Proletari comunisti e una rappresentanza di
lavoratori e lavoratrici dello Slai Cobas sc e del Movimento Femminista Proletario
Rivoluzionario sono stati alla manifestazione nazionale del 5 ottobre
indetta dai Giovani Palestinesi e da altre realtà palestinesi.
Dalla Controinformazione rossoperaia ORE 12 di venerdì 4 ottobre
"Questa
manifestazione ha avuto una larga adesione e condivisione da parte innanzitutto
di tutti i compagni e compagne, di realtà politiche, sindacali, studentesche
che si sono mobilitati in questo lungo anno dopo il 7 ottobre a sostegno del
popolo palestinese, la più grande mobilitazione di tipo politico che ci sia
stata in questo paese nell'arco di questo anno, a dimostrazione dei grandi
sentimenti di solidarietà internazionale e internazionalista che animano una
parte delle masse nel nostro paese. Pensiamo alle prese di posizione che vi
sono state nelle realtà dei posti di lavoro, con partecipazione di gruppi di
lavoratori alle manifestazioni. Pensiamo alla grande mobilitazione giovanile e
in particolare studentesca nelle università e nelle differenti città italiane
in cui ci sono state manifestazioni che non si sono limitate a solidarizzare
con il popolo palestinese, ma hanno messo sotto accusa le autorità
universitarie e governative che permettevano nelle università la piena libertà
allo Stato di Israele, la sua penetrazione economica, politica, militare,
culturale e, strettamente legata ad essa, la penetrazione delle grandi
industrie belliche che in questo conflitto sono schierate con lo Stato di
Israele e in parte contribuiscono ad armarle, in primo luogo la Leonardo.
Manifestazioni che hanno cercato di contrastare a livello di opinione pubblica
e popolare la narrazione tossica, falsa, espressa dalla parte rilevante dei
giornali della stampa borghese e padronale e dalle televisioni che hanno
criminalizzato il popolo palestinese per essersi ribellato con una grande e
clamorosa azione di resistenza in occasione del 7 ottobre, un'azione che
intendeva dire basta con l'occupazione, basta con l'invasione dei
territori palestinesi, basta con i massacri e gli arresti, basta con
l'operazione che voleva fare della Palestina una grande prigione, un grande
lager.
Le masse palestinesi si sono ribellate attraverso le loro organizzazioni della Resistenza. Chi ha partecipato all'azione del 7 ottobre è parte della Resistenza palestinese, delle sei
principali organizzazioni della Resistenza composte dai migliori figli del popolo palestinese. La Resistenza ha alzato la testa e ha raccolto il grido del popolo palestinese.Contro
questa azione di Resistenza lo Stato sionista di tipo nazista israeliano ha
lanciato la più grande operazione genocida che ci sia mai stata nel dopoguerra
e una delle più grandi che ricordi la storia dell'umanità, un'operazione
genocida che punta esplicitamente a massacrare il popolo palestinese, a
cacciarlo dalle case, a distruggerne ogni struttura di vita sociale, ad espellerlo
dalla sua terra. Una operazione che si vuole fare anche in Cisgiordania che ha
l'obiettivo di creare il “Grande Israele”, una potenza politico-militare di
tipo sionista, razzista e di stampo nazista, che imponga non solo il potere e
le ricchezze della classe dominante attualmente in Israele, ma dell'intero
imperialismo occidentale, in primo luogo dell'imperialismo americano.
È
inutile raccontare ciò che è avvenuto in questo anno nei territori occupati e
fare ancora una volta la conta dei morti, oltre 50.000 persone censite come
uccise - i numeri a Gaza sono di 11.000 bambini e 6000 donne -, è inutile dire
degli altri 25.000 bambini che hanno perso un genitore, del bombardamento di
scuole, ospedali, tende, rifugi temporanei, abitazioni, scuole, università,
punti di distribuzione degli aiuti e dei magazzini. È inutile dire che
difficilmente si era visto nella storia un tale crimine contro l'umanità.
Sono
dati forniti da Oxfam che è un'associazione umanitaria, forniti da Amnesty
International, sono dati forniti dall'ONU, tutte associazioni colpite dallo
Stato di Israele per aver detto questo, con morti, distruzioni delle loro
presenze e strutture.
