giovedì 12 novembre 2020

pc 12 novembre - Nagorno-Karabakh: l'accordo per il cessate il fuoco prepara scenari futuri di guerra nel Caucaso

L'imperialismo crea ogni giorno le premesse per un aggravamento dello scontro militare.

L'accordo/tregua è tra Russia e Turchia che si dividono il Nagorno-Karabakh sul modello siriano, strategico crocevia degli oleodotti che riforniscono di petrolio e gas i principali paesi imperialisti.

Ridicola e sottomessa alla Turchia la posizione dell'Italia con le dichiarazioni di Di Maio

Colonne di profughi, almeno 100.000 persone su 140.000 hanno lasciato o stanno lasciando il Paese

Lungo la linea di contatto sarà dispiegato un contingente di quasi duemila soldati russi equipaggiati da 90 veicoli corazzati, 380 veicoli militari e attrezzature speciali, per una durata di cinque anni, rinnovabile per altri cinque.

Questo dà alla Russia una leva senza precedenti per esercitare un’influenza maggiore sulla politica interna dell’Azerbaigian e dell’Armenia. 

Il 10 novembre, Armenia e Azerbaigian hanno concluso un "accordo di pace", mediato dalla Russia.

L’accordo sancisce la vittoria dell’Azerbaigian nel conflitto con l’Armenia, legittima le conquiste territoriali dell’Azerbaigian nel Nagorno Karabakh (oltre trecento insediamenti, tra cui la strategica Susi, che domina la collina sopra Stepanakert) e consolida l’asse turco-azero.

L’Azerbaigian ha anche ottenuto per la prima volta dalla guerra degli anni ’90 un collegamento diretto con la sua exclave Nachichevan, che vuol dire un collegamento diretto con la Turchia.  

L'Azerbaigian fornisce alla Turchia quasi un quinto delle sue importazioni di gas naturale, così come il petrolio del Mar Caspio, all'hub di Ceyhan, sulla costa mediterranea, attraverso gli oleodotti che attraversano Tovuz."Questo è un problema di sicurezza fondamentale per la Turchia per la sicurezza energetica", ha detto ai giornalisti a Istanbul un alto funzionario del ministero dell'Energia turco a condizione che il suo nome non fosse usato. "Prenderemo tutte le misure rilevanti per continuare" i flussi di petrolio e gas dall'Azerbaigian.

Sono esplose proteste di massa in Armenia: i manifestanti hanno denunciato l’accordo come un tradimento per la causa del Nagorno Karabakh e stanno chiedendo le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinyan, messo al potere dall'imperialismo occidentale con la “rivoluzione di velluto” del 2018. La rabbia dei manifestanti si è scatenata contro le istituzioni governative: le masse inferocite hanno preso d’assalto il palazzo del governo e occupato il Parlamento distruggendone gli interni. Il suo presidente Ararat Mirzanyan ne ha fatto le spese quando, mentre cercava di scappare in macchina, è stato raggiunto dai manifestanti che lo hanno trascinato fuori dalla sua vettura strappandogli gli abiti di dosso ed è stato picchiato brutalmente. Un gruppo di rivoltosi ha anche fatto irruzione nell’abitazione del Primo Ministro, trovandolo vuoto.

Di Maio: “Monitoreremo con attenzione gli sviluppi nelle aree dove si registra un particolare attivismo turco, vigilando affinché siano tutelati il rispetto del diritto internazionale, gli interessi italiani anche economici e con l’obiettivo di scongiurare qualsiasi escalation",11 nov.

Caccia italiani di Leonardo-Finmeccanica per l'Aeronautica azera

La cooperazione industriale-strategica tra il regime azero e Leonardo-Finmeccanica ha preso il via nel 2012 con la vendita alla compagnia aerea nazionale di 10 elicotteri prodotti da Augusta Westland (società controllata da Leonardo) per il trasporto offshore e del personale VIP, i servizi medici d'emergenza, la ricerca e il salvataggio. L'1 marzo 2017, alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, l'allora amministratore delegato di Leonardo, Mauro Moretti, firmò a Baku un accordo con la società petrolifera statale azera SOCAR per "incrementare la sicurezza fisica e cyber delle infrastrutture per gli approvvigionamenti energetici e garantire maggiore efficienza alle attività della società azera attraverso le tecnologie di Leonardo".

Al centro dell'accordo, in particolare, la "sicurezza" del nuovo gasdotto in via di realizzazione da parte di SOCAR che consentirà di far arrivare in Europa oltre 20 miliardi di metri cubi l'anno di metano azero. Lungo oltre 4.000 km., il gasdotto partirà dal Caucaso meridionale, attraverserà la Georgia (tratto Scpx), quindi la Turchia (Tanap), la Grecia e l'Albania per arrivare in Puglia (Tap). Tra le aziende italiane partner di questo maxi-progetto energetico spicca in particolare il gruppo Snam S.p.A. di San Donato Milanese, mentre in qualità di sub-contractor compaiono ENI, Maire Tecnimont e Saipem.

Attualmente l'Italia è il principale partner commerciale dell'Azerbaijan (l'interscambio è stimato in sei miliardi di euro l'anno) nonché il primo destinatario dell'export petrolifero della repubblica caucasica. Il Ministero degli Affari Esteri stima che siano oltre 3.000 le imprese italiane che hanno investito nell'economia azera; Eni e il gruppo bancario Unicredit avrebbero da soli interessi in Azerbaijan per quasi 600 milioni di dollari. 

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