giovedì 23 novembre 2023

pc 23 novembre - Per un vero sciopero generale contro padroni e governo - Da Controinformazione rossoperaia del 22/11


I lavoratori sono fatti segno di un attacco economico su tutti i fronti: sul fronte del lavoro, del salario, delle condizioni di lavoro, della sicurezza del lavoro, dello Stato sociale, vale a dire sanità, scuola, trasporti, case. In questa situazione servirebbe una lotta generale, uno sciopero generale nazionale, prolungato, di diversi giorni, che paralizzi il paese e imponga al governo misure alternative a quelle che sta prendendo oppure rivendichi la caduta di questo governo.

Chiaramente siamo ancora lontani da poterlo realizzare. Gli scioperi organizzati dai sindacati confederali - in questo caso solamente Cgil e Uil perché la Cisl non è più un sindacato dei lavoratori ma è un sindacato che fiancheggia governi e padroni, quindi è chiaro che ai lavoratori della Cisl diciamo di abbandonare questo sindacato, di lasciare i loro dirigenti soli perché solo con l'unità dei lavoratori contro questo governo, contro i padroni, contro lo Stato del Capitale e l'intero sistema, possibile difendere oggi le condizioni dei lavoratori - non hanno attualmente né una piattaforma né un'attitudine che vuole realizzare un vero sciopero generale, bloccare il paese e imporre misure alternative a favore dei lavoratori.

Questo è stato ampiamente dimostrato dallo sciopero del 17 novembre, dove, come si sa, Salvini e il governo hanno imposto una riduzione di questo sciopero in maniera dittatoriale, attaccando la libertà di sciopero, il diritto di sciopero. Cgil e Uil, invece di rispondere mantenendo lo sciopero generale, lo

hanno ridimensionato. E questo ha provocato ulteriore confusione tra i lavoratori che certo si trovano in generale in una situazione di sfiducia, per cui lo stesso sciopero di Cgil e Uil non ha avuto una grande riuscita.

I sindacati di base e di classe sono impegnati anch'essi nel realizzare uno sciopero generale, ma attualmente gli scioperi generali indetti dai sindacati di base non superano i loro iscritti e quindi la loro base materiale è ancora piuttosto ristretta nell'intero mondo del lavoro e c'è quasi assenza nelle fabbriche.

In queste condizioni noi, proletari comunisti e il sindacato di classe che fa riferimento a noi, lo Slai cobas per il sindacato di classe, ci battiamo per l'unità alla base dei lavoratori e lavoriamo sia verso il sindacato di base sia nel mondo dei lavoratori organizzati da Cgil e Uil perché si sviluppino intanto tutte le lotte possibili sui posti di lavoro e si trovi, strada facendo, l'unità necessaria dei lavoratori per un vero sciopero generale.

In un vero sciopero generale non conta però soltanto il fatto che si sciopera ma anche perché si sciopera. In questo senso esiste un problema di piattaforme, di rivendicazioni, che raccolgano effettivamente gli interessi immediati dei lavoratori e siano inseriti in una dimensione generale di rivendicazioni che possano realmente risolvere i problemi.

Al primo posto noi mettiamo la lotta per il salario sui posti di lavoro, per il salario minimo garantito per i lavoratori che sono al di sotto delle 8 € attualmente - e sono milioni e sono anche i più precari, i più sfruttati, i più poveri -, per il salario garantito, nella forma di reddito di cittadinanza almeno per i disoccupati e le famiglie più povere. La questione del salario, però, non è soltanto legata alle rivendicazioni, è anche legata al blocco delle tariffe, degli affitti, a respingere gli sfratti, a una sanità gratuita, a trasporti e costi di scuola che siano molto più ridotti di quelli che sono attualmente.

L'altra questione centrale è il lavoro. Noi siamo contro ogni tipo di licenziamento per qualsiasi ragione sui posti di lavoro. Siamo contro la chiusura di fabbriche e attività produttive su scala nazionale. E diciamo che in caso di minacce di chiusura, i lavoratori devono respingere i licenziamenti e ogni soluzione che li mandi a casa, devono usare forme di lotta adatte a questo: i presidi, l'occupazione delle fabbriche, costruendo intorno alle fabbriche occupate un'ampia solidarietà delle famiglie e delle masse popolari nel territorio in cui essi avvengono.

Siamo contro evidentemente la privatizzazione di tutti i servizi pubblici che, oltre che peggiorarli e consegnarli al profitto, alla speculazione, alla corruzione politica e economica, produce un maggior sfruttamento, una riduzione dell'orario e una perdita di posti di lavoro. In questi casi noi siamo per l'internalizzazione degli appalti comunali, stabili e permanenti e, nelle condizioni date, l'internalizzazione anche in altri settori dell'economia in cui il lavoro sia terziarizzato, siamo contro le delocalizzazioni, siamo contro i processi di ristrutturazione aziendale che comportino riduzione dell'occupazione, intensificazione dello sfruttamento e peggioramento delle condizioni di salute e sicurezza.

Infine nella scuola siamo per l'affermazione piena del diritto allo studio e quindi per l'abbattimento dei costi scolastici di tutte le forme, a partire dai libri, siamo per gli asili gratuiti, siamo per la stabilizzazione, contro la precarietà, del posto di lavoro di tutto l'ampio settore degli appalti nelle scuole.

Queste rivendicazioni non si possono ottenere se si continua come adesso. I sindacati confederali conciliano con le controparti e non permettono di ottenerle. I sindacati di base sono forti se riescono a essere una massa unitaria su rivendicazioni condivise e discusse con le assemblee dei lavoratori. Queste rivendicazioni sindacali dei lavoratori si muovono dentro una dimensione in cui è il governo il principale sostenitore dei padroni e che quindi condivide con essi e fa sua, nelle industrie di Stato, nella pubblica amministrazione, la logica del profitto, dello sfruttamento, del minor costo del lavoro che si trasforma in peggioramento delle condizioni dei lavoratori e dei servizi.

Quindi è necessario che nella lotta generale si rivendichi la caduta dei governi che sono le controparti e sono dall'altra parte e si aspiri e si lotta per un governo operaio e popolare che possa raccogliere le rivendicazioni dei lavoratori. 

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