Riflessioni sul primo capitolo de “Le Lotte di classe in Francia”
Nell’introduzione Engels spiega come Marx abbia applicato il metodo materialista ad un periodo storico, da cui si evince, tra le altre cose, un collegamento tra le classi sociali e le frazioni di esse con i partiti politici esistenti a cui le classi stesse fanno riferimento. Quando gli esponenti dei partiti al potere e all’opposizione esprimono posizioni o espletano atti, lo fanno in accordo agli interessi della propria classe di appartenenza. Salvini e Di Maio, gli esponenti della finta opposizione PD-Forza Italia confermano tutto cio’ fazioni diverse della borghesia grande, media e piccola che hanno dissidi “interni alla classe di appartenenza” ma che in certe occasioni trovano l’unità su certe questioni generali essendo tutti figli della borghesia (vedi la questione del processo a Salvini sul caso Diciotti).
Un
altro punto sollevato nello scritto è il legame tra gli eventi
economici e più in particolare la crisi economica e i fatti
politici, Marx combatte il meccanicismo di alcuni rivoluzionari che
pensano che a crisi economica corrisponda un avanzamento
rivoluzionario, nel testo via via si analizza come il proletariato
partecipando alla lotta di classe fa esperienza, un’esperienza che
porta alla sconfitta del 1848 passando per alcuni errori come quello
di reclamare il lavoro ed un ministero di esso diretto dai
rappresentanti del proletariato (Blanqui in particolare)
l’infantilismo della classe illuse il proletariato stesso di poter
avanzare nelle conquiste rivoluzionarie in un quadro della repubblica
borghese, obietta Marx che il “lavoro” è il lavoro salariato nel
sistema capitalistico e che a Blanqui venne affidata una commissione
sul “lavoro” fisicamente e oggettivamente lontana dal governo
(nel palazzo del Lussemborgo) su cui si faceva teoria mentre nella
sede del governo “si batteva moneta” realmente.
La
commissione del lavoro di Louis Blanc significo’ l’esclusione
del proletariato dalla gestione del potere.
Il
proletariato ha l’obiettivo invece di appropriarsi dei mezzi di
produzione, di modificarne i rapporti (abolizione del lavoro
salariato e del capitale) e di appropriarsi anche dei mezzi di
distribuzione (sussidi statali, tassazione progressiva,
assistenzialismo in generale) per abolirli.
Nella
fase politica attuale in Italia, alcune frange del movimento sono
ambigue verso il governo Lega-M5S guardando per esempio con
compiacenza o quantomeno con accettazione riformatrice il “reddito
di cittadinanza” di cui è esposta ampiamente critica e analisi sul
nostro blog, quindi aggiungiamo direttamente che ammesso e non
concesso che tale “reddito di cittadinanza” sia una normale forma
di assistenzialismo (in realtà è uno strumento che rappresenta un
salto di qualità del moderno fascismo nell’organizzazione degli
“ammortizzatori sociali” in senso di controllo sociale) le
avanguardie rivoluzionarie dovrebbero criticare e mettere in
discussione la gestione dell’esistente e le politiche sociali che
sono volte a rimandare sempre più in là nel tempo la risoluzione in
chiave rivoluzionaria della contraddizione tra capitale e lavoro.
Il
1850 rappresenta quindi una prima sconfitta, ma che serve al
proletariato per scrollarsi di dosso concezioni idealistiche e
prepararsi per il prossimo periodo rivoluzionario. In Italia
risentiamo ancora della sconfitta del periodo rivoluzionario del
’68-’77, dopo gli anni ’80 il proletariato ha adottato la forma
di resistenza dei cobas sul piano sindacale ma le avanguardie
rivoluzionarie restano divise in varie tendenze alcune delle quali
facenti parte della galassia dei centri sociali (molti dei quali
cooptati dal riformismo assistenzialista associativo), il movimento
ml classico sempre più incancrenito e sclerotizzato i comunisti
autentici m-l-m che hanno fatto una mole non indifferente di
esperienza politica e di lotta tuttora nella fase della ricostruzione
del partito. La crisi del 2008 ha trovato le forze rivoluzionarie
soggettivamente impreparate per il movimento rivoluzionario ma pronte
a giocare il proprio ruolo nei movimenti di opposizione alle
politiche dei governi, nel movimento studentesco (molto forte nel
2008 e nel 2010) nei movimenti dei lavoratori e delle occupazioni
delle case. I vari rappresentanti in lotta del proletariato e della
piccola borghesia “progressista” non si sono scontrate
sufficientemente per far emergere una linea rivoluzionaria vincente
che possa modificare la situazione oggettiva in senso rivoluzionario.
In
paesi come la Tunisia, una rivolta popolare in cui hanno partecipato
diversi classi sociali e settori di esse assomiglia più alla
descrizione che si fa nel primo capitolo ad esempio quando fazioni
della borghesia compradora legata a Ben Ali e quella legata ai
Fratelli Musulmani si sono messe a gridare insieme ai rappresentanti
delle altre classi “Rivoluzione! Assemblea Costituente!
