.
Pensiamo che il primo modo per attaccare questo sistema di sfruttamento sia quello di calarsi sui territori, conoscerli, e mettersi in prima linea per difenderli.
Difendere i territori per noi è l’unico modo effettivo per cogliere la contraddizione ecologica in tutte le sfumature, che non è solo una devastazione ambientale, ma è anche sociale e culturale.
Difendere i territori per noi significa stare dalla parte di chi li conosce, li protegge e non di chi li occupa e li devasta.
Stare dalla parte del popolo palestinese è l’unico modo di frenare questa macchina di devastazione che Israele è il primo a portare avanti. La lotta per la liberazione della Palestina deve essere – ed è – per noi l’emblema dell’opposizione a un sistema ecocida.
Così come l’ecologia è sempre politica, anche la scienza, la tecnica e i saperi che vengono insegnati nei nostri corsi di studio lo sono.
Occupare le università quindi vuol dire anche prendere parola contro chi ci dice che il sapere che si insegna in esse è neutrale, che non è schierato da nessuna parte, che la cultura è solo cultura e quindi anche di fronte a un genocidio è impensabile sospendere accordi e intese tra Israele, le sue Università, i suoi centri di ricerca e le accademie italiane. La scienza non è neutrale, ma situata e strumentale, sotto l’occupazione israeliana diviene strumento di controllo, di guerra, di accaparramento di risorse, e di pulizia etnica.
Rifiutiamo di vendere le nostre menti, il nostro tempo e il nostro sapere a disposizione degli interessi guerrafondai, genocidi e climaticidi che si nascondono dietro accordi, corsi e master, portati avanti da istituzioni, governi e società di armi e del fossile.
In un contesto in cui i confini tra Università, industria e difesa sono sempre più indistinguibili, perché strettamente interconnessi, rifiutiamo questo modello di istruzione produzione.
Finchè la Palestina sarà occupata, finchè il genocidio sarà in corso, non potremo permetterci di immaginare territori autodeterminati, liberi e in grado di cambiare il sistema socio-ecologico in cui viviamo, che porta siccità, morte e devastazione.
Finchè la Palestina sarà occupata, finchè continueranno ad esserci legami e accordi tra Israele e le Università italiane, il sapere accademico non ci permetterà davvero di costruire e pretendere un futuro migliore, slegato da logiche di profitto, accaparramento e militarizzazione.
Per noi essere ecologisti non vuol dire niente se non si è in grado di prendere una posizione chiara nei confronti del popolo palestinese, della sua lotta e resistenza contro l’occupazione sionista.
La terra non è quella promessa, la terra è di chi se ne prende cura.
FROM THE RIVER TO THE SEA PALESTINE WILL BE FREE!
COMUNICATO CONGIUNTO DELLE FACOLTA’ OCCUPATE
Ieri gli atenei torinesi si sono uniti all’intifada studentesca in sostegno alla lotta del popolo palestinese che da settimane sta attraversando le università di tutto il mondo. Da oggi Palazzo Nuovo è occupato con il blocco delle lezioni. La protesta assume una rilevanza ancora maggiore in una città come Torino, gemellata con la città di Gaza dal 1997.
Dopo più di 7 mesi dall’inizio del genocidio, sono quasi 40 mila i palestinesi uccisi dall’esercito sionista. I bombardamenti hanno raso al suolo ospedali, scuole, università e abitazioni con l’obiettivo di distruggere ogni possibilità di vita dignitosa per i palestinesi. Questo operato è in linea con le politiche che lo Stato occupante di israele porta avanti da 76 anni attraverso i suoi piani di pulizia etnica e politiche coloniali di insediamento.
La notizia di ulteriori operazioni militari che in queste ore colpiscono duramente la popolazione a Rafah e la Striscia di Gaza, che concretizzano la minaccia di un’invasione via terra volta alla cancellazione totale del popolo palestinese, ci fanno sentire ancora più forte la responsabilità di interrompere la complicità delle nostre istituzioni nel genocidio in corso. Mettere in campo iniziative di solidarietà concreta al popolo palestinese è il nostro dovere umano!
