giovedì 23 novembre 2023

pc 23 novembre - 1 Formazione Operaia - Lenin 'Che fare?' - Spontaneità e coscienza

 Premessa

Questa Formazione operaia svolta da proletari comunisti ha uno scopo principale, quello di fornire alle avanguardie operaie gli strumenti per leggere e comprendere la realtà per trasformarla. Trasformarla in coscienza e organizzazione di classe contro idee, posizione e prassi conseguenti che impediscano alla classe e al suo movimento il salto di qualità necessario al rovesciamento dello stato di cose esistenti, in direzione di una rivoluzione proletaria indispensabile per conquistare il potere politico perchè esso nelle mani della classe operaia costruisca una nuova società, una società socialista in transizione su scala mondiale verso il comunismo.

Useremo in questo ciclo principalmente le opere di Lenin, artefice della Rivoluzione d'Ottobre pietra miliare, riferimento eterno della lotta del proletariato.

E' un utilizzo non libresco che potrà passare da un libro all'altro, da una citazione all'altra, secondo necessità.

Chiaramente è auspicabile che le avanguardie operaie prendono nelle loro mani i libri che questa Formazione utilizza.

Noi da parte nostre, secondo le possibilità, organizzeremo, là dove siamo presenti dei gruppi di studio in presenza che riteniamo, comunque, la forma migliore di studio militante per gli operai d'avanguardia.

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Nel capitolo 2° del "Che fare?" - La spontaneità delle masse e la coscienza della socialdemocrazia (socialdemocrazia sta per comunisti nel 1903) si scrive:

"... gli scioperi operai dopo la famosa guerra industriale del 1896 a Pietroburgo assunsero lo stesso carattere universale. La loro diffusione in tutta la Russia attestava chiaramente quanto profondo fosse il movimento popolare di nuovo in ascesa e, se si vuol parlare di "elemento spontaneo" , è certamente questo movimento di sciopero che va riconosciuto innanzitutto tale".

Lo sciopero è quindi alla base di tutto. Ai tempi di Lenin, come oggi non vi può essere movimento della coscienza senza lo sciopero, ed è perfino banale affermare che senza la crescita e lo sviluppo degli scioperi non si può elevare la coscienza di classe dei lavoratori. Non c'è educazione, spiegazione che tenga senza che la quotidianità della vita operaia non sia interrotta dallo sciopero.

Questo è facilmente rilevabile anche oggi, dove vi è un nesso stretto tra la caduta fino all'assenza di

scioperi innanzitutto nella classe operaia delle grandi e medie fabbriche e l'abbassamento della coscienza di classe dei lavoratori nella loro lotta contro padroni e governo.

Quando si fa riferimento all'"Autunno caldo" e agli anni '70 e si afferma che gli operai avevano allora una grande coscienza di classe, una grande volontà di lotta fino a sfiorare la coscienza rivoluzionaria, il criterio principale per misurarlo fu, ed è ancora oggi, la grande ondata di scioperi.

Lenin dice parlando appunto degli scioperi: "L'elemento spontaneo non è che la forma embrionale della coscienza", "Gli scioperi degli anni '90 rivelano bagliori di coscienza molto più numerosi. Si pongono rivendicazioni precise, si calcola in anticipo il momento più conveniente, si discutono i casi e gli esempi noti di altre località... Gli scioperi sistematici esprimevano già embrioni di lotta di classe, ma embrioni soltanto".

Ieri come oggi, quindi, il primo compito delle avanguardie operaie e delle loro organizzazioni è quello di sviluppare gli scioperi. Questo passo non si può saltare. Chiunque ha organizzato o partecipato a scioperi sa bene che in quell'occasione gli operai in lotta aprono la mente, parlano e denunciano liberamente e non sono in preda alle sciocchezze quotidiane o individuali che chiunque in fabbrica rileva. Ed è chiaro che questo è il cosiddetto "elemento spontaneo", "embrione di coscienza"

Lenin continua: "Presi in sè quegli scioperi erano una lotta tradunionista (sindacale) ma non ancora socialdemocratica (comunista), annunciava il risveglio dell'antagonismo tra operai e padroni ma gli operai non avevano ne potevano ancora avere la coscienza del contrasto irriconciliabile tra i loro interessi e tutto l'ordinamento politico e sociale contemporaneo, cioè la coscienza socialdemocratica (comunista). In questo senso gli scioperi degli anni '90 restavano un movimento puramente spontaneo".

