Il capo dell’esercito italiano: «Prepariamoci alla peggiore delle ipotesi: il prossimo fronte sarà l’Africa»
Il generale Masiello: dobbiamo cambiare la cultura militare. «Oggi bisogna prepararsi all’ipotesi peggiore. È un ritorno al
passato, perché quando mi sono arruolato eravamo formati alla
prospettiva di un conflitto totale. Oggi però ci vogliono militari
diversi: le guerre attuali mettono in discussione lo stereotipo del
militare come figura improntata alla rigidità». Il capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, a
Repubblica spiega
oggi che l’esercito italiano deve cambiare .«C’è bisogno di una
capacità di adattamento che è in contrasto con i canoni
dell’organizzazione gerarchica. E
questo è il passo più difficile:
cambiare la cultura dell’Esercito. Dobbiamo uscire dall’approccio degli
ultimi venti anni che era quello dell’approntamento, ossia della
preparazione in vista di una specifica missione in Libano o altrove. Il
cambio degli scenari mondiali impone di essere pronti all’ipotesi
peggiore: avere la capacità di fronteggiare situazioni nuove e quindi
pensare fuori dagli schemi. Ad esempio in addestramento bisogna imparare
a sbagliare: gli errori sono costruttivi».
Secondo il generale «lo sforzo più significativo che stiamo facendo è
pensare a quali saranno le sfide dei prossimi 15-20 anni. Lavoriamo su
due binari: reazione e proattività – spiega – Reagire all’Ucraina e
prepararsi all’Africa. Penso che sarà un problema grosso. La sfera del
nostro interesse nazionale, il cosiddetto Mediterraneo allargato, si
spinge fino al Sahel». Mentre sulla cyber «c’è l’Unità 23 in cui sono
concentrati i cervelli migliori, quelli che hanno la capacità di vedere
gli sviluppi e realizzare gli strumenti necessari. Stiamo facendo uno
sforzo enorme: c’è bisogno della dronizzazione della forza armata. Ne
serviranno tanti: vanno distribuiti fino alle unità più piccole ed
entrare nel modo di pensare anche al livello tattico».
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