domenica 10 agosto 2025

Alla repressione e al terrorismo mediatico si risponde rilanciando la lotta su tutti i fronti - Comunicato Stampa dello Slai Cobas s.c. L'Aquila


Il 25 aprile di quest’anno in molte città italiane l’80° anniversario della liberazione dal giogo nazifascista è stato celebrato con le bandiere della Palestina, per significare che oggi non ci si può definire antifascisti e voltarsi dall’altra parte di fronte al genocidio del popolo palestinese, né che si possa celebrare la resistenza in Italia, senza riconoscere la legittimità della resistenza palestinese all’oppressione sionista genocida.

A L’Aquila il disposto del governo per un carattere delle celebrazioni “più sobrio e rispettoso del contesto del lutto nazionale” per la morte di Papa Bergoglio, forse lo abbiamo tenuto proprio noi, quel “gruppo di circa 20-25 individui” o “4 scappati di casa”, o “scalmanati” o “incoscienti/estremisti” ecc., che con un flash mob silenzioso, partito in maniera del tutto spontanea da piazza IX Martiri, è entrato nel Carrefour dei IV Cantoni simulando un corteo funebre. Non ci sono stati da parte nostra, lo ribadiamo, atti di violenza né insulti, solo bandiere palestinesi, sudari sporchi di sangue e un cartello con su scritto ‘Stop al genocidio’. E la voce della sottoscritta, pacata ma ferma, per far emergere la complicità della multinazionale francese nel genocidio in corso in Palestina.

Per tale semplice atto di espressione di solidarietà con la popolazione palestinese sotto assedio, è stato aperto un procedimento penale dalla Procura della

Repubblica di L’Aquila a carico della sottoscritta, aderente allo Slai Cobas s.c., e sono apparsi sugli organi di stampa e d’informazione numerosi comunicati di condanna nei confronti dei partecipanti a quell’azione.

In maniera tutt’altro che “sobria” e “composta” ci hanno dato degli “squadristi”, dei “violenti”, ci hanno accusato di aver devastato il centro storico, di aver aggredito i lavoratori del Carrefour, di averli sequestrati insieme ai clienti e tanto altro ancora.

Non una parola di condanna nei confronti di Israele e dei suoi alleati occidentali, né nei confronti delle multinazionali, come Carrefour, che beneficiano della colonizzazione illegale della Palestina e del sistema di apartheid, contribuendo al genocidio palestinese anche attraverso forniture gratuite di tonnellate di cibo all’IDF, mentre la popolazione di Gaza muore di fame.

Non un esame di coscienza nei confronti del tanto tirato in ballo Bergoglio, di cui sia da destra che da sinistra si sono ricordati solo per cercare di silenziare la voce della resistenza palestinese e degli antifascisti coerenti durante le manifestazioni del 25 aprile, guardandosi bene dall’onorare la memoria di colui che ha rifiutato la donazione di un milione e mezzo di euro da parte di Leonardo S.P.A., partecipata statale che esporta armi e dispositivi da guerra in tutto il mondo, pienamente complice del genocidio in Palestina e di molte altre guerre imperialiste.

Al contenuto chiaramente diffamatorio dei suddetti comunicati di condanna, emessi sia da esponenti politici del centro destra che del centro sinistra, oltre che da un giornalista di una testata locale, ho risposto, come libera cittadina, attraverso denunce-querele, preannunciando sin dal momento del deposito, la costituzione di parte civile. Se questa “giustizia” farà il suo corso, il ricavato andrà a sostegno della resistenza palestinese, speranza dei senza speranza, e incarnata in Italia da Anan Yaeesh.

Il 19 e il 26 settembre riprenderanno le udienze del processo italiano alla resistenza palestinese, e come Slai Cobas per il sindacato di classe, rilanciamo la presenza solidale al Tribunale dell’Aquila.

Ma siamo coscienti che senza la mobilitazione dei lavoratori, senza una lotta popolare di massa e unitaria, la macchina di morte sionista non si fermerà, né lo farà la magistratura aquilana. Per questo aderiamo all’appello della rete “La guerra comincia anche da Qui! Fermiamola!” per un’assemblea pubblica nel polo industriale di Pile, vicino all’ingresso della Leonardo S.p.a. a L’Aquila, il 12 settembre.

Siamo con la resistenza palestinese, perché la resistenza palestinese è il presente e la prospettiva per il futuro del popolo palestinese. Senza la resistenza, il popolo palestinese non esisterebbe e il piano di genocidio e deportazione sarebbe attuato dall’oggi al domani.

Siamo con i lavoratori palestinesi, che lanciano un ultimo appello ad organizzare giornate di rabbia e solidarietà globale nelle fabbriche e officine, nei porti e negli aeroporti, nelle strade e nelle piazze, in sostegno della Palestina e del suo coraggioso popolo.

Portiamo il loro “grido prima della morte” a tutti quei lavoratori che ancora non lo hanno raccolto, affinché si mobilitino e facciano pressione, anche sulle loro organizzazioni sindacali, per bloccare tutte le aziende complici del genocidio e le fabbriche di morte e arrivare a una giornata di sciopero generale contro il genocidio e la complicità con Israele, contro la deportazione del popolo palestinese, per il cessate il fuoco permanente, per massicci e liberi aiuti umanitari alla popolazione distribuiti attraverso le organizzazioni del popolo palestinese.

Luigia De Biasi, per lo Slai Cobas s.c. - AQ

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