La scorsa settimana vi è stata l'Assemblea della Confindustria
a cui la stampa ha dato molto risalto.
In questa Assemblea, a parte il nuovo Presidente della Confindustria, Orsini, la star è stata la Meloni con un discorso che la stampa compiacente dice abbia ricevuto 26 minuti di applausi. Il Fatto Quotidiano parla di quasi completa sintonia tra la nuova Presidenza e il capo del governo. Nel suo titolo dice: “Meloni si offre ai big confindustriali”. Il manifesto invece titola: “Meloni, angelo custode delle imprese”.
E non poteva che essere
così! Tutti i governi sono servi dei padroni ma Meloni è la servetta dei
padroni, perché difficilmente discorsi di un capo del governo hanno avuto così
piena accoglienza da parte dei padroni.
C'è da dire che sin dal suo insediamento la Meloni ha voluto
ritagliarsi questa figura quando affermò con chiarezza che il suo governo
voleva favorire le imprese - che poi vuol dire permettere a loro di fare il
massimo dei profitti possibili – perché solo così è possibile difendere i salari dei
lavoratori.
In questa occasione ha fatto un'ulteriore passo in avanti, ha
detto apertamente che il suo governo
e i padroni camminano mano nella mano.
La sostanza che innanzitutto gli operai, i
lavoratori, le masse popolari dovrebbero capire è che dietro il vestito bianco della
Meloni per loro non c'è niente, per i padroni c'è tanto.
In particolare la Meloni ha trovato la massima sintonia innanzitutto sul problema del salario e ha
ribadito il suo NO al salario minimo, ha rivendicato l'eliminazione del reddito di cittadinanza dicendo che erano soldi gettati dalla finestra per dire che questi soldi devono andare in realtà alle imprese.La Meloni ha fatto chiaramente da sponda alle lamentele dei
padroni sul Green Deal, cioè sulla
trasformazione dell'economia in “economia verde”, che preveda il rispetto reale
di parametri che possano fronteggiare la crisi ambientale, che possono
fronteggiare i processi inquinanti. Su questo i padroni fanno muro e vogliono
fermare tutto, dal settore dell'auto al settore dell'acciaio.
L'altra grande questione è l'accordo pieno che la Meloni ha
trovato sulla questione di aumentare la produttività del lavoro. Quando i
padroni parlano di “produttività del
lavoro” vogliono dire più sfruttamento, più estrazione del plusvalore dal
lavoro degli operai e dei lavoratori che si possa tradurre in più profitto.
Nello stesso tempo, le innovazioni tecnologiche che i padroni fanno anche a
questo scopo si traducono nella maggior parte dei casi in tagli occupazionali
e in esuberi.
Altra questione su cui c'è stata questa convergenza tra
Meloni e i padroni è la questione del nucleare:
i padroni rivogliono l'energia nucleare in nome dell’abbattimento dei costi
dell'energia. A parte che i costi dell'energia sono aumentati – e una voce
importante di essi riguarda il gas, il petrolio - per le loro politiche a livello mondiale e nazionale andate in direzione delle guerre, prima fra tutte, per quanto riguarda il gas,
la guerra in Ucraina e per quanto riguarda il petrolio, la guerra in Medio
Oriente, accese e alimentate dalla NATO, dall'imperialismo americano, dai
governi imperialisti europei, e che producono come effetto conseguente l'aumento dei costi energetici - ora aziende e il governo si
spostano sul nucleare, nonostante il nucleare sia stato bocciato nel nostro paese.
L'unica concessione che sarebbe stata fatta ai lavoratori sarebbe il cosiddetto cuneo fiscale.
Nello stesso tempo la Meloni lavora perché si ripristini un patto sociale di stampo
concertativo e neocorporativo con le organizzazioni sindacali che è esattamente
quello che i padroni vogliono per la pace sociale, perchè i sindacati siano parte integrante dello Stato e dell'economia capitalista. Tutto questo si
ritorce ai danni dei lavoratori.
Vi è poi una forte convergenza su quanto chiedono i padroni in
materia di sicurezza: la catena di morti operaie, di lavoratori, in tutti i settori, ha prodotto una
serie di provvedimenti per la sicurezza - come ad esempio la patente a punti - ma che
nella sostanza sono andati e vanno in direzione opposta, trasformando il
ministero del Lavoro, gli ispettori del lavoro, in consiglieri sempre più dei
padroni e regalando ad essi tutte le possibili scappatoie, con le sanatorie,
perchè loro non paghino né i costi della sicurezza e ancor più le responsabilità
delle morti sul lavoro.
La convergenza tra padroni e governo che c'è sempre stata nel
regime capitalistico – era un governo dei padroni anche il governo Draghi e i governi che l'hanno preceduto, ma allo stadio attuale di crisi, di concorrenza mondiale, di acuta
lotta su scala nazionale e internazionale quel che serve è un
governo totalmente al servizio dei padroni, in cui le scelte economiche vadano a finanziare le imprese sottraendo soldi alla spesa pubblica e a contribuire al massimo profitto ai danni
dei salari, delle condizioni di lavoro e di sicurezza, ai danni del lavoro in
generale.
Per rappresentare sempre più i padroni, Meloni ha trasformato
i ministeri in agenzie al servizio dei loro affari.
Questo ha come conseguenza l'altro discorso: i sindacati da che parte stanno? La politica generale dei sindacati è sempre stata di collaborazione con i padroni e i governi, ma in questo caso, a fronte di una svolta ancora più accentuata, gli stessi sindacati o scelgono di essere parte integrante dell'accordo padroni-governo o lo contrastano non a parole ma nei fatti.
Il mondo del lavoro precario, dei disoccupati,
dei senza lavoro, delle masse povere, non può che aspirare allo sviluppo di un
movimento generale di lotta che rovesci le politiche della Confindustria e della Meloni. Ma tutto questo passa solo in maniera
relativa all'interno del mondo del sindacato confederale.
Serve quindi il sindacalismo di base e di classe. Serve il
fronte proletario che unisca le lotte dei lavoratori, in primis gli operai, dei
precari e dei disoccupati.
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