lunedì 20 novembre 2023

pc 20 novembre - NON IN NOME DI GIULIA! Non in nome delle troppe ragazze, donne uccise! Voi siete complici!

dal blog femminismorivoluzionario

"Chi educa chi?" - I responsabili dei femminicidi vogliono "educare"... 

 Meloni, Valditara, Roccella, quelli che hanno fatto della scuola un luogo di cultura militaresca, con esercito, finanzieri a fare lezioni, una sottocultura fascista, guerrafondaia che inevitabilmente inculca nei ragazzi idee di sopraffazione, maschilismo, concezioni razziste verso i popoli; quelli che fanno della scuola il luogo di formazione dei ragazzi ad essere un domani sfruttati nelle aziende e anche morire, già oggi; quelli che creano una condizione pratica, politica, ideologica per cui le donne - quindi il futuro delle ragazze - devono principalmente fare figli, pensare alla famiglia; quelli che dicono che le ragazze stuprate se la "sono cercata", che i "bravi ragazzi" figli di papà sono innocenti o al massimo fanno "bravate"; quelli che ogni giorno fanno provvedimenti che colpiscono le donne e le rendono sempre più oppresse, discriminate sul lavoro, subordinate... Questi, la scuola di ora, dovrebbe educare i giovani ad una "cultura" contro la violenza sulle donne!? Ma chi dovrebbe educare chi?

E anche la Schlein in modo vergognoso si unisce al coro, e allunga la mano alla Meloni, usando il dolore per l'ultimo femminicidio di Giulia.

Non facciamoci ingannare. Meloni e ministri useranno l'ipocrisia, ma dietro ci saranno solo misure repressive, più polizia che non cambiano la realtà della violenza sessuale, anzi l'accompagnano, peggiorando la situazione delle tante, troppe ragazze, donne che rischiano la vita. 
Il governo e i suoi collaboratori, "esperti" non devono mettere piede nelle scuole!
Sono le studentesse, prima di tutto, gli studenti che devono autogestirsi, autorganizzare le assemblee, pretendere il diritto alle assemblee  
 

Strumentalizzando la tragica morte di Giulia, il governo torna al "codice rosso" rafforzato (?) - Ma quale utilità ha? 

Riportiamo un articolo pubblicato qualche tempo fa.

"Il 30 settembre è entrato in vigore il Decreto Legge 122/2023  che con un solo articolo modifica la cosiddetta Legge “Codice Rosso” (DL 69/2019) volta a  contrastare la violenza di genere e garantire supporto alle vittime di violenza.

Ma questo decreto legge da parte del governo Meloni oggi al potere, che viene plaudito a gran voce dalla stessa Meloni alla Roccella, come una “una buona legislazione contro la violenza sulle donne per rendere anche più semplice l’applicazione delle norme e di favorire la

prevenzione”, non è altro che ipocrita propaganda ideologica/politica da un lato, strumentalizzando la gravissima emergenza sociale della violenza sessuale e dei femminicidi, e dall'altro una nuova operazione repressiva di questo governo di fatto contro la maggioranza delle donne in primis dipinte e inchiodate essenzialmente al ruolo di vittime che devono delegare le “soluzioni/protezione” a sempre più forze dell’ordine, polizia, carabinieri… e/o alla magistratura...

Questa è una legge che non risolverà affatto ne’ la violenza né i femminicidi  che aumentano in questo paese purtroppo rapidamente quasi ogni giorno, dal 1° gennaio al settembre 2023 ci sono stati guà 87 femminicidi mentre aumentano i maltrattamenti in famiglia (+17,8% nel 2022 sul 2019), gli episodi di stalking (+16,2%) e le violenze sessuali (+28,8%).

Il governo Meloni a luglio scorso dopo l’efferato femminicidio di Giulia Tramontano a Senago (MI) , aveva convocato di urgenza un Cdm per contrastare la violenza sulle donne, puntando ad un ddl con la collaborazione dei ministeri della Famiglia, dell’Interno e della Giustizia, volto soprattutto ad inasprire le misure cautelative e le pene. Poteva sembrare nell’immediato una legge necessaria ma nella sostanza non ci si doveva e non ci deve affatto illudere, nonostante i meri proclami del governo, che sia così.