Restando fermo che senza scioperi non c'è coscienza ma solo il dominio delle idee dominanti che sono quelle della classe dominante affermate attraverso il controllo monopolistico dei suoi strumenti - giornali, televisione e molto altro; restando fermo che oggi le avanguardie operaie devono innanzitutto scioperare, organizzare scioperi, altrimenti ogni loro idea di contrastare padroni, governo, Stato, sistema capitalista è impotente e vana, e che fare questo non è il massimo da fare ma il 'minimo' anche quando questo è difficile; il punto chiave da capire, come ci insegna Lenin, che questo è solo il primo stadio della coscienza di classe, perchè questo è il punto massimo in cui può arrivare la spontaneità e che coscienza di classe è coscienza del contrasto irriconciliabile tra i loro interesse e tutto l'ordinamento politico sociale contemporaneo.

Irriconciliabile vuol dire che in questo ordinamento capitalista la lotta sindacale, anche la più dura e incisiva, la più generale, non può modificare lo stato delle cose in forma irreversibile secondo gli interessi della classe operaia, delle masse sfruttate, oppresse da questo sistema.

Vediamo che anche quando gli operai lottano prevale l'idea che basti cambiare il governo, o addirittura i padroni (padroni privati/padroni di Stato) o al limite cambiare sindacato, cambiare partito da appoggiare in parlamento...

Ecco, tutto questo non è manifestazione di coscienza, anche quando è sostenuto in forma radicale, convinta, decisa; ma, diremmo noi, una "manifestazione di incoscienza".

Che gli operai come massa si muovano nel loro movimento collettivo che passa attraverso fasi e dinamiche che individuano progressivamente i loro nemici e li combattono uno dopo l'altro, è naturale e in una certa maniera spontaneo. Ma che le avanguardie operaie, cioè gli operai più coscienti, avanzati, comunque organizzati, pensino che quello è il movimento da sviluppare è un errore, appunto: un errore di coscienza; e ancor più lo è quando chi lo sostiene e fa questo si definisce comunista.

Oggi, quindi, effettivamente siamo di fronte a due problemi che sembrano obiettivamente irrisolvibili come il serpente che si mangia la coda. Da un lato occorre impegnarsi come avanguardie operaie collettivamente e perfino in certi casi individualmente, dato il livello di organizzazione esistente, cioè di disorganizzazione e frammentazione esistente in questi ultimi tempi, per sviluppare scioperi sulle rivendicazioni elementari della classe operaia; dall'altro evitare di considerare tutto questo "coscienza di classe", e soprattutto evitare di diventare il riflesso della coscienza spontanea dei lavoratori, e considerare i propri compiti legati allo sviluppo di questa coscienza spontanea.

L'avanguardia operaia in questa maniera via via perderebbe il suo carattere di avanguardia, si "suicida" come avanguardia.

Lenin è questo che ci insegna, ed è in realtà un insegnamento teorico, ma tutt'altro che teorico, con un'enorme influenza sulla pratica.

Le avanguardie operaie che agiscano nella maniera che stiamo rappresentando ad un certo punto del loro lavoro, invece di lavorare per la crescita della coscienza della classe operaia, adeguano la loro coscienza al livello spontaneo della coscienza presente tra i lavoratori.

Ancor più grave è quando queste avanguardie operaie si organizzano come militanti comunisti e riducono la loro pratica politica al livello del movimento spontaneo di lotta della classe. 

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Chiediamo a tutti coloro che ci leggono di commentare il passo pubblicato - integrarlo con propri interventi - pubblicheremo il giovedì su questo blog tutto quello che perviene e se il caso risponderemo - pcro.red@gmail.com wattsapp 351-9575628 

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