E’
del tutto quindi giusto che a un anno dall'inizio del genocidio le masse
palestinesi possano in tutto il mondo - e quindi anche nel nostro paese –
manifestare, con il loro grido di denunce, rabbia, contro il genocidio in atto,
il loro saluto alla Resistenza e ai martiri della Rivoluzione palestinese, del
cammino rivoluzionario dei palestinesi che hanno perso la vita in Palestina in
tutti questi anni, che si aggiungono alle migliaia e migliaia di martiri del
popolo palestinese in questi 75 anni di occupazione, invasione.
Quindi
la manifestazione del 5 è giusta e necessaria. E i palestinesi avevano il
diritto - e hanno - il diritto di celebrala nel giorno che loro decidono. E non
possono essere i governi, gli Stati, gli organi di polizia - peraltro al
servizio dell'imperialismo, di coloro che sono dalla parte di Israele, dalla
parte delle comunità ebraiche organizzate che sono diventate un braccio del
sionismo genocida nel nostro paese (con rare eccezioni). E quindi non ha
nessuna ragione il divieto di manifestare che viene imposto a questa
manifestazione.
E'
inutile dire che non vale la pena di rispondere all'accusa di antisemitismo (a
parte che i palestinesi sono semiti anch'essi - quindi non si capisce - sono
antisionisti, ma antisionisti dovrebbero essere tutti nel mondo e in tutta la
comunità internazionale, perché il sionismo è un'ideologia di reazionaria, razzista
e lo Stato sionista d'Israele è uno Stato reazionario, razzista, è una delle
macchie nere della storia degli Stati dell'umanità). Il genocidio non c'entra
niente. Il genocidio che gli ebrei hanno subito per opera del nazismo è un puro
pretesto che viene utilizzato per fare un genocidio, e comunque il
genocidio degli ebrei da parte dei nazisti è condannato da tutto o quasi tutto
il movimento palestinese.
Il
5 ottobre è una manifestazione che si doveva fare, che si deve fare. E
consideriamo veramente un crimine contro la democrazia e le libertà in questo
paese quello di aver vietato questa manifestazione a fronte al grande crimine
contro l'umanità, la grande violazione dei diritti umani, che commette Israele
nei confronti del popolo palestinese, peraltro sotto accusa dalla Corte di
giustizia europea, in una situazione che esiste un mandato di cattura per
Netanyahu e per i vertici dello Stato sionista d'Israele, proprio per aver
commesso crimini contro l'umanità e un procedimento per il genocidio.
A
questo grande crimine se ne vuole aggiungere un mini crimine che è quello di
vietare la manifestazione del 5 ottobre e di volerla reprimere con la violenza.
Lo Stato, i suoi organi di polizia, dietro parole melliflue dicono che vogliono
reprimere con la violenza questa manifestazione, usando tutte le armi a
disposizione delle forze dell'ordine per colpire i giovani, i meno giovani, le
donne, i lavoratori presenti in questa manifestazione. Si vuole esercitare una
violenza paragonabile al G8 di Genova? che è stato in parte evocato dicendo che
la polizia si è addestrata meglio rispetto ad allora, e quando la polizia si
addestra meglio non vuol dire che non ci siano piani di macelleria sociale,
torture, cariche, arresti, ma che questi piani sono stati aggiornati in maniera
che siano meno perseguibili per chi li commette, vale a dire le forze
dell'ordine, lo Stato guidato dal governo, da Piantedosi, sotto la grande regia
di Meloni e dei fascisti che sono nel suo governo, che sono collocati nei
gangli fondamentali dello Stato e degli apparati di polizia.
Questa
manifestazione non diventa solo solidarietà alla Palestina ma diventa una
grande manifestazione di democrazia e libertà, di difesa delle democrazie,
delle libertà anche costituzionali in questo paese. Quando si rinuncia a
difendere la libertà di manifestare si fa un passo per dare via libera allo
Stato di polizia e al fascismo. Non c'è alcun dubbio, è sempre avvenuto così
nella storia dell'Italia e nella storia degli altri paesi.
Quindi
siamo alla manifestazione del 5 ottobre per difendere la libertà di manifestare
non solo di questa manifestazione ma di tutte le manifestazioni che le masse, i
proletari, i giovani e coloro che sono parte dell'opposizione politica e
sociale in questo paese per tante ragioni che hanno il diritto di manifestare
quando lo ritengono opportuno e necessario.