Democrazia”. Lo Stato attuale potremmo dire è un involucro
migliore per la borghesia compradora rispetto a quello precedente con
Ben Ali, in entrambi i casi le istanze rivoluzionarie sono state
archiviate o per meglio dire “rimandate” alla prossima crisi e
movimento rivoluzionario.
Dice
Engels nell’introduzione che la competizione sciovinistica tra
borghesia francese e borghesia tedesca rafforzo’ l’unione dei del
proletariato di entrambi i paesi. Per quello che ci riguarda,
l’affondo sciovinistico dei rappresentanti della piccola borghesia
(Di Maio e Salvini) verso l’imperialismo francese attira simpatie
tra settori popolari, abitanti delle ex colonie francesi ecc. questa
puo’ essere un’occasione per smascherare questo governo su questo
fronte, solidarizzare con i settori proletari dei gilet jaunes e
denunciare l’appoggio del governo ai settori reazionari del
movimento francese in modo da rafforzare la lotta sia in Italia che i
Francia.
Continua
Engels “Le
masse devono prendere parte e sapere per cosa combattono, non può
più essere che una maggioranza incosciente è capeggiata da una
minoranza cosciente, quindi non sono più possibili colpi di mano ma
un lavoro lungo e paziente.”
In altre parole la strategia attuale rivoluzionaria: la Guerra
Popolare, è guerra delle masse, condotta dalle masse sotto la guida
del Partito Comunista maoista, è un processo di accumulazione di
forze per entrare nella prima fase della Difensiva Strategica e in
seguito di sviluppo rivoluzionario, di lunga durata.
Altra
analogia “il
partito dell’ordine non può sorgere senza violare le leggi”:
il governo oggi al potere in Italia per mezzo dei suoi esponenti
viola quotidianamente la legge, non solo il caso Diciotti, l’apologia
di fascismo e razzismo e proprio oggi la visita del ministro degli
interni che solidarizza con un condannato, colpevole di tentato
omicidio, si vuole instaurare l’ordine per la difesa della
proprietà privata contro qualsiasi legge borghese (che è comunque
volta a difenderla) facendo un salto indietro dello sviluppo della
civiltà a metodi da far west.
Marx
vede lo sviluppo dialettico delle fasi storiche e in un passaggio del
primo capitolo afferma che la controrivoluzione che si è dispiegata
in quel periodo ha rafforzato la costruzione del partito proletario
ed il “progresso rivoluzionario” perché grazie alla sconfitta si
è liberata di orpelli e pregiudizi, del vecchiume della società
precedente.
Nell’analisi
delle classi sociali vengono descritti i singoli interessi delle
singole classi e anche delle singole fazioni di esse, questo tipo di
analisi è necessario soprattutto oggi per amarsi meglio nella lotta
contro il governo fascio-populista Lega-M5S che non è un governo
“come tutti quelli precedenti” come dicono alcuni compagni in
maniera opportunista, ma la natura di entrambi i partiti insieme al
governo determina delle politiche che sono avversate anche dai
rappresentanti della grande borghesia finanziaria e industriale che
farebbero diversamente e quindi svolgono il loro ruolo di opposizione
parlamentare su alcuni temi convergendo invece su altri (politiche
securitarie, razziste, ruolo imperialista dell’Italia nel mondo).
Un parallelismo tra l’aristocrazia finanziaria descritta da Marx e
l’attuale piccola borghesia bottegaia rappresentata da M5s e Lega è
la loro indole sottoproletaria riprodotta “alla sommità della
società borghese” la riproduzione degli istinti rabbiosi che
guardano alla pancia di alcuni settori della società per istigarli
contro falsi nemici: l’immigrato, i centri sociali, le femministe,
i poveri “parassiti per scelta” a cui è destinato il reddito di
cittadinanza ad esempio. Questi “cittadini” forcaioli sono in
potenza quell’esercito di sottoproletari descritto da Marx
potenzialmente utilizzabile come forza di completamento delle forze
di polizia e repressive dello Stato borghese contro proletari,
lavoratori, donne e studenti in lotta ecc.
In
un altro passaggio di questo primo capitolo si afferma che “le
elezioni hanno il merito di far gettare la maschera dell’ipocrisia”,
affermazione quanto mai vera e palpabile negli ultimi giorni in cui i
due sciacalli vice premier vengono sempre più contestati nei loro
tour propagandistici e in particolare dai lavoratori (un primo
segnale di questo tipo c’era già stata in occasione del crollo del
viadotto a Genova quando alcune famiglie campane delle vittime
rifiutarono i funerali di Stato), connesso a uesto elemento c’è
gradualmente in alcune persone un illusione verso il governo del
cambiamento che svanisce (l’illusione nella repubblica che svanisce
man mano che emana decreti anti-proletari in Francia).
Momentaneamente
la nostra classe è sulla difensiva, parti di essa è sbandata
ideologicamente ha votato i partiti di governo, sta subendo le
politiche anti-proletarie del governo ma cio’ unito alla lotta
senza quartiere contro il governo portata avanti dalle avanguardie
rivoluzionarie puo’ essere quella base per una futura vittoria di
cui parla Marx riferendosi al 1848 e con cui conclude il capitolo.
emav
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