Scrivevamo in un articolo a luglio che: “Tra i punti focali della legge vi erano: l’obbligo di tenere la distanza minima di 500 metri in caso di divieto ad avvicinarsi alla vittima; trenta giorni di tempo, sia per le richieste di misure cautelari dei pm sia per la loro applicazione da parte dei gip; l’intensificazione dell’uso del braccialetto elettronico;  un pool di magistrati dedicato alla materia; l’ampliamento dei reati per quanto riguarda l’applicazione dell’ammonimento; l’introduzione della misura della sorveglianza speciale, oltre che per stalking e maltrattamenti, anche per tentato omicidio, revenge porn, e per la deformazione permanente dell’aspetto (le aggressioni con l’acido, ndr). E ancora, per i recividi si prospettano condanne più severe.

Ebbene con la legge di modifica in vigore dal 30 settembre si obbligano ora i Pubblici Ministeri (PM) ad acquisire informazioni entro 3 giorni sulle donne vittime di violenza domestica e di genere, pena la possibilità, per i procuratori della Repubblica, di revocare l’assegnazione del procedimento al PM. Si prevede l’allungamento dei tempi per sporgere denuncia: le donne avranno 12 mesi per farlo e non più 6 come in precedenza. Viene modificata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Il giudice, al fine di garantirne il rispetto, può predisporre anche il ricorso al braccialetto elettronico. Le misure di prevenzione saranno applicabili anche al reato di maltrattamento nei confronti del coniuge o del convivente.

La deputata della Lega Giulia Bongiorno, prima firmataria, ha subito dichiarato che questa legge «rappresenta un importantissimo passo avanti. Adesso, se la vittima di violenza non viene ascoltata entro i 3 giorni previsti dal Codice Rosso, il procuratore potrà revocare l’assegnazione del fascicolo, assegnandolo a chi è invece in grado di intervenire subito».

Ma sono gli stessi giudici borghesi ad ammettere l’inefficacia di fatto di misure che il governo a suon di ipocriti proclami propaganda come “soluzioni”, vedi la procuratrice aggiunta a Palermo Anna Maria Picozzi, di cui leggiamo sul Manifesto una dichiarazione in cui dice «Il problema a mio avviso, non è tanto ascoltare la vittima entro tre giorni, cosa che avviene quasi sempre, quanto adottare provvedimenti restrittivi il prima possibile in presenza delle condizioni di legge, non si ravvisano significative violazioni dell’obbligo di audizione della vittima entro il termine dei tre giorni…  così anche la Procura generale della Cassazione che negli Orientamenti in materia di violenza di genere dice che  se anche gli strumenti esistono il vero problema è nella loro applicazione che deve fare i conti con criticità organizzative dovute  allo scarso personale della magistratura per esempio.

Per non parlare del fatto che come Mfpr  già denunciavamo a luglio che questo governo,  che oggi si vanta più che ipocritamente di avere varato questa legge, non ha voluto ricevere né ascoltare, a partire dalla Roccella la reazionaria ministra di fatto “delle impari e non opportunità” per le donne ma non solo, alcune rappresentanti di associazioni che si occupano della violenza contro le donne, pure quelle di stampo filo-istituzionale, che avevano sollevato critiche alla legge, in merito per esempio alla questione del braccialetto elettronico, il cui uso nella legge oggi varata viene potenziato ma che resterà di fatto sulla carta perché la disponibilità di questi strumenti è insufficiente ed è stato dimostrato che non funzionano in zone dove non c’è campo per la connessione; così la questione della distanza dei 500 metri risulta assolutamente inefficace per un uomo che ha intenzione di aggredire o uccidere una donna e che trasgredendo il divieto raggiungerebbe la donna anche più rapidamente di una eventuale volante della polizia; o ancora la questione dei tempi più rapidi per la magistratura, che poi in tanti casi, per la carenza negli organici giudiziari e le complessità burocratiche di fatto si anulla.

A luglio alcuni rappresentanti  del governo risposero in modo osceno alle associazioni “si faranno dei monitoraggi a livello ragionale”, ma, come si è visto fino a ieri con l’ennesimo femminicidio di una donna a Castelfiorentino uccisa dall’ex marito, le donne continuano ad essere aggredite, violentate, uccise!