Grazie alla mobilitazione studentesca, il Senato Accademico dell’Università degli Studi di Torino ha ritenuto non opportuna la sua partecipazione al bando MAECI, bando scientifico per progetti congiunti di ricerca tra Italia e Israele promosso dal Ministero Affari Esteri Cooperazione Internazionale. Questo però non è sufficiente: vogliamo che vengano interrotti definitivamente gli accordi con tutti gli atenei israeliani e le aziende coinvolte nella filiera bellica. I nostri atenei mettono al servizio di aziende belliche, come Leonardo ed Elbit System, risorse economiche, materiali e soprattutto umane per lo sviluppo di armi e tecnologie utilizzate in tutta la Palestina. Attraverso il meccanismo del dual use, la ricerca scientifica, il lavoro, le idee vengono piegate alle strategie di morte di NATO-USA-UE. Denunciamo la gravità dell’incontro che si è tenuto ieri, 13 maggio, tra i ministri Piantedosi e Bernini e la CRUI che aveva come obiettivo la “gestione” delle occupazioni universitarie come mero problema di ordine pubblico, invece che ricercare il dialogo con la componente studentesca. Condanniamo le vuote dichiarazioni dei rettori e dei ministri volte unicamente a giustificare la repressione delle proteste contro il coinvolgimento delle università nel genocidio a Gaza.
Ancora una volta il Governo Meloni e tutte le istituzioni dello Stato italiano dimostrano la loro complicità con il genocidio: per tutelare gli interessi economici delle grandi aziende italiane come Eni e Leonardo, il Governo esporta armi in israele e partecipa all’allargamento del conflitto in Medio Oriente tramite l’invio di missioni militari italiane.
Date queste condizioni l’assemblea di UniTo occupata rivendica:
- la rescissione di ogni accordo tra UniTo le università e le istituzioni israeliane e le aziende che forniscono supporto militare e non solo a Israele;
- la completa trasparenza nei confronti dell’intera comunità accademica di ogni accordo e collaborazione esterna intrattenuta da UniTo;
La protesta continuerà anche al di fuori dell’università con la partecipazione alla fiaccolata del 15 maggio in occasione della ricorrenza della Nakba e la mobilitazione del 18 maggio per bloccare l’invio di armi a israele.
Ieri martedì 14 maggio è arrivata la proposta da parte del Rettore Geuna di incontrare studenti e studentesse, dopo un solo giorno di occupazione e di blocco delle lezioni.
Questa mattina, 15 maggio, il cancello dell’Energy Center vicino al Politecnico è stato bloccato per impedire lo svolgimento di un incontro di presentazione del progetto Record Aircraft, primo drone a energia solare che si sarebbe dovuto tenere oggi. Grazie al blocco la presentazione è stata rimandata!
É più importante che io, mia moglie e i miei figli abbiamo il diritto di girare per le strade di Giudea e Samaria rispetto al diritto di movimento degli arabi” È questa la dichiarazione pronunciata dal ministro Ben Gvir, una dichiarazione che sembra portarci indietro negli anni, dimostrando di fatto quanto la Nakba non si sia mai interrotta, ma arrivi al suo 76esimo anniversario questo 15 maggio. La parola “Nakba” significa “catastrofe” e indica il momento in cui il neonato stato di Israele ha portato avanti lo sfollamento forzato del popolo palestinese. Le violenze quotidiane sioniste si stavano perpetuando già da molto prima del ’48, ma a partire dall’evento della Nakba 700.000 palestinesi sono stati colpiti da esproprio di terre e crimini. Le notizie di questi ultimi 7 mesi hanno dimostrato a tutt* quanto la violenza del colonialismo di insediamento si stia perpetuando tutt’oggi: si è arrivati ad una nuova fase della catastrofe con più 40.000 persone uccise, gran parte del territorio della Striscia occupato e distrutto e 1,7 milioni di persone sfollate a Rafah senza via di fuga. I sogni e i desideri della popolazione della Palestina non sono stati, però, distrutti e la nostra occupazione si fa portavoce della resistenza. Per questo domani ci troveremo per una fiaccolata, ricordando e continuando a lottare. Ci vediamo alle 21 a Palazzo Nuovo occupato per partire in corteo.
Voci dalle occupazioni da Radio Onda d’Urto
La mobilitazione vede coinvolti gli atenei di Venezia, Pisa, Siena, Bergamo, Bologna, Roma, Palermo, Trento, Padova, Napoli, Milano e Torino. In queste ultime due città mobilitati sia il Politecnico sia la Statale.
Mercoledì 15 maggio, previste tende anche a Cosenza, Bari, Firenze, Macerata, Catania e Genova e Brescia.
Da Palermo la corrispondenza di martedì 14 maggio con Marco di Intifada Studentesca Palermo, Emma studentessa di medicina e Mohamed studente co
da Studentx per la Palestina Pisa.