E
quindi è una grande pagina non solo di lotta e di solidarietà internazionalista
ma di battaglia per la libertà, per la democrazia in questo paese che si
combatte il 5 ottobre e noi siamo onorati e non potevamo non esserci e siamo
lieti che il giornale peggiore dei giornali governativi citi proletari
comunisti tra le organizzazioni che faranno parte di questa
manifestazione.
Abbiamo
idee differenti con altre forze presenti alla manifestazione, così come abbiamo
idee differenti anche su alcune questioni sostenute dal movimento palestinese,
perché noi siamo proletari comunisti, cioè un'organizzazione che
vuol rappresentare l'interesse degli operai, dei proletari e della sua parte
classista e combattiva in questo paese.
Proprio
per aver svolto questa funzione, uno dei nostri rappresentanti nazionali più
importanti, l'operaio della Dalmine, Sebastiano Lamera, è stato colpito dal
foglio di via per impedirgli di partecipare alle manifestazioni per la
Palestina nella città in cui hanno avuto una continuità straordinaria. E questo
è un attacco anche diretto alla nostra organizzazione, alla nostra linea che
stiamo contrastando sul piano legale, che denunciamo e che facciamo una
campagna intorno ad essa, unita chiaramente alla campagna di sostegno contro
tutte le forme di repressione che hanno colpito le forze solidali alla
Palestina, a sostegno dei prigionieri politici palestinesi processati in
Italia.
In
questa occasione i manifestanti sono la parte lesa, le masse che scendono in
piazza sono vittime di un'aggressione, di una violenza organizzata e preparata,
culturalmente, con la stampa, con i mass media, di una campagna di
criminalizzazione preventiva indegna e infame.
Rispetto
a questo tutte le forze che si definiscono democratiche dovrebbero difendere
questo diritto e dovrebbero stare il 5 ottobre alla manifestazione. Ci sono
state in questo paese altre manifestazioni in cui, proprio per difendere la
libertà di manifestare parlamentari di diverso orientamento e con posizioni
differenti, con le forze organizzatrici e partecipanti alla manifestazione, ci
hanno messo la faccia. E quindi non è mai troppo tardi perché tutti coloro che
sono contro la libertà di manifestare il 5 ottobre, tutti coloro che lo
dichiarano anche sulla stampa, facciano però la loro parte, vengano alla
manifestazione, contribuiscano a fermare la volontà del governo, degli apparati
dello Stato, di attaccarla, impedirla con la violenza dispiegata.
Quindi
la partita li riguarda, non possono cavarsela con una dichiarazione sulla
stampa, dovrebbero essere lì a testimoniare che la libertà di manifestare è
legittima, giusta e necessaria e non può essere decisa dal governo e dagli
apparati dello Stato.
Questa
partita va sviluppata domani nel corpo della manifestazione.
Le
ragioni di questa manifestazione sono aumentate in queste ultime settimane
perché lo Stato sionista d'Israele non si limita a perseguire e a continuare il
piano genocida a Gaza, in Cisgiordania, con il quotidiano stillicidio di
bombardamenti, uccisioni, da parte di questo bollettino infame che cancella
vite di donne, bambini, uomini in maniera indiscriminata e in maniera coperta e
legittimata dal cosiddetto “diritto di difesa” da parte delle potenze
imperialiste, con l'imperialismo americano in testa.
Ma
il governo italiano, il governo Meloni è complice di questo genocidio e prima o
poi ne dovrà rispondere. Come ne dovrà rispondere Israele e tutti coloro che lo
stanno armando e favorendo.
Israele
ora ha invaso il Libano, ha attaccato Hezbollah che giustamente è parte della
solidarietà alla Palestina oltre che di quel mondo arabo che si oppone allo
Stato d'Israele. E anche qui la seconda ondata è criminale, questo Stato si
eroga il diritto di attaccare Stati liberi, Stati sovrani, senza alcun freno e
con qualsiasi pretesto.
Con
i pretesti dello Stato di Israele oggi ci dovrebbe essere una guerra in
ogni angolo del mondo e questo dimostra che Israele non è solo un governo
genocida ma una punta di lancia di una guerra imperialista mondiale, non solo
nell'area. Israele considera che solo esso ha il “diritto di difesa”, i popoli
e gli Stati attaccati non lo hanno e quindi due pesi e due misure rispetto a
questo sono indegni, infame. Così come gli Stati arabi hanno tutto il diritto
di rispondere agli attacchi di Israele e di esercitare il loro diritto di
difesa attaccando Israele.
