Viminale impugnerà sentenze Tar su ‘zone rosse’ e iscrizione anagrafica. Accuse ai giudici “pro-migranti”.
Le fonti del Viminale ora contestano la giudice perché “in alcuni dibattiti pubblici ha chiarito la sua idea di immigrazione censurando l’uso della parola ‘clandestini‘ e ha partecipato alla presentazione del libro dell’avvocato dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) Maurizio Veglio. Dal ministero evidenziano come proprio un altro avvocato dell’Asgi, Noris Morandi, abbia assistito il cittadino straniero che ha ottenuto l’iscrizione all’anagrafe. Il magistrato viene attaccato anche perché coordinatrice della Onlus ‘Rete per l’ospitalità nel mondo’ e perché ha partecipato alla presentazione di un libro a cui c’erano anche il portavoce della ong Mediterranea e il professore Emilio Santoro, ordinario di Filosofia del diritto e Diritto degli stranieri presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Firenze.Da qui partono le accuse del Viminale agli altri due magistrati. Infatti, nel dipartimento ha sede la redazione della rivista online “Diritto, immigrazione e cittadinanza”, a cui collaborano la giudice Rosaria Trizzino – che ha emesso la sentenza sulle ‘zone rosse’ – ma anche la presidente della prima sezione del tribunale civile di Bologna Matilde Betti, che il 27 marzo 2019 non ha accolto il ricorso proposto dal ministero dell’Interno contro la decisione che disponeva l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri. Uno di questi, sottolineano ancora dal ministero di Salvini – “era difeso dall’avvocato Asgi Nazzarena Zorzella, per anni co-direttrice di ‘Diritto, immigrazione e cittadinanza’ e che ora è nel comitato editoriale dove siede anche il presidente Betti”. Per l’Anm “le modalità adottate da autorevoli rappresentanti delle istituzioni gettano discredito sull’intera funzione giudiziaria e perdita di serenità da parte di chi la esercita”. “Per questo – si legge nel documento – chiediamo che il Csm effettui tutti i passi necessari a tutela della collega Luciana Breggia e a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della giurisdizione”.
Le ‘zone rosse’ erano state istituite dalla prefettura di Firenze il 9 aprile scorso: per motivi di sicurezza pubblica, 17 aree della città sono state interdette ai denunciati per rissa, stupefacenti, lesioni, percosse, commercio abusivo. L’ordinanza era stata lodata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, come “modello da esportare in altre città”. Per i giudici amministrativi però è illegittima: non solo perché incide su diritti costituzionalmente garantiti, quali la libertà di circolazione delle persone stabilita dall’art. 16, ma anche perché “stabilisce una irragionevole automaticità tra la denuncia per determinati reati e l’essere responsabile di comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di determinate aree”. Un’equiparazione definita “irragionevole” dal Tar di Firenze.
Le sentenze del Tar sull’iscrizione all’anagrafe riguardano invece due casi simili. Prima il Tribunale di Firenze nel marzo scorso e poi quello di Bologna a inizio maggio hanno infatti imposto rispettivamente al Comune di Scandicci e a quello romagnolo di iscrivere all’anagrafe un rifugiato e due richiedenti asilo perché tale atto non è da considerarsi incompatibile con il decreto Sicurezzavoluto da Salvini. Il ministero dell’Interno ha presentato ricorso contro questa decisione ma i giudici amministrativi lo hanno respinto in entrambi i casi
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