INTIFADA STUDENTESCA A PISA: INIZIA L’ACCAMPATA!
In data 13 Maggio 2024 è iniziata l’accampata ai giardini di Antichistica, Storia e
Filosofia, organizzata dallə studentə per la Palestina.
Da mesi, ormai, nella città di Pisa lə studentə lottano a sostegno
della popolazione palestinese, sottoposta al genocidio israeliano e a
decenni di apartheid, e per la fine delle complicità delle nostre
istituzioni con quanto sta avvenendo. Oggi, le proteste studentesche
hanno assunto una scala e un rilievo globali, come hanno mostrato gli
accampamenti nei campus americani.
Rinnoviamo l’invito alla cittadinanza solidale e a tutta la comunità accademica e
studentesca
di passare all’accampamento, per parlare, fornire supporto politico e/o
materiale, utilizzare insieme a noi ogni spazio della società per
parlare e agire in
solidarietà alla Palestina e allə studentə che si stanno mobilitando contro il genocidio attualmente in corso.
Chiamiamo per questa mattina una conferenza stampa alle ore 12 presso i giardini della biblioteca di Antichistica.
In tutta Italia e in tutto il mondo è chiaro: ora è il momento di alzare la voce. La follia genocida sionista non accenna a fermarsi, le operazioni di pulizia etnica sono iniziate a Rafah e ripartite in tutta la striscia. È nostro dovere mandare un segnale forte e interrompere le connessioni con lo stato d’apartheid israeliano nelle università.
Da una settimana siamo in presidio permanente per continuare a ribadire, assieme a tutta la comunità studentesca, le nostre richieste: lo stop agli accordi con la filiera bellica e le università sul suolo occupato e una presa di posizione della nostra università sul genocidio in corso. Non siamo solə in questo processo: nelle università di tutto mondo si alza dalle tende il grido Palestina libera!
La Sapienza continua tuttavia a erigere un muro di silenzio e a reprimere con la forza ogni dissenso. Martedì ci sarà l’ennesimo Senato Accademico in cui l’ateneo non prenderà in considerazione le rivendicazioni dellз studentз e continuerà a esimersi dalle proprie responsabilità. Non lasceremo che la rettrice continui a ignorarci, per questo la invitiamo al nostro contro-senato affinché si esponga davanti a tutta la comunità studentesca.
Ci vediamo martedì 14 alle ore 14.00 al pratone. Intifada fino alla vittoria
dal Coordinamento dei Collettivi della Sapienza di Roma occupata.
IL PRESIDIO CONTINUA, UNITEVI! MARTEDÌ 14 ORE 14.00 CONTRO-SENATO
In tutta Italia e in tutto il mondo è chiaro: ora è il momento di alzare la voce. La follia genocida sionista non accenna a fermarsi, le operazioni di pulizia etnica sono iniziate a Rafah e ripartite in tutta la striscia. È nostro dovere mandare un segnale forte e interrompere le connessioni con lo stato d’apartheid israeliano nelle università.
Da una settimana siamo in presidio permanente per continuare a ribadire, assieme a tutta la comunità studentesca, le nostre richieste: lo stop agli accordi con la filiera bellica e le università sul suolo occupato e una presa di posizione della nostra università sul genocidio in corso. Non siamo solə in questo processo: nelle università di tutto mondo si alza dalle tende il grido Palestina libera!
La Sapienza continua tuttavia a erigere un muro di silenzio e a reprimere con la forza ogni dissenso. Martedì ci sarà l’ennesimo Senato Accademico in cui l’ateneo non prenderà in considerazione le rivendicazioni dellз studentз e continuerà a esimersi dalle proprie responsabilità. Non lasceremo che la rettrice continui a ignorarci, per questo la invitiamo al nostro contro-senato affinché si esponga davanti a tutta la comunità studentesca.
Ci vediamo martedì 14 alle ore 14.00 al pratone. Intifada fino alla vittoria!

In tantissime e tantissimi in corteo alla Sapienza per il contro senato e per denunciare l’atteggiamento della rettrice Antonella Polimeni in merito al dual use della ricerca, ai rapporti con la Leonardo e la fondazione Med’Or. Il corteo di diverse centinaia di studenti ha sanzionato il rettorato e ha concluso la giornata con una partecipatissima assemblea.
Qui la diretta di Radio Onda Rossa sulla mobilitazione
Mentre si riunisce il senato accademico dell’Università La Sapienza si alza la protesta studentesca per continuare a chiedere l’interruzione delle collaborazioni con Israele e con la produzione di armi.
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