venerdì 26 giugno 2020

pc 26 giugno - QUESTA E' LA "SANATORIA" DELLA INDECENTE BELLANOVA, AD USUM ELETTORALE

Tra istituzioni che sanno e lasciano vivere in condizioni bestiali, padroni che sfruttano come schiavi i braccianti migranti... 
A Nardò (LE)

Luci accese, anche di giorno: spreco al campo di Boncuri dove i braccianti agricoli, per lo più immigrati, non possono ancora entrare. Il campo è chiuso, nonostante i proclama di Comune e Regione. Ma i raccoglitori delle angurie sono li già da tempo. E dormono sui cartoni, tra la spazzatura. Dicono di essere già 40 e, infatti, sulla ghiaia si intravedono giacigli improvvisati e indumenti lasciati ad asciugare. Loro vengono dalla Campania. Tra poche ore arriveranno altrettanti «siciliani».
Ieri il recinto con i container che si trova nella zona industriale di Nardò era abbandonato a se stesso dopo l’utilizzo dello scorso anno. Dietro la grata i segnali evidenti della fatiscenza. E in piena luce solare c’erano tutti gli enormi fari alogeni accessi. A pochi metri dall’ingresso, i primi «ospiti» dormono in un campo incolto tra spazzatura e cartoni. Sono del Gambia, Mali, Senegal. «Siamo qui perché il lavoro c’è già da tempo», dicono. Per mangiare, una volta al giorno, vanno alla mensa Caritas, in Centro storico. A piedi, lungo una strada pericolosissima. Niente campo, niente trasporti, niente cibo, niente ricoveri, malgrado le riunioni plenarie e ottimistiche, poche settimane fa in Prefettura, con enti territoriali, associazioni datoriali e diversi «attori». Le condizioni igienico sanitarie dei migranti sono gravissime non hanno a disposizione ne’ acqua, ne’ giacigli dignitosi, ne’ spazi o strumenti per la minima sussistenza.

A Laterza nel Tarantino

A lavoro nei campi per circa 12 ore al giorno e per pochi spiccioli. 4 cittadini indiani sarebbero stati costretti a svolgere per ore attività durissime, tra pastorizia e agricoltura, nelle campagne di Laterza, in provincia di Taranto. Ma non è tutto. Secondo l’accusa, i quattro lavoravano in condizioni di sfruttamento e dietro un compenso al di sotto dei livelli retributivi previsti, per 2 euro all'ora. Per questo i Carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro un 55enne indiano, accusato di essere il caporale, e un imprenditore agricolo italiano di 61 anni, con precedenti specifici. 

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