Questo governo Meloni poi continua ad inneggiare a più repressione, più pene, più polizia, carabinieri, ecc., in una logica in cui le donne vittime di stupri e di femminicidi di fatto vengono viste solo come delle vittime individuali, deboli e incapaci, da proteggere con più forze dell’ordine, quella stessa polizia per cui tante denunce cadono nel vuoto o rimangono chiuse nei cassetti delle caserme - vedi la donna uccisa a Salemo a settembre che aveva denunciato per ben due volte l’ex compagno che l’ha uccisa lo stesso - o donne da proteggere con più pene che in diversi casi poi vengono invece ridotte o addirittura non date da una magistratura sempre più spesso sessista con l’emissione di sentenze oscene che trasformano gli stupratori o gli assassini delle donne in vittime da assolvere, psicologicamente fragili, condizionati dai "valori" della loro cultura, ecc.

Per questo governo "più repressione" poi va di pari passo, attraverso appunto mirati messaggi ideologici e reazionarie campagne e conseguenti azioni politiche per togliere diritti alla maggioranza delle donne in questo paese, che devono contare solo se fanno figli - da qui il costante attacco ideologico in primis contro il diritto di aborto; questo va di pari passo con il proclamare ogni giorno sempre più famiglia come cellula base di conservazione, di oppressione, portatrice di ideologie reazionarie in questa società capitalista, quella stessa famiglia appunto in cui le donne sono invece sempre più uccise...

«La violenza di genere inizia spesso da quella economica ed è una delle espressioni di abuso contro le donne più diffuse oggi e tuttavia sottovalutata», afferma Claudia Segre, presidente e fondatrice della Global Thinking Foundation…. Ma questo è un governo che con attacco generalizzato di politiche ogni giorno sempre più antiproletarie, antioperaie e antipopolari con cui si servono pienamente gli interessi dei padroni, vedi anche la finanziaria che si apprestano a varare, non dà lavoro ma lo toglie, abbassa i salari, sancisce la precarietà a vita, elimina le misure di sostegno al reddito, come il "reddito di cittadinanza", tutto questo si riversa doppiamente contro la maggioranza delle donne lavoratrici, precarie, disoccupate, migrante. In un paese in cui l’occupazione femminile in Italia è tra le più basse anche sul piano europeo, secondo quanto emerge dalle stesse statistiche borghesi., le donne che lavorano nel nostro paese sono ancora in numero inferiore rispetto agli uomini, per un posto di lavoro simile guadagnano di meno e se sono madri, quelle stesse madri a cui la Meloni inneggia ogni giorno per sfornare figli per lo sfruttamento dei padroni e oggi per la guerra imperialista.

Questo è un governo impregnato di fascismo, di sessismo, che ha sdoganato e dato piena legittimità a neri personaggi politici, dalla stessa Meloni a Salvini, da La Russa, a Fontana, Lollobrigida, a ministre clerico/integraliste come la Roccella, che alimentano concezioni aberranti ogni giorno contro la maggioranza delle donne, e che non possono affatto parlare e soprattutto agire in nome delle donne contro la violenza, quando le loro concezioni e politiche alimentano a livello di massa un humus maschilista, sessista che per alcuni uomini “di tutti i giorni” si trasforma in “normale” odio contro le proprie donne, considerate un possesso, che non possono e non devono decidere  della loro vita, che se si ribellano a relazioni oppressive, violente rischiano di essere uccise.

E la legge varata il 30 settembre dal governo Meloni, per cui non servono a niente le denunce della pseudo opposizione che la vota ma poi dice che è insufficiente, si inserisce nella logica sempre più securitaria che deve avanzare in questo paese che tratta le donne come oggetto e non come un soggetto 

Dinnanzi a tutto questo ancora di più siamo chiamate come donne, come lavoratrici, donne proletarie a lottare unite e ad ampio raggio e in prima linea contro gli uomini che odiano le donne, contro questo governo Meloni, contro questo Stato borghese che a suon di norme sempre più securitarie, dal decreto Caivano alle illegali leggi contri le e i migranti, a questa nuova legge di vera e propria ipocrisia, non fa che mantenere da un lato ma peggiorare dall’altro lo stato di cose esistenti, come garanti sempre più reazionari di una società, quella capitalista, che alimenta invece ogni giorno anche la cultura della violenza contro le donne; che deve essere combattuta da noi donne proletarie, rivoluzionarie a 360 gradi e distrutta, a partire proprio dall’attuale governo fascio-sessista Meloni.

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