Il lavoro che abbiamo cercato di fare quest'anno a Palermo in fabbrica e poi anche con i lavoratori che organizziamo direttamente è stato in un certo qual modo di deviare, di riequilibrare il lavoro sindacale con il lavoro politico.
Alla Fincantieri tutti gli interventi che abbiamo fatto non sono stati sindacali, agli operai abbiamo spiegato, con volantino, iniziative, gli avvenimenti politici. Tanto che qui la questione del “riequilibrio” è quasi al contrario: bisogna riequilibrare con la lotta sindacale; ma questo era necessario per combattere al nostro interno l’economismo.
Anche tra le lavoratrici e lavoratori che organizziamo direttamente stiamo approfondendo le necessità che sono di fase. Qui c'è stato un processo inverso, da un eccesso di lavoro sindacale, anche a volte non necessario, perché come dice il Documento Base: non ci si può limitare alla condizione di interesse economici degli operai, abbiamo fatto oggetto di denuncia, lotta, di iniziativa tutte quelle manifestazioni del processo reazionario che riguardano anche direttamente la situazione della classe operaia e del proletariato: la corsa a riarmo, la sua connessione con il taglio alle spese sociali che incide pesantemente sulle condizioni di vita.
Su questo lavoro ci sono stati piccoli risultati, comunque avvisaglie di un elevamento di
coscienza. soprattutto tra le donne lavoratrici.Su questo un inciso. Quando parliamo di “Marcia in più delle donne” (già nello stesso statuto dello Slai cobas per il sindacato di classe è scritto che il sindacato deve promuovere il protagonismo delle lavoratrici e supportarlo), in realtà, questa lotta di Palermo ha questo valore aggiunto. Il cobas è composto in maggioranza da donne che vivono una condizione di oppressione, discriminazione che più complessa e generale. Per questo le lavoratrici sicuramente sono più determinate, più coinvolgibili, più attive anche in iniziative che non sono assolutamente sindacali, ma hanno un taglio più politico, come le manifestazioni contro la guerra, per la Palestina.
Anche rispetto al processo che queste lavoratrici stanno subendo, noi l'abbiamo posto all'interno di tutta la questione repressiva che avanza e che con questo governo ha fatto un salto di qualità. E quindi è un pò cresciuta da un lato la consapevolezza della giustizia borghese, che non è una giustizia che fa gli interessi dei lavoratori; dall'altro, la coscienza della solidarietà con gli altri che vengono colpiti, affermando: siamo solo una goccia in mezzo a un mare. Con queste lavoratrici non c'è stato neanche bisogno di invogliarle a fare messaggi di solidarietà, per esempio per il caso di Sebastiano del foglio di via, leggendo la notizia hanno subito mandato messaggi di solidarietà, con la coscienza che faccio parte di questo grande mare.
Delle volte questi lavoratori ci dicono: voi siete diversi. Su questo abbiamo spiegato ai lavoratori che questa diversità deve diventare una normalità Ogni sindacato non è neutro. Il sindacato ha dietro un partito, lo Slai cobas per il sindacato di classe ha dietro un partito che è proletari comunisti. Chi lo dirige sono comunisti rivoluzionari.
Occorre tra i lavoratori mettere in chiaro alcuni punti, alcuni principi, levare fronzoli. Questo vale anche per noi. Occorre comprendere il rapporto tra attività sindacale e attività politica, noi in primis per poi trasmetterlo ai lavoratori.
In questo lo sciopero delle donne è un esempio, è un passo in avanti. Lì c'è chiaramente l'azione esterna del MFPR. E’ importante sottolineare l'azione esterna, anche se il sindacato si mette al servizio dello sciopero delle donne - e anche quest'anno l’abbiamo posto in differenza con gli altri sindacati che indicono lo sciopero solo in maniera burocratica, mentre noi siamo entrati nel merito di un sindacato che si mette veramente al servizio.
Noi, come dice Lenin, agli operai dobbiamo portare tutte le denunce politiche su tutti gli aspetti, portare l'oppressione che subiscono gli altri strati sociali che quindi sono alleabili, perché gli operai aprano la loro visuale.
L'esperienza che abbiamo fatto non è stata assolutamente facile, ma frutto di una lotta a volte anche forte con i lavoratori, nel senso di arrivare anche a dire o fai questo, o sei fuori dal sindacato. Lottando anche contro il timore di staccarci dalle masse.
Il discorso del giornale, della continua Controinformazione Rossoperaia è una cosa che abbiamo fatto. Alla fabbrica c’è sempre un compagno con il settimanale di Controinformazione e un altro che fa altro. La Controinformazioni è uno strumento importantissimo, ma può essere anche niente se tu non lo sai utilizzare, se non sai coinvolgere l'operaio, farlo interessare. Nel settimanale ci sono 3/4 articoli che sono stati messi dietro un ragionamento, perché si fa una scelta.
Alla fabbrica quando siamo intervenuti sulla guerra, gli operai vedendo soprattutto le lavoratrici erano nello stesso tempo incuriositi ma anche spaventati perché queste lavoratrici sono andate dritto, hanno detto: ma scusate, questa questione della guerra è importante, ve ne dovete occupare; io non sto meglio di te, sono precaria, ma sto firmando la mozione contro la guerra; tu che paura devi avere? E riprendo il senso di ciò che afferma Lenin, le lavoratrici hanno detto: gli operai non si devono occupare solo degli interessi propri, della loro famiglia, c'è una generazione di bambini, di donne che viene uccisa... Gli operai si sono guardati, e hanno detto: effettivamente perché non dobbiamo firmare?
Certo, non bisogna illudersi che tutti i lavoratori possono essere d’accordo. Questo l'ho spiegano anche i processi rivoluzionari, c'è un discorso di guerra civile, non sarà mai tutto il popolo a fare la lotta rivoluzionaria.
Ora qualche lavoratrice ci dice che è interessata al partito, ma resta ancora un pò nel vago. Ma qui dobbiamo essere noi bravi a spiegare questo Partito. Dobbiamo costruire il circolo a Palermo, non bisogna perdere tempo. Ci sono elementi che ci incoraggiano in questo lavoro.
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