Noi
siamo quindi incondizionatamente dalla parte di Hezbollah, dello Stato
libanese, se resiste e attacca lo Stato d'Israele e siamo chiaramente dalla
parte dell'Iran, fatto segno di un attacco proditorio che continua e che è
condiviso dall'imperialismo americano con l'obiettivo di attaccare l'Iran e di
minacciarne non solo l’indipendenza nazionale ma l'esistenza.
E
quindi contro questa guerra globale, noi, i proletari, le masse popolari di
questo paese, gli amanti della pace, della democrazia, non possono che essere
dalla parte dei popoli attaccati e non dei popoli che attaccano,
indipendentemente dalla natura dei regimi, delle ideologie, dei programmi che
le forze in campo hanno.
Noi
non siamo parte dell'arcipelago di Hamas, Hezbollah, Iran e così via. Noi siamo
comunisti e proletari, riteniamo che sia la guerra di popolo per la
liberazione, l'autodeterminazione nazionale e i governi e gli Stati di nuova
democrazia che marciano verso il socialismo, la soluzione che è nell'interesse
del popolo palestinese e libanese in tutta l'area.
Ma
questo è un legittimo dibattito/scontro all'interno della Resistenza
palestinese e libanese, all'interno degli Stati arabi e non ha nulla a che fare
con l'attacco dell'imperialismo e dello Stato sionista che agisce come gendarme
mondiale per conto di tutti i paesi imperialisti contro il popolo palestinese,
contro il popolo libanese, contro il popolo yemenita e contro tutte le masse
arabe. Le masse arabe devono unirsi e, se si uniscono, sono in grado di
sconfiggere il mostro sionista, l'imperialismo che lo sostiene.
Tutto
questo è assolutamente giusto e legittimo e nessuno ce lo può impedire di dire,
ci dovranno incarcerare, massacrare tutti, ma questa battaglia è da fare a
livello mondiale e a livello nazionale.
È
una battaglia che certamente non finisce il 5.
Non
sappiamo come andrà il 5. Lavoriamo perché sia una vittoria della solidarietà e
della lotta contro i divieti e la repressione. Lavoriamo perchè sia un segnale
importante contro il piano repressivo generalizzato che risponde al decreto
1660 che vuole instaurare uno Stato di polizia e una marcia verso il fascismo
nel nostro paese per colpire tutte le lotte proletarie e sociali, la libertà di
dissenso e di organizzazione in questo paese. Questo è anche interno alla lotta
della giornata del 5. Ma è una battaglia che continuerà ben oltre il 5.
La
solidarietà alla Palestina è un impegno di tutti, con nuove manifestazioni
locali e nazionali. Noi vogliamo segnalare la settimana internazionale
di azione indetta da diverse organizzazioni proletarie comuniste di
orientamento marxiste-leniniste-maoiste nel mondo di organizzazioni
rivoluzionarie facenti parte del movimento comunista internazionale, della sua
ala proletaria rivoluzionaria e coerentemente marxista leninista maoista.
La settimana dal 7 al 13 nessuno
ce lo impedirà di attuarla. Non intendiamo attuarla con una manifestazione
nazionale o con azioni di rilevanza numerica o mediatica, bensì attraverso una
campagna di una settimana che si rivolge alla classe operaia, ai lavoratori,
alle masse sfruttate, alle masse dei quartieri, ai poveri. In una settimana
cercheremo, laddove siamo presenti, di raggiungere queste masse, che certamente
non sono alla manifestazione di Roma, per spiegare a loro quello che sta
realmente succedendo, contribuire alla loro chiarezza a livello di coscienza e
consegnare alle masse la necessità di essere parte integrante della lotta di
solidarietà con la Palestina, di sostegno alle lotte di liberazione, alle
guerre di popolo in tutto il mondo contro i piani genocidi, repressivi, che non
ci sono solo in Israele, anche se nessuno raggiunge i livelli di Israele, ma
che ci sono anche in Turchia nei confronti del movimento curdo, che ci sono
anche in India nei confronti degli oppressi e dei proletari che si ribellano al
regime fascista indù di Modi che è anche uno degli alleati mondiali dello Stato
sionista di Israele.
Da 7 al 13 noi saremo nel popolo, nella classe, per condurre questa campagna di chiarimento, di mobilitazione che serva il presente ma soprattutto il futuro del movimento proletario su scala internazionale e nazionale.
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