pc 17 Maggio -- Dalle università occupate e in lotta per la Palestina
tratto da Infoaut
Torino si unisce alle mobilitazioni studentesche in solidarietà
alla Palestina che da settimane hanno travolto gli atenei di tutto il
mondo, occupando le sedi di Palazzo Nuovo, Fisica e la cittadella del
Politecnico.
Queste occupazioni si inseriscono in un contesto di mobilitazione
costante per la liberazione palestinese e non riguardano esclusivamente
la realtà accademica, poichè il processo di militarizzazione delle
università interessa la società nel suo complesso: gli atenei mettono al
servizio di aziende belliche come Leonardo e Elbit System, risorse
economiche, materiali e soprattutto umane per lo sviluppo di armi e
tecnologie utilizzate a Gaza, nascondendosi dietro il meccanismo del
dual use.
Dopo più di 7 mesi dall’inizio del genocidio, quasi 40 mila
palestinesi uccis3 dall’esercito sionista e 76 anni di pulizia etnica e
colonialismo, anche dalle università è necessario dare un segnale. Le
notizie che in queste ore arrivano da Rafah e Jabalia ci fanno sentire
ancora più forte la responsabilità di mettere in
campo iniziative di
solidarietà concreta al popolo palestinese e di interrompere la
complicità delle nostre istituzioni nel genocidio in corso.
L’assemblea inoltre denuncia la gravità dell’incontro che si è tenuto
oggi tra i Ministri dell’Interno e dell’Università, e i rettori e le
rettrici per la “gestione” delle occupazione, a dimostrazione
dell’intervento sempre più manifesto della politica di governo nel
controllo del dibattito politico nelle università. Un dibattito ed una
presa di posizione che, invece, questa settimana saranno più vive che
mai.
a Fisica Occupata.
Considerato il momento storico in cui viviamo, è nata spontaneamente,
da un gruppo di student* di Fisica di Torino, la necessità di
intraprendere un percorso di riflessione e lotta sul ruolo e sulle
responsabilità della scienza all’interno delle dinamiche coloniali e
belliche. Come comunità scientifica sentiamo il bisogno di interrogarci
su questi temi e prendere una posizione forte sulla complicità del mondo
accademico nel genocidio palestinese. Dopo 76 anni di occupazione
violenta e coloniale, in seguito alle rivolte del 7 ottobre, Israele ha
intensificato il percorso di pulizia etnica ai danni del popolo
palestinese. Dal 7 ottobre sono mort* più di 34000 palestines*, di cui
circa 15000 bambin*, senza contare tutte le persone disperse e ferite.
Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio e il
silenzio delle istituzioni e del mondo accademico è assordante e
complice.
Nel 2023 l’Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7
milioni di euro, con un incremento nell’ultimo trimestre, quando il
genocidio era già in corso. Queste morti sono sulla nostra coscienza, il
nostro ruolo in quanto cittadin* e student* deve essere quello di
opporsi con tutti i mezzi necessari alla complicità del Governo Italiano
e della NATO tutta. Abbiamo deciso di occupare il Dipartimento di
Fisica di Torino, unendoci alla chiamata di Giovani Palestinesi e
all’ondata di Intifada Studentesca che sta avvenendo in molte Università
del mondo. In quanto student* di Fisica è essenziale una nostra presa
di coscienza sul ruolo della scienza nell’industria bellica. La stessa
scienza che ogni giorno studiamo non è asettica e non può essere più
apolitica: non è difficile realizzare che tra la teoria fisica e la
costruzione di armi c’è un processo intermedio che ci riguarda e ci vede
coinvolt*, senza di noi alcune atrocità non si potrebbero compiere.
Il progresso tecnologico e scientifico, con il quale giustifichiamo
il coinvolgimento 6 necessario del mondo accademico, non genera
necessariamente un progresso umano. Basti vedere che negli ultimi
decenni la ricerca scientifica ha prodotto più di 12000 testate nucleari
e nuovi metodi di sterminio. Questo non significa lavorare per la
scienza o per i suoi possibili risvolti positivi nella società, ma
significa vendersi all’industria militare. Non vogliamo più che il mondo
accademico sia coinvolto in questi processi e riteniamo doverosa una
presa di posizione netta sul genocidio in corso. La nostra Università si
proclama antifascista e antimilitarista: bellissime parole che non
vengono applicate in pratica, che cadono davanti agli accordi che
l’Università ha stilato con aziende come la Leonardo. Vogliamo che la
conoscenza che ci viene impartita come scienziat* sia critica e che ci
metta di fronte alle responsabilità che derivano dal nostro ruolo e
dalle capacità tecniche e teoriche che sviluppiamo nei nostri percorsi
di studio. PALESTINA LIBERA! PALESTINA LIBERA!
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